Chi lavora ha il diritto di tornare a casa. Oggi questo diritto è stato negato a tre persone, impiegate nella ditta “Sabino esplodenti” di Casalbordino, in provincia di Chieti. Ci stringiamo alle loro famiglie, sgomenti di fronte a una tragedia avvenuta in un’azienda in cui già nel 2020 persero la vita tre operai. Lavorare non è morire. Lo ha ricordato giusto ieri il Presidente Mattarella. Il diritto al lavoro e quello alla sicurezza sul posto di lavoro devono essere le priorità dell’azione politica, non possono figurare in un quotidiano bollettino di guerra”. Questo il commento di Nora Garofalo, Segretaria Generale della Femca Cisl, alla notizia dell’esplosione nel sito teatino, costata la vita a tre addetti.
“La ditta si occupa di demilitarizzazione di ordigni bellici – spiega Massimiliano Recinella, operatore Femca Abruzzo e Molise – e, dopo l’incidente più grave della sua storia, era stata posta sotto sequestro per due anni. Alla riapertura ci era stata garantita l’osservanza delle normative di sicurezza più stringenti. Vogliamo capire cosa non abbia funzionato. La consapevolezza di un rischio sul lavoro non può contemplare quello di perdere la propria vita”.
“Sul tema della sicurezza sul posto di lavoro, come Femca Abruzzo – chiude il Segretario Generale Stefano Di Crescenzo – ci impegniamo da anni. Sappiamo quanto conti una corretta informazione e quanto contribuisca ad accrescere la consapevolezza di un diritto. Nella Giornata mondiale dedicata al tema abbiamo organizzato dei moduli formativi proprio a Marcinelle, in Belgio, dove 67 anni fa persero la vita 136 italiani, perlopiù abruzzesi. Mai avremmo pensato di dover tornare a Casalbordino per un altro tributo di sangue