Una salva di fischi ha accompagnato le prove di Eden Golan, la concorrente israeliana, in vista della finale dell’Eurovision Song Contest di questa sera a Malmo, in Svezia. Rinforzi della polizia sono arrivati da tutto il Paese, ma anche dalla Danimarca e dalla Norvegia per garantire la sicurezza dell’evento, per il quale sono attesi quasi 100.000 fan provenienti da 90 paesi. La polizia stima che fino a 20.000 persone potrebbero manifestare durante la giornata contro la partecipazione israeliana in una città che ospita la più grande comunità di origine palestinese della Svezia.
La cantante israeliana Eden Golan, appena 20 anni, si è aggiudicata giovedì sera il biglietto per la finale con il brano “Hurricane”, la cui versione iniziale ha dovuto essere modificata perché ritenuta alludente all’attacco di Hamas del 7 ottobre.
Durante le serate, seguite da decine di milioni di telespettatori in ventisei Paesi, nove partecipanti, sette dei quali in finale, hanno chiesto un cessate il fuoco duraturo a Gaza.
Israele partecipa all’Eurovision, che ha vinto per la quarta volta nel 2018, dal 1973. “È davvero un onore essere qui a presentarci con orgoglio”, ha esultato giovedì Eden Golan, favorita per la vittoria dietro la Croazia. Eden ha assicurato che la sua canzone “Hurricane” parla “di una ragazza che attraversa i propri problemi, le proprie emozioni”.
Prima della semifinale, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che Eden ha “già vinto”, acclamandola in un videomessaggio per aver “affrontato con successo un’orribile ondata di antisemitismo”. Venerdì, il partito spagnolo di estrema sinistra Sumar – la cui leader Yolanda Diaz è la numero tre del governo – ha lanciato una petizione per chiedere l’esclusione di Israele dalla finale “in un momento in cui le sue truppe stanno sterminando il popolo palestinese e distruggendo tutti i Paesi regione”.
Berlino ha risposto considerando “le richieste di boicottaggio contro la partecipazione degli artisti israeliani totalmente inaccettabili”, mentre Parigi ha sottolineato da parte sua che “la politica non ha posto all’Eurovision”.
Ma la neutralità rivendicata dalla manifestazione viene continuamente messa in discussione. Martedì, il cantante svedese Eric Saade è apparso con il braccio cinto da una kefiah palestinese. E ieri il rappresentante dei Paesi Bassi Joost Klein, che giovedì sera aveva espresso il suo disappunto per essere stato affiancato a Eden Golan, non è stato ammesso alla prova generale.
I sindacati della televisione pubblica fiamminga VRT hanno interrotto brevemente la trasmissione giovedì sera per diffondere un messaggio che condannava “le violazioni dei diritti umani da parte dello Stato di Israele”. Un’azione condannata dall’organizzazione del festival, che l’anno scorso aveva vietato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di parlare durante la competizione, in nome della neutralità politica.
Nell’arena è vietata qualsiasi bandiera diversa da quella dei partecipanti, così come qualsiasi striscione con un messaggio politico. (AGI)
RED