di Alessandro Maran
🇺🇸 🇪🇺 Ha vinto Trump. Avremo modo di parlare a lungo del risultato, delle sue cause e delle sue implicazioni.
“Good morning, Europe! Be ready to fight for yourself and your friends!”, ha twittato stamattina il presidente della commissione esteri del Parlamento estone. Gli ha fatto eco Raphael Glucksmann che ha scritto: “L’elezione di Trump è uno di quei punti di svolta che plasmano la storia. Ora, in Europa, siamo soli di fronte al nostro destino. Sta a noi mostrare ciò che siamo e aspiriamo ad essere”.
L’Unione europea rischia infatti di risultare la grande perdente delle elezioni americane. Il modo in cui Trump gestirà la guerra in Ucraina (che ha promesso di “risolvere in 24 ore”) detterà probabilmente il corso degli eventi. Se il nuovo presidente deciderà di staccare la spina agli aiuti americani a Kiev o proverà a costringere Volodymir Zelensky a negoziare in posizione di debolezza con Mosca, a pagarne il prezzo sarà tutta l’Europa. Senza contare che la vittoria di Trump mette in discussione la stessa garanzia di sicurezza americana all’interno della Nato. Le guerre commerciali promesse dal leader repubblicano, inoltre, potrebbero far vacillare l’economia europea.
Insomma, l’Europa serve sempre di più. “Come non vedere che la costruzione di un potere sovrano europeo è un’emergenza assoluta? Coloro che si oppongono all’Europa della difesa, a destra e a sinistra, acconsentono quindi che il futuro delle nostre nazioni e del nostro continente sia deciso da Trump e Putin”, ha ribadito Glucsksmann.
Sarebbe sempre ora, ovviamente (“La pacchia è davvero finita. L’Unione europea deve accelerare il decollo della difesa comune”, scrivevo giusto due anni fa sul Foglio: https://www.ilfoglio.it/…/la-pacchia-e-davvero-finita…/). E chissà che non sia proprio Trump a trascinare l’Ue fuori dalla sua attuale apatia. La vittoria di Trump potrebbe essere infatti quella secchiata in faccia di acqua fredda di cui avevamo bisogno per svegliarci e comprendere che il mondo è cambiato (https://www.linkiesta.it/…/linstabilita-geopolitica-e…/). “Gli europei non dovrebbero perdere altro tempo fantasticando all’infinito sull’autonomia strategica. Dovrebbero mettersi subito al lavoro e investire massicciamente in Ucraina e nella difesa”, ha twittato Ulrich Speck.
Ma al riguardo sono molto scettico. Temo abbia ragione l’ex ambasciatore francese Gérard Araud: “Aspettatevi che gli europei si precipitino a Mar-A-Lago in ordine sparso chiedendo un trattamento preferenziale rispetto ai loro vicini”, ha twittato. Per dirla con Sir Edward Grey, “The lamps are going out all over Europe, we shall not see them lit again in our life-time”.