(Parte seconda) L’episodio omerico di Ulisse che incontra le sirene compare nell’opera principale della Scuola di Francoforte, La Dialettica dell’Illuminismo (1947), scritta da Horkheimer e Adorno.
Il termine Illuminismo non si riferisce solo al movimento del ‘700, ma a quel complesso di atteggiamenti che ha perseguito l’ideale di una razionalizzazione del mondo; esso rappresenta quindi il senso più profondo della storia universale, dell’intera società occidentale, il cui apice è la moderna società industriale. Essa è segnata da un’interna dialettica auto-distruttiva, poiché la pretesa di dominare la natura si rovescia in un progressivo dominio dell’uomo sull’uomo e in un asservimento dell’individuo al sistema sociale.
La storia occidentale è descritta come un processo di decadenza e di imbarbarimento il cui prezzo è la libertà e la felicità dell’individuo.
Il destino dell’Occidente è racchiuso simbolicamente nell’episodio omerico di Ulisse che incontra le sirene.
Ulisse e i suoi compagni rappresentano la situazione tipica della società di classe: le sirene rappresentano l’Eros, il piacere, la gioia di vivere e la dimensione del divertimento; Ulisse è il capitalista che deve fare lavorare gli altri e che pur potendo raccogliere gli inviti alla felicità è chiuso nel suo alienante ruolo sociale; i suoi compagni sono i lavoratori che devono guardare avanti, devono solo pensare a lavorare e produrre, lasciando stare i richiami del piacere ed essendo quindi anch’essi imprigionati nel loro alienante ruolo sociale.
La tesi fondamentale della principale opera di Marcuse, Eros e civiltà (1955), recita che la civiltà ha potuto svilupparsi solo in virtù della repressione degli istinti e in particolare della ricerca del piacere. La società è riuscita ad accrescere la produttività e a mantenere l’ordine solo impedendo all’individuo la libera soddisfazione delle sue pulsioni.
L’arte esprime il desiderio umano di libertà, personificando l’istanza della creatività non alienata. Orfeo e il suo mito sostanzia la dimensione estetica: Orfeo è la voce che canta, intuendo nel mondo un ordine più alto, senza repressione; Narciso è la bellezza, la sua esistenza è contemplazione. Entrambi rappresentano la ribellione simbolica contro la logica del lavoro e della fatica.