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Decreto Cutro: Cassazione decide il 17/9 su rinuncia Viminale

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Le Sezioni civili unite della Corte di Cassazione hanno fissato per il 17 settembre, alle ore 10, la camera di consiglio per decidere sulla rinuncia presentata del ministero dell’Interno e dalla questura di Ragusa (per sopravvenute modifiche al quadro normativo) e sull’opposizione alla stessa presentata dall’avvocata Rosa Emanuela, che ha chiesto anche che il giudizio non venga estinto e che la Corte di pronunci sul ricorsi incidentali. Si procederà d’urgenza, stante “l’esigenza di offrire tempestivamente alla Corte di Giustizia un quadro definitivo sulla sorte dei giudizi pendenti” davanti alla Corte di Cassazione. I relatori dei 5 ricorsi (per tre dei quali ministero e questore di Ragusa hanno formalizzato rinuncia) saranno i consiglieri Francesco Terrusi e Antonio Scarpa. Il pubblico ministero ha la facoltà di presentare conclusioni scritte fio al 5 settembre e le parti potranno invece presentare le rispettive memorie entro il 10 settembre. La questione interessa i ricorsi promossi in Cassazione, sulla non convalida dei fermi di una decina di migranti operati in forza delle disposizioni del cosiddetto ‘Decreto Cutro’. La rinuncia deriva dalle modifiche del decreto Piantedosi in vigore dal 20 giugno e che farebbero venir meno una delle questioni, ovvero la quantificazione della cosiddetta cauzione. La seconda questione rimanda i soggetti che vennero sottoposti al fermo non convalidato dal Tribunale di Catania, non sono reperibili e quindi qualunque decisione assunta non potrebbe essere applicata. L’avvocata Romsa Emanuela Lo Faro invece chiede che la Cassazione e la Corte di Giustizia europea continuino il processo decisionale per le questioni sollevate nei ricorsi incidentali e che hanno refluenze determinanti nei diritti dei migranti in merito alla procedura e alle definizioni. Diverse le questioni giuridiche sollevate: ai fini della definizione della cosiddetta procedura accelerata per i richiedenti asilo provenienti da paesi sicuri, quali siano le direttive per qualificare i Paesi sicuri, quando una zona si definisce di transito o di arrivo per la determinazione della decorrenza dei termini in cui deve essere effettuato un fermo. Le ripercussioni sulle procedure indicate dall’avvocata Lo Faro potrebbero essere di elevata importanza anche nel prossimo futuro. “Mettiamo il caso dei prossimi invii di migranti in Albania – aveva detto all’AGI l’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro – se i migranti vengono soccorsi in acque internazionali e il fermo avviene dopo un mese, è legittimo? E come si qualifica la competenza di un distretto di Corte di Appello rispetto ad un altro? Chiarimenti essenziali per la tutela dei diritti dei migranti”. (AGI)