AGI – Il mondo della musica e quello del cinema piangono il più amato compositore di musiche per il cinema, Ennio Morricone. In settant’anni di carriera ha composto 500 colonne sonore, venduto 70 milioni di dischi e vinto due Oscar (uno alla carriera e l’altro per ‘The Hateful Eight’ di Quentin Tarantino nel 2016), tre Grammy, quattro Golden Globe, un Leone d’Oro alla carriera, cinque Bafta tra il 1979 e il 1992, 10 David di Donatello, 11 Nastro d’Argento, due European Film Awards e un Polar Music Prize.
Una carriera, quella del compositore romano, sempre all’insegna del continuo perfezionamento: “Non credo di essere un narcisista e ritengo che il successo sia un evento provvisorio ed è duro, molto duro, confermarlo nel tempo”, aveva spiegato in un’intervista. “Ogni volta che penso di aver fatto il massimo, so che si puo’ ancora fare meglio”. Sempre generoso, Morricone scrisse le colonne sonore delle pellicole d’esordio di una decina di registi destinati a diventare protagonisti del cinema italiano (e non solo): da Lina Wertmuller (‘I basilischi’, 1968) a Marco Bellocchio (‘I pugni in tasca’, 1965), da Silvano Agosti (‘Il giardino delle delizia’, 1967) a Liliana Cavani (‘Galileo’, suo primo film per il cinema del 1968), da Salvatore Samperi (‘Grazie zia’, 1968) a Roberto Faenza (‘Escalation’, 1968), da Alberto Bevilacqua (‘La califfa’, 1970) a Dario Argento (‘L’uccello dalle piume di cristallo, 1970) fino a Carlo Verdone (‘Un sacco bello’, 1980). Senza contare che sono sue le musiche delle opere seconde di registi come Bernardo Bertolucci (‘Prima della rivoluzionè, 1964), Sergio Leone (‘Per un pugno di dollari’, 1964) o Terrence Malick (‘I giorni del cielo’, con cui vinse l’Oscar per la miglior regia nel 1978).
Nato a Roma il 10 novembre 1928, originario di Arpino, in provincia di Frosinone, Morricone ha vissuto da protagonista le grandi stagioni della cinematografia e della discografia italiana, passando con disinvoltura e sapienza dai set di Cinecittà agli studi di Rca, dagli ‘spaghetti western’ che tanto devono alle sue musiche agli arrangiamenti di oltre 500 canzoni, lavorando con artisti del calibro di Paul Anka, Chet Baker e Mina (sue le note di ‘Se telefonando’ di Costanzo).
Compositore, musicista e direttore d’orchestra con una formazione e diploma da trombettista, a partire dal 1946 ha composto oltre 100 brani classici e ha scritto le musiche di più di 500 tra film e serie tv, oltre che opere di musica contemporanea. La sua carriera come arrangiatore per il cinema inizia nel 1955 e cinque anni dopo, nel 1961, firma la sua prima colonna sonora per il film ‘Il federalè di Luciano Salce. La fama internazionale arriva con gli ‘spaghetti western’ di Sergio Leone (‘Per un pugno di dollari’ del 1964, ‘Per qualche dollaro in più’ del 1965 e ‘Il buono, il brutto e il cattivo’ del 1966) che gli darà grande fama. Con Sergio Leone firmerà anche ‘C’era una volta il West’ e ‘C’era una volta in Americà. Ma è tutto il western all’italiana ad essergli debitore, tra cui Duccio Tessari e Sergio Corbucci, con titoli come ‘Una pistola per Ringo’, ‘La resa dei conti’, ‘Il grande silenzio’, ‘Il mercenario’, ‘Giù la testà, ‘Il mio nome è Nessuno’.
E’ autore di colonne sonore, tra i tantissimi, per Bernardo Bertolucci (‘Prima della rivoluzione’ del 1964 e ‘Partner’ del 1968), Marco Bellocchio (‘I pugni in tasca’ del 1965 e ‘La Cina è vicina’ del 1967), Vittorio De Seta (‘Un uomo a metà’ del 1966), Giuseppe Patroni Griffi (‘Un tranquillo posto di campagna’ del 1968 e ‘Metti una sera a cena’ del 1969), Pier Paolo Pasolini (‘Uccellacci e uccellini’ del 1966 e ‘Teorema’ del 1968), Gillo Pontecorvo (‘La battaglia di Algeri’ del 1966 e ‘Queimada’ del 1969), Carlo Lizzani (‘Mussolini ultimo atto’ del 1974) e Dario Argento (‘L’uccello dalle piume di cristallo’ del 1970, ‘Il gatto a nove code’ del 1971 e ‘Quattro mosche di velluto grigio’ del 1972 ). Ha scritto musiche anche per tantissimi registi internazionali, da John Carpenter a Brian De Palma, da Barry Levinson a Mike Nichols, da Terrence Malick a Roman Polanski, da Oliver Stone a Quentin Tarantino.
Ha scritto colonne sonore per oltre 60 pellicole che hanno vinto premi tra cui molte premiate all’Academy Award come ‘I giorni del cielo’, ‘Mission’, ‘The Untouchables – Gli intoccabili’, ‘Nuovo Cinema Paradiso’, ‘C’era una volta in America’, ‘The Hateful Eight’. Negli anni Settanta la sua fama è tale che viene chiamato a scrivere il tema ufficiale dei mondiali di calcio d’Argentina del 1978. L’anno successivo arriva la prima candidatura all’Oscar con ‘I giorni del cielo’ di Terrence Malick. Prima delusione a cui faranno seguito altre cinque: ‘Mission’ di Roland Joffè nel 1987 (il più doloroso per lui che commento’: “A quelle musiche tenevo particolarmente. Invece l’Oscar lo prese Herbie Hancock per ‘Round Midnight’. Per carità: non discuto l’artista, ma non erano neanche tutte composizioni originali”), ‘Gli intoccabili’ di Brian De Palma l’anno successivo, ‘Bugsy’ di Barry Levinson nel 1992, ‘Malena’ di Giuseppe Tornatore nel 2001.
Nel 2007 l’Academy gli dà l’Oscar alla carriera che gli viene consegnato da Clint Eastwood. Il 26 febbraio 2016 il nome di Ennio Morricone viene scritto sulla stella numero 2574 nella celebre Hollywood Walk of Fame. E’ il preambolo al successo tanto ambito e inseguito (e meritato) che arriva, annunciato, il 29 febbraio 2016: nella notte degli Oscar di Los Angeles trionfa al sesto tentativo nella categoria miglior colonna sonora per le musiche ‘Hateful Eight’ di Quentin Tarantino (che ha creato per lui anche un preludio di dieci minuti su schermo rosso).
Ennio Morricone era Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana dal 27 dicembre 2017, nonchè accademico effettivo dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia e socio dell’associazione Nuova Consonanza impegnata in Italia nella diffusione e produzione di musica contemporanea. Un artista internazionale che non ha mai sentito il fascino di emigrare all’estero malgrado le molte ‘sirene’. Una sua dichiarazione di qualche anno fa spiega bene il personaggio: “Una volta il produttore Dino De Laurentiis mi offri’ una villa bellissima a Los Angeles – racconto’ – ma rifiutai. Non avrei mai potuto abbandonare Roma. E’ la città dove sono nato, dove sono cresciuto, a cui si legano moltissimi ricordi. Credo che non potrei vivere in nessun’altra città del mondo”.
Vedi: Ennio Morricone, una vita per la musica
Fonte: cultura agi