Type to search

Europee: ricevimento al Quirinale, in attesa delle europee

Share

La Repubblica italiana è “inserita oggi nella più ampia comunità dell’Unione Europea cui abbiamo deciso di dar vita con gli altri popoli liberi del continente e di cui consacreremo, tra pochi giorni, con l’elezione del Parlamento Europeo, la sovranità”. Già nel messaggio mattutino ai Prefetti Sergio Mattarella colloca i festeggiamenti per il 78′ anniversario della nascita della Repubblica, grazie a un referendum popolare, nel grande quadro dell’Unione europea. E anche il tradizionale ricevimento, che ospita nei Giardini del Quirinale il gotha istituzionale, politico, economico e culturale del Paese è segnato dall’appuntamento che tra una settimana chiamerà al voto gli italiani, insieme a 360 milioni di europei ad eleggere il nuovo parlamento di Strasburgo. Dando il via alla scelta della governance che guiderà il continente per i prossimi cruciali cinque anni.
I leader arrivano dopo aver tenuto comizi in giro per l’Italia, o non arrivano affatto. Giorgia Meloni prima conclude il comizio di FdI a piazza del Popolo poi assiste al concerto al Quirinale e infine si ferma per un brindisi con Mattarella e i presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. Antonio Tajani arriva da un comizio, saluta il Presidente e gli accenna dell’ultimo vertice Nato a cui ha partecipato. Matteo Salvini ed Elly Schlein, entrambi impegnati in comizi a Milano, non fanno in tempo a raggiungere Roma in tempo. Domattina alcuni recuperanno assistendo alla sfilata ai Fori imperiali dopo l’omaggio istituzionale all’Altare della Patria.
Ma nei capannelli non si parla che di elezioni europee, la testa è lì, vuoi per calcoli nazionali, vuoi per ragionamenti di geopolitica più ampi, tra ‘asticelle’, vittorie, sconfitte e scenari. “Ormai Ursula è archiviata” sussurra un funzionario europeo a un ministro. “Potrebbero esserci sorprese” gli fa eco un grand commis di Stato, mentre un commentatore assicura: “la destra giocherà comunque un ruolo”.
Poco prima il presidente era tornato sulla necessità di “fare memoria del lascito ideale” del nostro passato. E davanti ai tanti conflitti in corso, aveva messo in guardia:
bisogna “rifiutare con determinazione baratti insidiosi: sicurezza a detrimento dei diritti, assenza di conflitti aggressivi in cambio di sottomissione, ordine attraverso paura e repressione prosperità economica in cambio di sudditanza”. Subito dopo l’ambasciatore ucraino lo avvicina e lo ringrazia “per il sostegno al mio Paese”. Appena un po’ più in là i ministri Tajani e Guido Crosetto si scambiano due parole al volo. Non è un mistero che il grado di sostegno a Kiev e la postura verso la crisi mediorientale sono già una piccola faglia a Bruxelles e dal voto della prossima settimana dipenderà più di una scelta.
Dopo un breve brindisi con premier e presidenti delle Camere, Mattarella ricomincia il suo giro di saluti. Tutti gli stringono la mano e quasi tutti lo incoraggiano e gli chiedono di “prendersi cura del Paese”. “Le affidiamo l’Italia” mormora qualcuno. Lui sorride a tutti e procede, accompagnato dalla figlia Laura. Dal governo i ministri Gilberto Pichetto Fratin, Raffaele Fitto, Francesco Lollobrigida, Andrea Abodi, Adolfo Urso, Maria Elisabetta Casellati, Marina Calderone, Gennaro Sangiuliano, Carlo Nordio, ed Eugenia Roccella, Matteo Piantedosi. C’è il governatore di Bankitalia Fabio Panetta, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il presidente del Milan Paolo Scaroni, il segretario della Cgil Maurizio Landini, Claudio Descalzi ad di Eni. I leader di partito Matteo Renzi, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Carlo Calenda e la moglie, Maurizio Lupi, Giuseppe Conte. La Rai al gran completo a cominciare da Marinella Soldi. E poi il mondo della cultura e dello spettacolo, dal premio Nobel Giorgio Parisi all’etoile Roberto Bolle, da Baglioni e Zero a Fabio Rovazzi, dalla stilista Donatella Versace a Geppi Cucciari. (AGI)
TED/FED