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Domani Conte sarà ascoltato dalla Commissione d'inchiesta su Regeni

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Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sarà ascoltato domani alle 22 a Palazzo San Macuto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. Lo rende noto il presidente della Commissione, Erasmo Palazzotto, che esprime “un ringraziamento per la risposta immediata del presidente Conte in un momento così delicato”. Il capo di Governo aveva già dato la sua disponibilità a risponde davanti ai parlamentari che si occupano del caso e ora la questione è diventata ancora più pressante. 

Nelle ultime ore si sono moltiplicate le richieste, anche dalla maggioranza, di compiere ulteriori passi per chiedere verità e giustizia per Regeni,  il ricercatore italiano rapito e ucciso al Cairo quattro anni fa. “Noi non abbiamo mai legato la vicenda delle fregate italiane alla Marina egiziana all’idea di un possibile osceno scambio tra vendita di armi e diritti umani, e bene ha fatto il presidente Conte a dare immediata disponibilità a riferire alla Commissione parlamentare d’inchiesta”. E’ quanto ha scritto il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, in una lettera a ‘Repubblica’.

Per Zingaretti è “di fondamentale importanza dunque che il Governo con le figure preposte ai massimi livelli compia già dalle prossime ore, tutti i passi dovuti per ottenere dall’Egitto le condizioni elementari per avviare il processo” oltre a “ricevere dalle autorità egiziane il domicilio legale di coloro che la Procura di Roma ha indagato dal dicembre 2018 per essere coinvolti nel sequestro e omicidio di Regeni”. “Non è un fatto tecnico” precisa il segretario dem, perché “in uno stato di diritto quale è l’Italia l’avvio di un processo è legato alla possibilità degli imputati di difendersi e quindi in primo luogo di essere avvertiti” afferma Zingaretti. 

“Chiedo al presidente Conte e al ministro Di Maio di mettere in campo in queste ore tutte le iniziative necessarie per produrre passi significativi in avanti nell’accertamento della verità, nel dire che noi siamo pronti a onorare gli accordi commerciali negoziati con l’Egitto ma ci attendiamo la stessa disponibilità e chiediamo che questa determinazione si traduca nell’accertamento della verità sul caso Regeni”. Ha rincarato Piero Fassino, deputato Pd, durante il dibattito nell’Aula della Camera dopo l’informativa di Conte sul Consiglio Ue di venerdì.

“Sulla vicenda Regeni per noi la verità sulla sua morte viene prima di ogni cosa, viene prima degli accordi commerciali e della geopolitica: è una ferita nella coscienza nazionale che va rimarginata al più presto”. Ha confermato il capogruppo di Leu alla Camera, Federico Fornaro.

We want Giulio back“, diceva l’allora ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari, all’allora ministro dell’Interno egiziano, Magdi Abdel Ghaffar, a fine gennaio 2016. Giulio, ricercatore friulano di 28 anni, era sparito il 25 gennaio e verrà ritrovato cadavere qualche giorno dopo, il 3 febbraio, lungo l’autostrada che collega il Cairo ad Alessandria.     

Quattro anni e cinque mesi dopo, con quattro governi, un paio di rogatorie internazionali, diversi incontri tra procuratori italiani ed egiziani, una commissione d’inchiesta parlamentare e cinque ufficiali egiziani indagati dalla procura di Roma, nulla è cambiato. La verità non è ancora emersa né tanto meno la giustizia tanto richiesta da migliaia di italiana, guidati dalla tenacia e dalla perseveranza dei genitori di Giulio.     

Dal Cairo negli anni sono arrivate tante promesse di collaborazione ma non è mai stata presa in considerazione l’ultima rogatoria dei pm, datata 29 aprile 2019, in cui il capo della procura romana, Giuseppe Pignatone, e il pm Sergio Colaiocco, iscrivono nel registro degli indagati cinque ufficiali dei servizi egiziani, accusati di concorso in sequestro di persona.     

Il generale Sabir Tareq, il maggiore Magdi Abdlaal Sharif, il capitano Osan Helmy con il suo stretto collaboratore Mhamoud Najem e il colonnello Ather Kamal. Tutti ufficiali del Dipartimento di sicurezza nazionale e dell’Ufficio investigativo del Cairo e ritenuti responsabili della sparizione di Giulio. E’ quanto è stato accertato già nel 2017 dagli investigatori di Ros e Sco secondo cui Regeni è stato seguito e pedinato fino al 22 gennaio del 2016 e poi tre giorni dopo, quando di Giulio, in prossimità della stazione Dokki della metropolitana, non si sono avute più notizie. 

Vedi: Domani Conte sarà ascoltato dalla Commissione d'inchiesta su Regeni
Fonte: estero agi


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