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Enrico Letta segretario del Pd: "Apriamo le porte e vinciamo le elezioni"

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AGI – “Non ho lasciato tutto per guidarvi a una sconfitta, sono qui perché se insieme faremo quello che vi ho proposto l’Italia ci seguirà”. Enrico Letta parla al Pd che lo elegge ottavo segretario con 860 voti su circa mille delegati e sprona il suo partito innanzitutto a non considerare già scritte le prossime elezioni: “noi siamo alternativi alla destra di Salvini e Meloni” e “sfideremo la Lega sul territorio”. 

“Non vi serve un nuovo segretario ma un nuovo Pd” taglia corto l’ex premier. Che mette in fila le sue proposte e le offre alla discussione dei circoli: “Domani pubblicheremo un vademecum su come farlo e poi ci rivedremo in Assemblea” annuncia subito dopo l’elezione alla guida del partito.

Il metodo politico che propone Letta è chiaro: sostenere il governo Draghi, dialogare con tutto il centrosinistra M5s compreso, aprire il Pd superando le correnti (“che dopo giorni non ho ancora capito”) e guardando ai giovani e alle donne. Ma soprattutto l’ex premier lancia alcune proposte qualificanti: il voto ai sedicenni, lo ius soli, la partecipazione azionaria dei lavoratori nelle imprese, la riforma contro il “trasformismo” dei cambi di casacca in Parlamento, la sfiducia costruttiva e una nuova legge elettorale superando il Rosatellum. Proposte, soprattutto lo ius soli, che catalizzano l’attenzione suscitando entusiasmo nel centrosinistra e critiche a destra. Una polarizzazione che rende subito chiaro da che parte sta il Pd, fedele a Draghi ma con la sua identità.

Il cambio di mentalità proposto da Letta si trova alla fine dell’intervento, più di un’ora nel silenzio di una sala svuotata dallo streaming dovuto alla pandemia. Il non detto di questi mesi, svela l’ex premier è stato: “‘Teniamo in vita il governo Draghi più che si può perché tanto è già scritto: quando si andrà al voto con questa destra si perde’. Non è così. Questo è il ragionamento di chi dice che tanto si perde e quindi dividiamoci quello che avanza. Non ho lasciato la mia vita precedente per venire a guidarvi in una sconfitta”, “io sono qui perché so che se faremo insieme quanto ho provato a condividere con voi questa mattina, l’Italia nella sua maggioranza ci seguirà ancora”. 

Allora il futuro segretario traccia la sua road map. Ora si sostiene il governo Draghi, di cui il Pd deve essere “il motore” perché è “il nostro governo”, ma intanto bisogna “costruire il dopo”. Il Pd dovrà essere centrale, sfidante verso gli alleati, si dovrà “costruire un nuovo centrosinistra su iniziativa e leadership del Pd”. Per questo Letta annuncia che parlerà con tutti: Speranza, Bonino, Calenda, Renzi, Bonelli, Fratoianni e ovviamente con il M5s di Giuseppe Conte, di cui però . 

Per questo compito servirà un Pd “aperto”, che superi le correnti con le quali il partito “non funziona” e diventa una “torre di Babele”; il “nuovo Pd” dovrà essere un partito che supera il problema della parità di genere, che “fa parlare i giovani”, che “smette di guardarsi l’ombelico” ed esce dai centri storici, recuperando una leadership sui temi centrali del futuro, sulle sfide globali che l’Italia ha davanti a sè: clima, pandemia, protezione dei dati e innovazione digitale. “Senza lasciare nessuno escluso”.

Poi tante proposte su diversi fronti. Il voto ai sedicenni, lo ius soli, la partecipazione azionaria per i dipendenti delle aziende, la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, E tra gli obiettivi oltre alla parità di genere, ridare dignità agli insegnanti, riaprire il colloquio con le parti sociali, dialogare con le aziende grandi e piccole, internazionalizzare l’impresa italiana. E sul piano istituzionale la riforma dei partiti, lo stop ai cambi di casacca in Parlamento, una nuova legge elettorale e la riforma costruttiva.

L’orizzonte del Pd è chiaro: l’America di Biden e la nuova Ue che ha superato gli egoismi ed ha messo in campo il Next generation. Un piano, quello per superare la pandemia, che se Italia e Spagna attueranno bene, ci si augura diventi un metodo strutturale. Mentre sui migranti serve un piano europeo nuovo e diverso da quello attuale. 

Il Pantheon di Letta è presto detto. Tra le persone citate c’è papa Francesco, e c’è Sergio Mattarella. Poi ci sono Jacques Delors e Romano Prodi, a Nicola Zingaretti va un sincero grazie, a Berlinguer un richiamo indiretto sull’importanza di chiamarsi Enrico ed essere alla guida di un partito, a Beniamino Andreatta il pensiero dell’allievo.

“Non sono qui per un patto segreto” chiarisce Letta, il lavoro da fare è tanto e comincerà dalle due settimane di consultazione dei circoli, poi la nuova segreteria, un incontro con i tre gruppi parlamentari e in autunno delle Agorà democratiche per discutere di modello di partito. “Ce la metteremo tutta, io ce la metterò tutta” assicura dopo l’elezione (860 sì su circa mille). Il voto è un plebiscito, i commenti delle diverse correnti sono di entusiasmo, da domani comincerà il lavoro vero e i nodi potrebbero venire al pettine. Per oggi Letta incassa il buono che c’è “La vostra fiducia è un grande onore”. 

Source: agi


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