L’artista tedesco Frank Uwe Laysiepen, meglio noto con lo pseudonimo di Ulay, è morto all’età di 76 anni all’University Rehabilitation Institute di Lubiana, in Slovenia, diventata la sua seconda patria. La causa del decesso non è stata resa nota, ma da anni combatteva contro il cancro.
Pioniere della performance art, ma anche della fotografia e della body art, Ulay ha condiviso una fetta importante della sua vita artistica e professionale con la collega Marina Abramovic, oggi tra le più note performance artist al mondo. “È con grande tristezza che apprendo della morte del mio amico ed ex compagno Ulay”, ha dichiarato Abramovic, definendolo “un artista e un essere umano eccezionale, di cui si sentirà la mancanza”.
“Oggi”, ha aggiunto, “è di conforto sapere che la sua arte e la sua eredità vivranno per sempre”. Ulay lascia una fondazione ad Amsterdam, dove si era trasferito già da giovane lasciando la Germania in polemica con “lo stile di vita borghese tedesco”, e uno spazio sperimentale in Slovenia.
Nella sua biografia “Attraversare i muri. Un’autobiografia” (Bompiani), Abramovic racconta tra le altre cose il lungo e tormentato rapporto con Ulay: una relazione sentimentale e professionale durata 12 anni, molti dei quali passati su un furgone viaggiando attraverso l’Europa.
Dopo essersi conosciuti nel 1976, i due hanno realizzato una serie di complesse performance, a volte molto difficili fisicamente, dal titolo ‘Relations Works’. Il filo conduttore erano i confini tra se stessi e gli altri e vedevano in alcuni casi Ulay e Marina urlarsi addosso vicendevolmente, intrecciare i propri capelli con quelli dell’altro, sedersi e fissarsi per il maggior tempo possibile. Uno dei lavori più toccanti e simbolici noti al grande pubblico li ha visti percorrere, in sensi opposti, la Grande Muraglia cinese nel 1988, per poi ritrovarsi a metà e dirsi addio per sempre.
È diventato virale il video della loro reunion, nel 2011, al Museum of Modern Art di New York, dove Abramovic era impegnata nella performance ‘The Artist is Present’: seduta per ora davanti a un tavolo aspettava i visitatori che si accomodavano di fronte a lei e dovevano reggere il suo sguardo fisso e penetrante. A un centro punto, dalla folla spunta Ulay. Si siede di fronte al grande amore della sua vita. Marina si commuove. I due si sorridono. Il momento del loro incontro, dopo anni di distanza è stato immortalato in un video visto 17,3 milioni di volte su YouTube.
Abramovic ha sempre raccontato di come Ulay fosse diventato cattivo e la tradisse, probabilmente invidioso del suo successo. Dopo il MoMa i dolci sentimenti non sono durati a lungo. Nel 2015, l’artista tedesco ha fatto causa alla ex compagna, accusandola di aver violato un accordo sui lavori che avevano realizzato insieme. La vicenda si è conclusa con un tribunale olandese che ha ordinato ad Abramovic di pagare un totale di 250 mila euro di diritti ad Ulay. I due, dopo poco, si sono comunque rappacificati. “Ci vuole molto tempo, forse una vita intera, per capire Ulay”, aveva detto una volta Marina nel descriverlo.
Vedi: È morto Ulay, l'artista che fu compagno e tormento di Marina Abramovic
Fonte: cultura agi