Di Redazione
Una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che “i residenti dei quartieri della movida possono chiedere il risarcimento dei danni alle amministrazioni comunali che non garantiscano il rispetto delle norme di quiete pubblica e di conseguenza non tutelino la salute dei cittadini”.
Una spada di Damocle sulla testa dei sindaci, già distratti da mille altri problemi gestionali nell’amministrare un Ente locale: covid e carenze nella sanità, inflazione, mancati storni regionali e statali, contenziosi con l’utenza, welfare e povertà in aumento, mancanza di lavoro, costi dei servizi alle stelle, aumento di luce e gas, contratti di lavoro dei propri dipendenti da rispettare, piani urbani del traffico, riqualificazione urbana e tanto altro ancora.
Sono 120 i comuni e le province in dissesto finanziario, 266 gli enti in procedura di riequilibrio finanziario pluriennale.
Sull’argomento abbiamo intervistato il dottor Ettore Minniti di Confedercontribuenti:
Che cosa si intende per ‘sicurezza urbana’ e quale è il ruolo degli Enti locali in questo ambito?
Sicurezza pubblica e autonomia degli enti locali nel campo della sicurezza urbana sono temi che, a volte, viaggiano per file parallele, a tratti convergendo e/o divergendo; trovare un filo conduttore unico per il legislatore non è stato sempre facile ma ritengo che, in una ‘democrazia partecipata’, siano numerosi i soggetti (privati e pubblici) della comunità e della collettività che sono chiamati a dare il proprio contributo. In sintesi, le proposte di legge presentate in questi ultimi anni in Parlamento, nell’ambito di un disegno complessivo di riforma della polizia locale, hanno avuto lo scopo di ridefinire ruoli e competenze dello Stato e delle Autonomie locali in materia di sicurezza pubblica.
Può essere più preciso?
Con l’elezione diretta del sindaco, l’aspirazione delle istituzioni locali all’assunzione di un ruolo più partecipativo e alla definizione delle politiche di sicurezza è il frutto di una mutata concezione del tema sicurezza, in particolare di quella ‘urbana’. Con sicurezza pubblica s’intende l’attività di prevenzione e repressione delle azioni criminose, mentre con la sicurezza urbana quella molteplicità d’interventi, che investono aspetti indirettamente connessi al mantenimento dell’ordine e della sicurezza, quali la tutela dell’ambiente, l’assetto urbanistico, la garanzia dei livelli di occupazione, la riduzione dell’emarginazione sociale, l’integrazione, l’eliminazione del disagio giovanile, ecc.
Quando la ‘movida’ diventa molesta, violenta, disordinata, senza regole, mette in discussione la quiete pubblica, non dovrebbero farsene carico l’Autorità di Pubblica Sicurezza?
Non sempre è così. Quando vi sono problematiche del genere, i sindaci, nonostante si siano dotati di assessorati alla sicurezza e alla legalità, tendono a delegare gli organi statali per risolverli, lavandosi le mani come Ponzio Pilato. E si presentano al cospetto de Prefetto con una richiesta generica di un aumento degli organici delle forze di polizia ad ordinamento statale e senza mettere sul tavolo della concertazione quanto è di loro competenza.
Cosa cambia allora con questa sentenza della Cassazione?
I supremi Giudici hanno sentenziato che “la tutela del privato che lamenti una lesione del diritto alla salute (costituzionalmente garantito) è incomprimibile nel suo nucleo essenziale sulla base dell’articolo 32 della Costituzione, ma anche del diritto alla vita familiare e della stessa proprietà, che rimane diritto soggettivo pieno sino a quando non venga inciso da un provvedimento che ne determini l’affievolimento, cagionata dalle immissioni (nella specie, acustiche) intollerabili, provenienti da area pubblica (nella specie, da una strada della quale la Pubblica Amministrazione è proprietaria)”. Morale della favola, spetta al Comune garantire ai suoi cittadini questo diritto: “La pubblica amministrazione – si legge nel provvedimento – è tenuta ad osservare le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni e, quindi, può essere condannata sia al risarcimento del danno patito dal privato in conseguenza delle immissioni nocive che abbiano comportato la lesione di quei diritti, sia la condanna ad un “facere”, al fine di riportare le immissioni al di sotto della soglia di tollerabilità”. Se il Comune non dimostra una comune diligenza nel tutelare i propri concittadini può essere chiamata a risarcire il danno di quei cittadini stanchi del chiasso notturno. Non oso immaginare quanti contenziosi potranno aprirsi se sindaci e assessori non adotteranno provvedimenti tutori.
Il suo pensiero sul Testo Unico delle Leggi sulla Pubblica Sicurezza (c.d. TULPS)?
In Italia tutto è stato riformato: la scuola, la sanità, il welfare e tanto altro; l’unico comparto che ha subito delle trasformazioni, ma mai una vera riforma, è quello della ‘sicurezza’, tant’è che la legislazione di riferimento risale al 1931, in epoca fascista.
Penso, con un’opinione personale, che i tempi, forse, sono maturi per cominciare a parlare di ‘sicurezza civica’ in sostituzione del vecchio termine ‘sicurezza pubblica’, risalente agli anni Trenta. I miei auguri ai sindaci, vera forza del nostro Bel Paese, per un’altra brutta ‘gatta da pelare’ nel gestire la propria comunità.
Ettore Minniti, nato a Vittoria (RG) il 14 07 1959, laureato in giurisprudenza, ufficiale dell’Arma dei Carabinieri in congedo, dopo una toccante esperienza quale comandante delle scorte a Palermo (2000-2005), si è contraddistinto per la lotta contro la criminalità organizzata nell’ennese (2005-2010) e quella predatoria nel catanese (2010-2014). È stato assessore alla sicurezza presso il Comune di Caltagirone, patria di don Luigi Sturzo. Il primo ufficiale della Benemerita ad occuparsi di un ente locale, mantenendo il doppio incarico. Durante il suo assessorato il Comune di Caltagirone ha vinto il premio ‘Targa Blu’, indetto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per le politiche sulla sicurezza urbana. Già consulente per la sicurezza delle Società Aeroporto di Catania (SAC) e Comiso (SOACO). Socio fondatore delle Associazioni TIAS (Turismo Itinerante Amici e Sicurezza), AITEL (Associazione Itinerari Turistici e Libertà) e CIM TUNISIA (Confederazione Italiani nel Mondo). Oggi è Segretario Nazionale della Confedercontribuenti. Scrive come opinionista sul Quotidiano dei Contribuenti. Ha già pubblicato delle raccolte di novelle dal titolo “Calacta, la Regina dei Monti”, il romanzo “Il colletto rivoltato” e il saggio giuridico “Le autonomie della Repubblica e il ruolo degli enti locali nell’ambito della sicurezza urbana”.