Di Rosario Leonardo Mangano
Più passano i giorni e più è chiaro a tutti, studenti e insegnanti,che il rientro a scuola per le scuole superiori avverrà, forse, dopo le vacanze di Natale, se la pandemia lo permetterà. In questi mesi la scuola prosegue, va avanti, non è più in presenza, nella maggior parte delle regioni e delle città, ma professori e alunni continuano a incontrarsi, tramite le piattaforme online.
Nonostante la situazione epidemiologica sia la realtà quotidiana di ciascuno di noi, oramai da quasi un anno, la scuola italiana, tuttavia, si è trovata ancora una volta impreparata, dal punto di vista tecnico e tecnologico. Le lezioni si svolgono quasi ovunque in maniera regolare:ci si collega alle 8 del mattino e ci si scollega alle 13 o anche alle 14, con ore di spiegazioni o interrogazioni svolte davanti a uno schermo.Gli insegnati continuano, in molti casi, a fare come se davanti a loro non ci fosse uno schermo ma ancora gli alunni seduti al banco. Si continua a mantenere la lezione frontale senza provare a sperimentare nuovi metodi e rendendola sempre più estenuante e difficile da comprendere, tra problemi di rete e comunicazione.
Si ha la sensazione che ancora una volta si rischi di perdere un’occasione, l’opportunità di sperimentare le enormi possibilità che la rete ci offre. La didattica online, o didattica integrata , potrebbe essere usata per creare coinvolgimento,partecipazione, potrebbe persino essere uno strumento per aiutare a comprendere l’utilizzo consapevole della rete. Ma si continua a proseguire con i metodi tradizionali,senza sperimentare metodi e sistemi che, secondo molti, potrebbero essere quelli della scuola del futuro.
Nel frattempo alcuni studenti protestano, davanti alle scuole chiuse, in città come Milano, Firenze, Torino; è il movimento chiamato “School for future”, promosso dal comitato“Priorità alla scuola”. Protestano, perché le scuole sono chiuse, mentre altre attività commerciali pare abbiano più importanza dell’istruzione. Le proteste sono iniziate dopo che Anita, una studentessa della scuola “Calvino” di Torino ha manifestato davanti alla propria scuola per il bisogno e la voglia di tornarvi. Tra i motivi della protesta c’è la ragione di un’ immediata chiusura delle scuole prima di molte attività commerciali non di certo attività fondamentali come l’istruzione.Osservando anche che nel resto d’Europa le scuole sono aperte, ma il quesito da porre a tutti noi, studenti , genitori e insegnanti è se “è ancora possibile in questa situazione fare scuola in presenza, tra studenti e insegnati positivi, classi in quarantena, problemi dei trasporti ?”. Sono quesiti e incertezze a cui non soltanto noi,ma anche chi ci governa si trova impreparato a dare risposte, soluzioni e pianificazioni efficaci. A sentire alcuni virologi e scienziati le scuole aumentano il contagio, e mentre la politica decide cosa sia meglio, studenti e insegnati subiscono le incertezze delle sue scelte.