di Gianni De Iuliis
Asclepio era figlio di Apollo e di una mortale di nome Coronide.
Coronide è descritta come una donna di grande bellezza. Era talmente bella che rubò il cuore del dio Apollo, che cadde ai suoi piedi appena la vide. Essi si unirono vicino a un lago e il dio assunse le sembianze di cigno. Da questa unione, Coronide rimase incinta.
In seguito Apollo dovette tornare a Delfi, ma ordinò a un corvo bianco di prendersi cura della donna mentre era via. Approfittando dell’assenza del dio, Coronide divenne l’amante di un guerriero di nome Ischis. Il corvo se ne accorse e volò rapidamente per avvertire il suo padrone.
Sulla strada, incontrò una cornacchia che lo avvertì che non era una buona idea portare cattive notizie, ma il corvo la ignorò. Apollo, in preda alla rabbia, imprecò contro l’uccello e lo condannò per sempre ad avere le piume nere. Da allora, il corvo viene considerato un uccello di cattivo auspicio.
Apollo uccise Coronide e fece rimuovere il figlio, che chiamò Asclepio, dal suo grembo, affidandolo a Chirone, il centauro guaritore.
Il ragazzo crebbe sotto la guida di un insegnante che conosceva a fondo le arti curative. Sin da tenera età, pertanto, acquisì familiarità con le piante medicinali e le tecniche di trattamento. Asclepio apprese le abilità curative in modo così efficace da riuscire a resuscitare i morti.
Ciò suscitò l’ira di Zeus, che pensava che fosse pericoloso invertire la condizione dei mortali. Quindi, servendosi di un Ciclope, lanciò un fulmine e uccise Asclepio.
Infuriato per l’omicidio del figlio, Apollo uccise il Ciclope che aveva eseguito gli ordini di Zeus. Quindi, usando i suoi poteri, convinse Asclepio a raggiungere l’Olimpo e diventare un dio. Da allora, molti mortali iniziarono ad adorarlo e a chiedere i suoi favori in caso di malattia.
La morte di Asclepio permise che si sviluppassero grandi virtù nella famiglia che aveva lasciato sulla Terra. Sua moglie, Epione, acquisì il potere di calmare il dolore. Sua figlia, Igea, divenne il simbolo della prevenzione della salute.
Panacea, un’altra delle sue figlie, divenne sinonimo di cura. Telesforo divenne il dio della convalescenza e Macaone e Podalirio divennero i protettori di medici e chirurghi.
Ippocrate era discendente di Asclepio. Il bastone di questo dio, un serpente che circonda con il suo corpo una verga, è diventato il simbolo universale della medicina.
(Nella foto: Incubatio, rilievo votivo in marmo del IV sec. a.C., Atene, Museo Archeologico del Pireo)