Di Redazione
Il futuro dell’Italia delinea un quadro critico per lavoro, giovani, innovazione e politica
Il rapporto delle Agenzie di settore ci narrano di salute, istruzione e formazione, lavoro e tempi di vita, economia, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e cultura, ambiente, ricerca e qualità dei servizi, tutto a foschi colori, annebbiato, senza speranza. Fatto salvo alcuni settori in miglioramenti. Ad esempio, la speranza di vita sale: 79 per gli uomini e 84per le donne. Scende ancora la mortalità infantile e anche quella da tumori, demenze e malattie del sistema nervoso.
“Ma il resto è una parabola in discesa e delinea come l‘Italia non ha futuro”, sostiene Ettore Minniti, della Confedercontribuenti.
L’incertezza, dunque, domina questo periodo storico ed è uno degli elementi capaci di influenzare di più la qualità della nostra vita. I nostri immobili valgono meno. L’aumento criminale dei tassi variabili per le prime case ha mandato in default migliaia di contribuenti.
Aumenta la povertà.
In un contesto così incerto anche le relazioni sociali, che nei primi anni di crisi hanno funzionato da ammortizzatori, si sfaldano. Ma rimangono essenziali: parenti, amici e vicini su cui contare aiutano a sopravvivere. Ma tutto ciò non basta.
La percezione della sicurezza, nonostante il calo degli omicidi in genere, a fronte di un aumento dei femminicidi, risente dell’aumento dei reati contro il patrimonio (furti, rapine, truffe, estorsioni, usura e così via).
In questa certificata incertezza domina il tema del lavoro.
Se il lavoro non va bene l’economia non gira. Certo, siamo ancora fra i più ricchi d’Europa quanto a ricchezza reale netta. Ma la mancanza di lavoro rappresenta un vulnus.
«Il Superbonus aveva rappresentato una valvola di sfogo importante per il PIL e il welfare”, continua il rappresentante della Confederazione, “averlo bloccato non aiuta la creazione di nuovi posti di lavoro”.
Come sostiene il Presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro: “la proroga crea una forte disparità. Colpisce essenzialmente il ceto medio contro cui il governo si sta accanendo con ferocia. La revisione delle aliquote Irpef va nella stessa direzione”. Con questo intervento sul Superbonus, «il governo ne aggrava deliberatamente lo stato di sofferenza. Non bisogna dimenticare che le istituzioni finanziarie credito che sbloccano i crediti di imposta applicano delle commissioni usurarie. Alcune arrivano a chiedere un compenso del 50%, e c’è solo una parola per definire un simile comportamento: mafia. Ma su questo fronte dal governo tutti zitti”
Nel 2024 altri adempimenti ammazza-imprese sono previsti dal Governo come il rating di affidabilità, costituiscono la debacle per migliaia di imprese piccole e medie che in tempi brevissimi non potranno adeguarsi a tali norme a causa dei gravi momenti di difficoltà che stanno vivendo rispetto alla liquidità , per il quale le imprese dovranno istituire un sistema di identificazione e gestione del rischio, nell’ambito della tutela ambientale, della salute, della sicurezza pubblica e della sicurezza dei lavorati.
“Il Governo e la sua maggioranza, avrà sulla coscienza il fallimento di oltre 50.000, frutto della gravissima scelta di bloccare i pagamenti alle imprese che hanno lavorato sull’ecobonus e che ora non avendo disponibilità non riusciranno a completare i lavori”, chiosa a muso duro Ettore Minniti, “Serve urgentemente una proroga capace, in concreto, di risolvere il problema. Lavorare per sbloccare i miliardi di euro di crediti che vantano le imprese”.
“Fare gli auguri di un sereno e felice anno 2024, con queste condizioni, appare difficile, ma è un dovere provarci. Come sosteneva Sturzo non deve mai venir meno la speranza. Una speranza però non costruita su falsi entusiasmi di circostanza, ma sorretta dalla consapevolezza di dover passare attraverso una stagione “difficile e piena di ostacoli”.
L’Italia ha tutto il potenziale per potercela fare (forse), ma il futuro, al momento, è senza arcobaleno.