Ce lo dovrà pur spiegare, prima o poi, Equitalia, come si fa a tramutare un centesimo in 66 euro, facendo quindi lievitare la cifra iniziale ben seimilacentoquindici volte. Il protagonista della beffa (oltre al danno, si capisce), frutto del macchinoso sistema burocratico, stavolta è Luciano Giaretta, 61 anni, agricoltore residente a Villadose (Rovigo). Un uomo semplice: nato a Verona, si è trasferito nelle campagne rodigine per prendere in mano le redini dell’azienda agricola ereditata dal nonno materno, dove coltiva cereali e alleva bestiame, in tutto 200 capi. Per capire il “sortilegio” del centesimo diventato 66 euro, bisogna fare un passo indietro nel 2009, quando Giaretta paga i contributi unificati all’Inps per sé e i suoi due dipendenti. La cifra da versare era 3.363,01 euro. Giaretta però fa lo sbaglio di arrotondare la cifra al minimo, e il centesimo viene omesso. Qui sta il busillis. “Si vede che ho dimenticato di pagare un centesimo, e da lì si è innescato questo meccanismo perverso. Ho pagato naturalmente, per carità. Anche se sa, i soldi non è che ci sono sempre quando li vuoi, la campagna mi insegna che non è così. Ma mi sembra un paradosso, un po’ assurdo, ecco tutto”, ha raccontato. Quattro anni dopo, il sollecito: quel pagamento all’Inps non risultava. “Io non getto mai via le carte o i documenti, tengo tutto. Sono andato a cercare l’F24 – spiega Giaretta -, e l’ho portato in banca, all’Ente previdenziale e a Equitalia. Da lì, pensavo fosse tutto risolto”. Invece no. Perché arriva una missiva, datata 13 giugno, in cui il direttore dell’Inps di Rovigo segnala che “da controlli effettuati sulla sua posizione contributiva è emersa la necessità di apportare le variazioni di seguito riportate”. Voilà: 55,28 euro da pagare, per quel centesimo perso per strada. “Non ho dato bada in quel momento: dovevo lavorare nei campi, era il periodo della mietitura”. Ed ecco che scattano gli interessi di mora, che fanno lievitare la cifra a 66,15 euro, che Giaretta non deve più saldare all’Inps, ma a Equitalia. I conti tornano, e sono di una precisione e di un tempismo impeccabile. Come lo sono sempre, quando si tratta di riscuotere. Intanto gli amici da stamattina lo chiamano a casa dopo aver letto della sua storia, pubblicata dal Gazzettino Nordest, tutti increduli sia lui il protagonista. Non è un evasore: i contributi li ha sempre pagati, vantando tra l’altro crediti con l’Istituto, avanzando quindi soldi. Ecco perché l’avventura gli è indigesta: perché non semplificare le cose (e la vita), e compensare quanto Giaretta deve con i crediti vantati con l’Inps? Ma si sa, rendere difficili le cose più facili, in Italia, è da sempre una specialità: i crediti dei contribuenti sono tutt’altra cosa.