AGI – Il tempo passa veloce, la situazione di stallo e di confusione regnano e l’Italia dello sport va incontro ad un ammonimento (‘warning’), o addirittura ad una pesante sanzione, da parte del Comitato olimpico internazionale che non avrebbe precedenti nella storia italiana. Il Coni, uno dei comitati olimpici nazionali più rispettati e medagliati al mondo e che da decenni viene preso ad esempio, non è autonomo a seguito di una legge dello Stato italiano e per questo rischia un provvedimento perché in violazione dell’articolo 27, al capitolo 4 della Carta Olimpica, la ‘Bibbia’ dello sport a livello planetario. Il tempo è ormai passato molto velocemente e il 27 gennaio, tra due giorni, come ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò è una “data sacra”. In videoconferenza, dalle ore 12 alle 16 di mercoledì si collegheranno i membri dell’Esecutivo del Cio (governo dello sport mondiale) per discutere delle problematiche del movimento a cinque cerchi. Il presidente del Cio, Thomas Bach dopo i consueti saluti iniziali inizierà a scorrere i punti del sempre fitto ordine del giorno. Saranno trattati vari tempi, dallo stato dei lavori delle prossime Olimpiadi (fino a Los Angeles 2028) ad eventuali situazioni dei comitati olimpici nazionali.
La situazione italiana è da tempo sotto i riflettori e ulteriori proroghe o sconti non sembrano essere all’orizzonte. Scambio di corrispondenze, solleciti, incontri, promesse (vedasi quella del premier Giuseppe Conte il 24 giugno 2019 a Bach durante l’incontro di Losanna), appelli di Malagò, ma anche botta e risposta (come quella tra Bach e il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora a fine settembre 2020), tentativi di metterci ‘una pezza’, hanno arrugginito i rapporti Governo-Cio. Un ‘cartellino giallo’, ammonimento, ‘warning’ in gergo tecnico, potrebbe essere verosimile ma tutto dipendere dai membri dell’Esecutivo. Entro domani sera servirebbe un decreto legge che riporti chiaramente le seguenti parole: “autonomia del Coni”.
La questione è ormai nelle mani del presidente del Consiglio, Conte. Serve un’autonomia del Coni non solo sotto l’aspetto finanziario ma anche nel numero dei dipendenti e soprattutto non legato a organi governativi. “Sport e Salute non è servente dell’Ente Coni a differenza di quello che era in passato Coni Servizi, servente dell’Ente Coni”, dicono a Palazzo H al Foro Italico, sede storica del Coni. Il Cio ha chiesto più volte al Governo italiano una legge per regolare l’autonomia del Coni e non contratti di servizio con SpA di Stato che rispondono all’autorità governativa e non, come in passato, a SpA che rispondevano all’Ente Coni.
“Quello che ha scritto il Cio in tantissimi verbali non lascia adito ad equivoci sulla decisione che prenderà mercoledì l’Esecutivo. Diciamo con molta franchezza che la soluzione da trovare in poche ore è solo una: serve un provvedimento tampone da parte del Governo italiano, come è stato garantito a più riprese, che rientra nell’ambito delle questioni urgenti e che fermi qualsiasi delibera del Cio. A quel punto si delibereranno gli aspetti specifici. Altrimenti si tratta di suicidio e autolesionismo”. Lo ha detto oggi, lunedì 25 gennaio, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, in audizione alla Camera davanti alle Commissioni riunite Cultura e Istruzione e Lavoro. “Veramente non siete in grado oggi di trovare un documento che fermi questo rischio spaventoso (delle sanzioni del Cio, ndr) e dopodiché trovare un lavoro di sintesi nel più breve tempo possibile da mettere all’interno di questo decreto?”, chiede ancora Malagò ai parlamentari durante l’audizione alla Camera. “La mia è una supplica: Vi prego, fate un documento che mandate al Governo in cui risulta che chi ha la delega allo sport – Cinque stelle – e chi è azionista – Mef, Partito democratico, partiti di governo – hanno finalmente trovato una sintesi. Si tratta semplicemente di portare questo decreto, praticamente, a placare il rischio spaventoso che abbiamo col Cio – conclude il presidente del Coni – poi starà a voi parlamentari entrare nel dettaglio e io sono assolutamente disponibile a dare le mie opinioni che poi saranno valutate nell’ambito di quelle che sono le regole della democrazia e soprattutto della legge”.
“Cosa serve al Coni per l’autonomia? E’ semplicissimo – ha detto Malagò – il Coni, come ogni altro comitato olimpico dev’essere libero di autodeterminarsi e non può essere una società dello Stato che stabilisce quelle che sono le funzioni del Coni e, soprattutto, automaticamente il personale e gli asset“. “Quando parliamo della ricerca degli sponsor – ha spiegato – non posso andare da soggetto che è un dipendente di una società dello Stato e dirgli: ‘Mi fai tu il marketing per i cinque cerchi olimpici per andare a Tokyo o per andare a Pechino’. Non può esistere: quella persona deve lavorare per il Coni. Inoltre non capisco perché il Coni debba spendere l’Iva per pagarlo e addirittura, essendo la società Sport & Salute una spa, ci mette anche un markup del 5%. Se quella persona non la posso prendere, ne devo poter prendere un’altra con cui faccio il marketing . E la stessa cosa vale anche per tutte le altre funzioni”.
