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Economia della bellezza. La ferrovia voluta da Giustino Fortunato

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di Cosimo Forina

Con il DPCM n. 4046/2021 (20 ottobre 2021) firmato da Mario Draghi e dai Ministri Dario Franceschini (Cultura) e Daniele Franco (Economia e Finanze) sono stati finanziati il recupero, l’adeguamento turistico e le migliorie ad uso turistico di alcune tratte ferroviarie storiche italiane. Tra queste la Rocchetta Sant’Antonio – Gioia del Colle voluta per far uscire dall’isolamento alcune aree interne della Puglia e Basilicata dal politico, storico e meridionalista lucano Giustino Fortunato.

La strada ferrata venne inaugurata il 1 agosto 1891 nel tratto Rocchetta Sant’Antonio-Rapolla e l’anno successivo, 1 agosto 1892 da Rapolla-Gioia del Colle.

Lunga 140 chilometri, l’arteria è stata soppressa nel 2011 al traffico per poi essere lasciata in abbandono nel 2016 salendo, purtroppo, agli onori della cronaca per saccheggi e furto dei binari.

Per il suo ripristino è previsto un investimento di 33,5 milioni di euro di cui 13 milioni per gli asset ubicati nel territorio della regione Basilicata e 20,5 milioni per quelli ubicati nella regione Puglia.

Il treno tornerà a viaggiare su un territorio ricco di Storia, di interesse paesaggistico e naturalistico con testimonianze della presenza dell’uomo in forma stanziale di migliaia di anni, creando in queste zone economia e sviluppo dalla bellezza se si sarà in grado di stimolare nuove professionalità al servizio del flusso turistico: accoglienza, conoscenza del territorio, offerta dei prodotti tipici, percorsi attrezzati. Una rivoluzione rispetto al senso di abbandono che caratterizza oggi lo scorrere del tempo nelle aree interne – che continuano a registrare la fuga dei giovani per mancanza di lavoro – riconoscendosi come identità di luogo proponibile e attrattiva. Gli elementi ci sono tutti.

La tratta da Rocchetta Sant’Antonio, giusto per citare alcune peculiarità, lambendo il vulcano spento del Monte Vulture giunge a Venosa, la città del poeta latino Quinto Orazio Flacco, tra i borghi più belli d’Italia. Da qui si arriva a Palazzo San Gervasio dove sono venuti alla luce, seguendo il tracciato dell’Appia che si appresta a diventare patrimonio dell’Unesco, numerose scoperte archeologiche. Spinazzola, città di Papa Innocenzo XII, è la porta di ingresso dell’area del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, un territorio carsico caratterizzato da doline, inghiottitoi, puli, pulicchi, zona di protezione speciale per la pseudo steppa mediterranea, fauna e flora.

Qui l’uomo ha adattato il luogo alle sue esigenze, realizzando muretti a secco, jazzi, masserie in pietra per riparo di sé e delle greggi. Un territorio che non ha mai conosciuto abbandono sin dal Paleolitico, come testimoniato dallo scheletro rinvenuto ad Altamura appartenuto a un Homo neanderthalensis vissuto tra i 180.000 ed i 130.000 anni fa. Si sovrappongono villaggi del neolitico, dell’età dei Metalli, del Bronzo, testimonianze di insediamenti di epoca romana, costruzioni Templari, giacimenti, unici al mondo, di impronte lasciate nella roccia dai dinosauri nel Triassico superiore. Tra i solchi che danno origine alle gravine che degradano a valle del promontorio vi sono poi insediamenti rupestri scavati dall’uomo nella calcarenite, sui pianori, masserie come Jesce ad Altamura, caratterizzata da cripte affrescate, testimonianza di percorsi religiosi e della transumanza sul Regio Tratturo che univa l’Abbruzzo con la Puglia.

Sul ponte detto dei ventuno archi della tratta ferroviaria che da Spinazzola prosegue a Poggiorsini, tra le quaranta architetture più importanti della Puglia, Vasco Rossi ha scelto di girare il video del suo ultimo singolo “Siamo qui” rilanciando il luogo per il suo fascino.

Spinazzola, Gravina di Puglia ed Altamura sono diventate location cinematografiche ambite da produzioni internazionali: il Pinocchio del regista Matteo Garrone e No Time to Die, ultimo film di James Bond. I dati Istat registrano numeri da capogiro per il cineturismo (33 milioni di visitatori con 11 miliardi di fatturato). Le emozioni suscitate del grande schermo rivivono così nei luoghi in cui le immagini sono state girate.

Una corsa – quella del treno – che è quindi Storia nella Storia che passando da Santeramo in Colle si conclude a Gioia del Colle dove un’altra tratta ferrata unisce l’Adriatico con lo Jonio, la daunia e i peuceti con Taros (Taranto) culla della Magna Grecia.