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Detenuto appicca fuoco e ferma soccorsi a compagno che poi muore

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Un detenuto nel carcere di Uta (Cagliari) che stamane aveva accusato un malore, è morto in infermeria dopo che il compagno di cella, appiccando un incendio, ha impedito gli immediati soccorsi. Gli agenti della polizia penitenziaria in servizio hanno prima dovuto spegnere le fiamme e poi mettere in salvo i detenuti, incluso quello che era stato male e per il quale era già stato contattato il medico di turno. Con una barella l’uomo è stato trasferito nell’infermeria dell’istituto penitenziario, ma un secondo malore gli è stato fatale. Lo riferisce Michele Cireddu, segretario generale della Uil Pa Polizia penitenziaria per la Sardegna.
“Di fatto, un detenuto ha impedito, provocando un incendio, che si soccorresse il proprio compagno di camera e il ritardo causato non ha consentito una tempestiva assistenza medica”, spiega il sindacalista, che segnala altri momenti di tensione, ieri, quando in una sezione alcuni detenuti hanno fatto esplodere bombolette di gas nei corridoi delle sezioni. “Lavorare in una situazione del genere è un vero e proprio inferno. Siamo estremamente preoccupati perché il governo e il Dipartimento stanno rispondendo all’emergenza, a nostro avviso la più grave degli ultimi 30 anni, con provvedimenti nemmeno ordinari”.
“Nel carcere di Uta ormai gli eventi gravi hanno raggiunto un numero allarmante”, precisa Cireddu, “solo il triplo rispetto al totale di quelli degli altri istituti della Sardegna; in proporzione al numero di detenuti Uta detiene il primato in Italia. Anche dal punto di vista delle presenze detentive si è raggiunta un’allarmante percentuale di sovraffollamento: sono più di 150 i detenuti oltre la capienza regolamentare e la carenza organica della polizia penitenziaria ha superato le 100 unità. Dati significativi che continuano a essere ignorate”. (AGI)