Intervistato dall’Agi la scorsa settimana, Vito Cozzoli, presidente di Sport & Salute, società il cui azionista è il ministero dell’Economia e delle finanze, ha avanzato la sua proposta per evitare il ‘warning’ del Cio, ossia un nuovo contratto di servizio. “La questione spetta ovviamente al Governo, al legislatore – ha premesso – Sport & Salute mette a disposizione una soluzione semplice per rafforzare l’autonomia del Coni e per presentarci davanti al Cio in maniera coesa”. In audizione alla Camera la scorsa settimana aveva lanciato la sua proposta che “era semplicemente la riproposizione della richiesta formalizzata dal Coni stesso nel settembre del 2019, una soluzione pronta e immediata con la quale il Coni ha la gestione diretta, esclusiva ed autonoma dei dipendenti oggi in avvalimento attraverso l’istituto del comando. E’ una soluzione stabile e soprattutto tempestiva rispetto all’ultimatum del Cio”.
“Innanzitutto dobbiamo capire se il Cio vuole l’autonomia del nostro Comitato olimpico oppure vuole una nuova legge”, ha spiegato. Per quanto riguarda le criticità segnalate nella lettera inviata dal presidente del Comitato olimpico internazionale Bach al nostro Governo – il segretario generale del Coni (figura che occupa un ruolo chiave nell’organizzazione operativa) che di fatto diventerebbe una diramazione di Sport & Salute all’interno dell’organigramma del Coni, la gestione del marketing delle Olimpiadi e in generale uno svuotamento di competenze, personale e risorse finanziarie al Coni – Cozzoli risponde che “la questione si risolverebbe attraverso una gestione diretta ed esclusiva dei dipendenti da parte del Coni, che avrebbe il potere gerarchico sull’organigramma in cui rientrerebbe anche la figura del segretario generale. In quanto al marketing delle Olimpiadi, quello è già al Comitato olimpico ed è una fonte di entrate oltre ai 46 milioni dati dallo Stato e altri svariati milioni che vengono da altri entri pubblici. Non credo, quindi, che si possa ritenere che si tratti di un problema di carattere finanziario”, spiega.
PERCHÈ IL CONI VIOLA LA CARTA OLIMPICA
Il Coni, unica struttura di riferimento in Italia per il Comitato Olimpico Internazionale, viola la Carta Olimpica. Sul tema il presidente dello sport italiano Malagò ha più volte ammonito, “stiamo scherzando con il fuoco”. Il 30 dicembre 2018 con l’approvazione della Legge di stabilità (al Governo c’erano Movimento 5 Stelle e Lega), Coni Servizi ha cessato di esistere ed è stata creata ‘Sport e Salute’. Un fatto per il quale il Coni ha dovuto informare Losanna, città olimpica e sede del Cio. Va precisato che una sospensione non è una squalifica. La prima può essere revocata quando il soggetto o ente sospeso ritorna a rispettare la norma/legge inizialmente violata (può essere convocato anche un Esecutivo ad hoc), la seconda ha una scadenza temporale precisa. Il comma 6 dell’articolo 27 della Carta Olimpica recita, “i Comitati olimpici nazionali (Noc) devono preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse quelle politiche, giuridiche, religiose o economiche”.
Esplicita è anche la menzione della possibile sospensione, “se la costituzione, la legge o altre norme in vigore nella Nazione in questione, siano ostacolo all’attività o alla libera espressione del Noc stesso”. Le sanzioni sono regolate dal capitolo 6 della Carta e sono indicate le procedure per arrivare alla redenzione. Il punto 1.4 dell’articolo 59 riguarda tutte le misure che possono essere prese nei confronti dei Comitati olimpici nazionali. Si parla di sospensione (verrebbe inflitta dall’Esecutivo del Cio), revoca del riconoscimento provvisorio (sempre di pertinenza dell’Esecutivo), revoca del pieno riconoscimento (è la Sessione plenaria a decidere in merito) e revoca del diritto di organizzare una Sessione (Sessione). Nei due commi dell’articolo 61 sono indicate le modalità per risoluzione delle controversie che vengono prese solo dall’Esecutivo o, in alcuni casi, anche dal Tribunale Arbitrale dello Sport.
CONSEGUENZE CON CONI SOSPESO
Con l’eventuale sospensione del Coni, oltre alla figuraccia sullo scacchiere mondiale garantita, l’Italia dello sport è ufficialmente fuori dalle Olimpiadi di Tokyo. Se la sanzione dovesse restare, il 23 luglio prossimo l’Italia non potrà sfilare sotto la bandiera italiana. Ai Giochi, in caso di vittoria, non verrebbe suonato l’inno di Mameli, le divise sarebbero ‘neutrali’ senza scritta ‘Italia’ o ‘Ita’, e le medaglie rientrerebbero nel serbatoio degli Independent Olympic Athletes (IOA). Non solo. Ai Giochi nella terra del Sol Levante parteciperebbero solo atleti italiani qualificati e a titolo individuale e non le squadre. Traduzione: niente nazionali di pallavolo, softball e Settebello.
Per le squadre italiane che dovranno ancora tentare la qualificazione ai Giochi, le modalità saranno decise dal Cio. Niente ‘sogno’ olimpico nemmeno per dirigenti e giornalisti italiani perché il Cio non rilascerebbe accrediti ad un Comitato olimpico sospeso. In caso di sospensione del Coni e quindi dell’interruzione dei rapporti istituzionali con il Comitato Olimpico Internazionale, quest’ultimo potrebbe decidere di sospendere anche il contributo, o tranche di esso (925 milioni di dollari complessivi), destinati ai Giochi invernali di Milano-Cortina del 2026.
Vedi: È corsa contro il tempo per evitare le sanzioni del Cio
Fonte: sport agi