Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)
Era l’inizio d’agosto quando London Stock Exchange, società inglese che nel 2007 aveva acquisito il 100% di Borsa Italiana, annunciava la volontà di vendere l’organismo che gestisce gli scambi sul mercato nostrano. Oltre un mese dopo iniziano a delinearsi i possibili acquirenti, tra i quali spicca la cordata formata dalla francese Euronext e da Cassa depositi e prestiti.
La società guidata da Fabrizio Palermo e il gruppo transalpino (che oggi gestisce le piazze di Amsterdam, Bruxelles e Parigi), avevano fatto pervenire – lo scorso 21 agosto – un’offerta d’acquisto per Mts; ovvero la piattaforma elettronica per la trattazione all’ingrosso di titoli obbligazionari europei a reddito fisso. Nei prossimi giorni, invece, è attesa la proposta relativa all’acquisizione di Borsa Spa. Secondo la ricostruzione del Financial Times, qualora la cordata italo-francese dovesse risultare vincitrice, la gestione sarebbe condivisa a pari merito. Tra le indiscrezioni che filtrano anche quella secondo la quale i vertici sarebbero nominati esclusivamente da Cdp.
Ma quali sono gli altri concorrenti? Sempre secondo quanto riferito dalla prestigiosa testata britannica, al momento, in corsa ci sarebbero altre due realtà: la tedesca Deutsche Boerse e lo svizzero Six Group (gestore della piazza di Zurigo). Il governo italiano, al momento, non ha espresso una posizione ufficiale nè sull’intera vicenda nè sul tentativo targato Cdp-Euronext. Tuttavia la sensazione è che l’esecutivo guardi con simpatia e fiducia al progetto, anche in virtù, ad esempio, della recente decisione di rafforzare il cosiddetto Golden Power, cioè lo strumento c limita gli investimenti stranieri in settori considerati chiave per l’infrastruttura nazionale, per esempio difesa e telecomunicazioni. A determinare questa tendenza, ovviamente, le contingenze causate dall’emergenza Covid. Sebbene non ci sia un aperto sostegno, dunque, appare chiaro quale sia la speranza che alberga dalle parti di Palazzo Chigi.
É indubbio, d’altra parte, che un settore strategico ed importante come la Borsa Italiana, specie in questa fase storica, debba godere della massima autonomia possibile da ingerenze e condizionamenti stranieri ed essere, pur nella sua autonomia, contingente all’interesse ed al settore pubblico italiano. In assenza di un acquirente interamente nostrano, dunque, resta da valutare quale potrebbe essere il ruolo e l’influenza di Euronext.