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“DORIAN GRAY” TRA HORROR E THRILLER

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Il romanzo di Oscar Wilde trasposto in film stasera su Iris Tv. Un western classico su Rai Movie.

a cura di Franco La Magna

La tentazione di ricavarne un film dal celeberrimo romanzo di Oscar Wilde – poeta, romanziere e commediografo di Dublino, considerato lo scrittore più prestigioso dell’epoca vittoriana – era per l’industria cinematografica (in particolare quella britannica) pressoché irresistibile. A trasporre il libro sul grande schermo ci ha pensato nel 2009 il regista e sceneggiatore inglese Olivier Parker, nato a Londra e figlio di un uomo d’affari e di una scrittrice, specializzato nella (libera) trasposizione di opere letterarie (ha esordito nel 1995 dirigendo “Otello” tratto da William Shakespeare, chiamando ad interpretare il personaggio di Iago nientemeno che Kenneth Branagh).

Al suo terzo adattamento cinematografico di Wilde, da cui in precedenza aveva già tratto “Un marito ideale” (1999) e “L’importanza di chiamarsi Ernesto” (2002), Parker, per nulla intimorito dalla nobile matrice letteraria (come d’altra parte dovrebbe fare legittimamente ogni regista, rivendicando una propria autonomia creativa), dichiarando esplicitamente la sua propensione al gotico ha annunciato, poco prima dell’inizio delle riprese, che nella terza trasposizione cinematografica tratta dallo scrittore di Dublino – “Dorian Gray” (2009, questa sera su Iris Tv, alla 21,00) – avrebbe enfatizzato la cupezza delle atmosfere, dando al film un taglio addirittura horror.

Spingendo ancora più spavaldamente l’adattamento e l’atmosfera da thriller, Parker accentua – con una libera interpretazione del romanzo – anche le componenti sessuali e sadiche del bellissimo Dorian, prendendo ancor più le distanze dall’opera di Wilde, facendo sobbalzare i puristi che hanno prontamente gridato al “tradimento” e bollando l’opera come un insulto al capolavoro dello scrittore. Agli spettatori televisivi l’ardua sentenza.

Per gli aficionados del classico western, su Rai Movie, canale 24, alle 21,10, “Sfida nella città morta” (1958) regia di John Sturges, che ripercorre le già stereotipate sinossi del genere (ex fuorilegge diventato sceriffo è coinvolto in una infernale caccia al tesoro). Uno dei film più affascinanti di Sturges, vero e proprio specialista del western, che non manca di abbinare all’azione anche un apprezzabile scavo psicologico dei personaggi. Protagonista il divo Robert Taylor.