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De Klerk, l’ultimo presidente bianco del Sudafrica, che scarcerò Mandela

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di Antonino Gulisano

La Fondazione FW de Klerk ha annunciato la morte pacifica dell’ex presidente FW de Klerk nella sua casa di Fresnaye, dopo aver combattuto contro il cancro.
Frederik de Klerk, l’ultimo presidente bianco del Sudafrica, che scarcerò Mandela e con lui condivise il premio Nobel per la Pace nel 1993.
A capo del Partito Nazionale (National Party, poi diventato Nuovo Partito Nazionale, New National Party) dal 1989 al 1997, in qualità di capo di Stato accompagnò il Paese dall’apartheid al post-segregazione razziale, avviando negoziati che si conclusero con l’estensione degli stessi diritti civili dei bianchi a tutte le etnie del Sudafrica e ponendo fine alla trentennale carcerazione di Nelson Mandela, attivista per i diritti delle persone nere nel Paese.
Chi era Frederik de Klerk, l’ultimo presidente bianco del Sudafrica?
Ha esercitato la professione di avvocato, nel 1972 gli fu offerta la cattedra di diritto costituzionale all’università di Potchefstroom ma egli rifiutò per entrare nella politica attiva: e venne eletto nelle file del NP in Parlamento come rappresentante del collegio di Vereeniging.
Nel 1978, dopo essere stato per cinque anni e mezzo un parlamentare senza incarico, fu nominato membro del Governo, incarico che non lasciò mai più nei successivi 11 anni durante i quali fu responsabile dei seguenti dicasteri:
Poste, Telecomunicazioni, Assistenza e Pensioni, Sport e Spettacolo, Ambiente e Attività Minerarie, Energia e Miniere, Interno e Pubblica Istruzione (dal 1984 al 1989)
Dopo una carriera politica spesa con la reputazione di conservatore, nel 1989 si mise a capo delle forze illuminate (verligte) del partito di governo e questo lo portò ad essere eletto, il 2 febbraio 1989, leader del Partito Nazionale, succedendo a Pieter Willem Botha, che manteneva la carica di presidente dello stato.
De Klerk comprendeva benissimo che l’apartheid, legge di segregazione razziale, non poteva più sopravvivere e che urgevano concessioni dirette, al massimo, alla divisione dei poteri con la maggioranza nera. Egli giunse a tali conclusioni per i seguenti motivi:
– Il crescente intensificarsi delle agitazioni popolari nel paese e la consapevolezza che esse non potevano essere affrontate ancora una volta con la repressione poliziesca ma attraverso un netto cambiamento politico.
– Le sempre maggiori sanzioni internazionali comminate dall’ONU che stavano soffocando l’economia sudafricana.
– Un crescente numero di sudafricani bianchi era sempre più deluso dalla politica di apartheid.
– Il crollo del comunismo nell’Europa Orientale faceva venir meno il pericolo rosso (rooi gevaar).
Dopo numerosi negoziati segreti e dopo l’intervento dei paesi confinanti il Sudafrica, detti della “linea del fronte”, il 2 febbraio 1990, nel suo discorso di apertura del Parlamento, de Klerk annunciò la legalizzazione dell’ANC, del Congresso Panafricano (PanAfrican Congress, PAC) e del Partito Comunista Sudafricano (South African Communist Party, SACP), ordinò il rilascio di molti prigionieri politici, ridusse i termini del fermo di emergenza a sei mesi e annunciò la sospensione delle sentenze di morte. Questo annuncio e le azioni che ne seguirono prepararono il terreno per i negoziati che condurranno alla fine dell’apartheid e del governo del Partito Nazionale.
Il 10 febbraio il presidente annunciò la liberazione del leader storico dell’ANC, Nelson Mandela, dopo 26 anni di detenzione.
Nel 1991 le leggi che relegavano la popolazione non bianca in determinate aree del paese fu abolita, come fu abolita la classificazione del popolo sudafricano in razze. Grazie a questi provvedimenti il Sudafrica muoveva i suoi primi passi verso una piena e compiuta società multirazziale. Nel marzo 1992 de Klerk tenne un referendum dove i sudafricani (naturalmente bianchi, gli unici aventi diritto di voto) erano chiamati a pronunciarsi sulle riforme del presidente, sia quelle già passate sia le eventuali future: nonostante le pressioni dell’estrema destra, l’elettorato dette ragione al presidente con il 68% di sì.
Nel 1993 de Klerk fu insignito, insieme a Nelson Mandela, del Premio Nobel per la pace per gli sforzi compiuti nello smantellare pacificamente l’apartheid e per aver gettato le fondamenta per un nuovo Sudafrica libero e democratico. Nonostante tutto i negoziati portarono, nel dicembre 1993, al varo di una costituzione provvisoria e, il 27 aprile 1994, alle prime elezioni multirazziali della storia del Sudafrica.
I motivi che guidarono il Presidente nella sua decisione di abbattere l’apartheid, cioè se questi motivi erano la convinzione che questo regime fosse veramente sbagliato o se i motivi che portarono a questa svolta politica furono più che altro le sempre più incessanti pressioni internazionali e interne, de Klerk ha sempre risposto che lo hanno guidato le sue convinzioni personali: cioè la convinzione che con la fine della segregazione razziale egli avrebbe portato giustizia a tutti, ovvero la convinzione che egli non avrebbe mai potuto fare l’interesse del suo popolo (i bianchi) se questo interesse si fosse basato sul commettere ingiustizia sull’altro e ben più numeroso popolo (i non bianchi) che condivideva con lui lo stesso paese.