AGI – L’Italia sarà protagonista, il primo interlocutore del rilancio della Libia e la cooperazione economica tra le imprese nazionali e quelle locali può dare opportunità su entrambi i fronti. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, vola in Libia, primo tra i ministri Ue a essere ricevuto dal nuovo governo, meno di una settimana dopo il suo insediamento e mette le carte sul tavolo: è accompagnato dall’ad di Eni, Claudio Descalzi, e incontra il premier Abdul Hamid Dbeibah, il presidente del Consiglio Presidenziale, Mohamed Yunis al Menfi e la ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Najla Al-Mangoush, una delle due donne nel governo.
Al termine dei colloqui, mette sul tavolo le carte: “Lavoreremo per nuove opportunità per le nostre imprese”, attraverso formati “che permetteranno alle imprese e al mondo economico libico di dialogare con il nostro e creare due opportunità nuove su entrambi i fronti”. Di Maio e Descalzi hanno parlato con il nuovo premier non solo delle attività di Eni nel Paese, ma anche della collaborazione nell’ambito delle energie rinnovabili.
Sul tavolo, oltre agli sviluppi della questione libica, soprattutto la questione del rilancio economico del Paese e del ruolo che l’Italia può giocare con le sue imprese. Di Maio ne è convinto: “Un anno fa sarebbe stato impossibile immaginare un governo di unità nazionale in Libia con cui pianificare investimenti e il rilancio del Paese. Oggi sta accadendo e l’Italia, avendo sostenuto il percorso delle Nazioni Unite, può essere protagonista”. Italia e Libia sono “accomunate da importanti interessi geo-strategici”, “è fondamentale continuare a rilanciare la cooperazione economica tra le nostre imprese”.
La visita arriva in un momento nodale: la Libia non è più impantanata in una guerra come un anno fa, ma anzi è “diversa”, con delle istituzioni “finalmente unite che rappresentano tutto il Paese, e in questo momento l’Italia è il primo interlocutore”. Il Paese ha finalmente il percorso di riconciliazione tra le parti con un governo di unita’ nazionale legittimato, per la prima volta da anni, da un voto parlamentare. Ci sono tutte le premesse, dunque, per un cambio di marcia e l’Italia, che ha sempre scommesso sulla politica e la diplomazia, vuole giocare la sua parte.
Descalzi ha confermato al premier “il pieno impegno della società per quanto riguarda le attività operative e i progetti nel Paese, con particolare focus sullo sviluppo del gas, strategico per Eni nella sua transizione energetica e per la Libia e che sarà vitale per sostenere la crescita prevista della domanda di elettricità nel Paese e ridurre l’utilizzo di fonti a maggiore impatto carbonico”.
Eni è il primo produttore di gas in Libia e il principale fornitore di gas al mercato locale, con una quota di circa l’80%. La società “continuerà a svolgere un ruolo di primo piano nella produzione di gas grazie ai nuovi progetti di sviluppo offshore”.
Descalzi e Dbeibah hanno anche discusso delle opportunità da sviluppare nel Paese per quanto riguarda il settore delle rinnovabili, che permetterebbero di rispondere all’aumento di richiesta di energia elettrica senza aumentare il consumo locale di idrocarburi e le emissioni di CO2.
Dbeibah ha espresso il suo apprezzamento “per la partnership storica e strategica con Eni, ringraziandola per il suo ruolo attivo di attore primario nel settore energetico e, nel nuovo contesto di maggiore stabilità, ha incoraggiato a promuovere nuovi investimenti e a continuare l’impegno in ambito sociale attraverso il supporto costante alla popolazione nei settori sanitario ed educativo, e piu’ di recente nel settore della generazione elettrica e nella lotta alla pandemia dal Covid-19″.
Eni, presente in Libia dal 1959, ha continuato ad operare ed investire in Libia, nonostante le difficoltà degli ultimi anni, anche grazie al supporto della società di Stato Noc, partner storico nel Paese. La società è pronta “a continuare a sviluppare le ingenti riserve del Paese già scoperte e valorizzare anche l’importante potenziale esplorativo ancora presente”.
Il governo di unità nazionale appena insediato deve portare il Paese alle elezioni parlamentari e presidenziali previste per il 24 dicembre, completare l’attuazione del cessate il fuoco, smobilitare le milizie e fare spazio alla missione di monitoraggio Onu della tregua, che peraltro è già sul campo. Il ritiro delle milizie straniere è un punto fondamentale del processo di pace ma tutti sono consapevoli che bisogna dare tempo al nuovo governo di fare il suo lavoro. Una Libia stabile giova a tutti, ma in primis all’Italia perche’ migliorando la sicurezza nella regione, le condizioni di vita delle popolazioni e la loro economia, si ridurranno anche i flussi migratori.
Tra l’altro il Consiglio dell’Unione Europea deve prolungare di altri due anni, fino al 31 marzo 2023, il funzionamento di “Irini”, la missione a guida italiana (è comandata dal vice ammiraglio Fabio Agostini) cominciata alla fine di marzo 2020 per sostenere l’embargo alle armi delle Nazioni Unite. L’alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, che la scorsa settimana è stato in Italia proprio per il primo anniversario della missione, ha ringraziato esplicitamente l’Italia per il ruolo svolto; e ha anticipato che nei prossimi giorni verrà presentata una proposta per il ruolo di inviato speciale Ue per la Libia. Insomma il processo e’ avviato, ora deve dare i suoi frutti.
Source: agi