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Erdogan da al Sisi, futuro Siria sul tavolo

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Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan incontrera’ il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi in un summit previsto al Cairo, capitale dell’Egitto, il 19 dicembre prossimo. Il vertice del Cairo arriva in seguito a una serie di incontri che hanno avuto luogo fino a ieri nella capitale della Giordania Amman, cui hanno preso parte anche i ministri degli Esteri di Turchia e Stati Uniti. Tuttavia quello tra i presidenti di Turchia ed Egitto è destinato a essere il primo faccia a faccia tra Erdogan e un leader di un Paese arabo in seguito alla caduta del regime della famiglia Assad in Siria.
In base a quanto riporta Middle East Eye, Erdogan sarebbe stato invitato al summit D-8 non subito, ma quando il destino del regime di Damasco pareva ormai segnato. Proprio la Siria è infatti destinata a costituire l’argomento centrale dell’incontro tra i due leader. Ankara sostiene il nuovo governo di transizione siriano, Egitto e altri Paesi arabi hanno espresso preoccupazione per i legami con movimenti jihadisti di esponenti di spicco della rivolta che ha rovesciato Assad. Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi e Qatar storcono il naso all’idea che personaggi provenienti da al Qaeda prendano il potere in Siria. L’ormai ex dittatore siriano Bashar al Assad aveva infatti negli ultimi anni riallacciato i rapporti con Paesi con diversi Paesi del mondo arabo, pur rimanendo un alleato dell’Iran. In base a quanto riferisce l’agenzia Reuters sono previsti oggi una serie di incontri tra rappresentanti del governo del Qatar e il governo di transizione siriano. Doha, alleato della Turchia, valuta la possibilita’ di riaprire l’ambasciata a Damasco sulla scia di quanto fatto da Ankara ieri.
Le perplessita’ dei Paesi arabi non sembrano pero’ riguardare Erdogan, che cerca il massimo sostegno per il governo di transizione. Nonostante la Turchia consideri Hayat Tahrir al Sham una organizzazione terroristica infatti, Erdogan non solo ha dato il via libera per la riapertura dell’ambasciata, ma ha anche inviato a Damasco il capo dei servizi segreti, Ibrahim Kalin. Personaggio vicinissimo a Erdogan quest’ultimo ha incontrato sia Abu Muhammad al Jolani, leader di HTS, sia il neo presidente Mohammad Al Bashir. La Turchia spinge per una Siria stabile perché vuole che il piu’ alto numero possibile di profughi siriani sul proprio suolo (circa 4 milioni) faccia rientro in patria. Altro tema che, secondo fonti del governo egiziano citate da Middle East Eye, e’ destinato a finire nell’agenda dell’incontro tra Erdogan e Sisi e’ quello relativo la ricostruzione della Siria, ma anche di Gaza in futuro. Le Nazioni Unite stimano che serviranno 400 miliardi di dollari per la Siria e il leader turco ha gia’ detto che la Turchia “e’ pronta a fare la propria parte”. L’Egitto ha invece sempre avuto un ruolo di primo piano nella ricostruzione della Striscia di Gaza, ma con il conflitto in corso ha interessi anche in Siria.
Al summit è prevista la partecipazione anche del presidente iraniano Masoud Pezeshkian e, in base a quanto riporta Middle East Monitor, Sisi spinge per un dialogo tra quest’ultimo ed Erdogan. La caduta del regime di Assad segna infatti anche la fine dell’influenza iraniana in Siria, un colpo forse mortale al cosiddetto “Asse di resistenza” e alla linea di collegamento tra l’Iran e gli hezbollah libanesi. Una influenza che pare destinata a finire proprio nelle mani di Erdogan.
L’invito di Sisi conferma ancora una volta l’importanza assunta dalla Turchia. Oltre ad aver ospitato il piu’ alto numero di profughi infatti, Ankara ha rotto le relazioni con Assad nel 2011, sostenuto la rivolta delle piazze siriane e addestrato l’Esercito Libero Siriano (ELS) che ha partecipato all’operazione che ha rovesciato Assad. Il governo turco e’ stato inoltre il primo a riaprire l’ambasciata nella capitale siriana, tornata operativa ieri dopo 12 anni. (AGI)