di redazione
L’ormai tradizionale appuntamento del World Economic Forum, che la fondazione svizzera orrganizza ogni anno a Davos tra i principali rappresentanti della politica e dell’economia internazionale ed un gruppo, accuratamente selezionato, di giornalisti e di intellettuali, per discutere delle più grandi e pressanti problematiche globali, anche in tema di ambiente e di salute, quest’anno sostituiscono l’annuale appuntamento del World Economic Forum, è stato annullato a causa della pandemia e sostituito con un incontro on line chiamato “Davos Agenda”.
Nella prima giornata di videoconferenze è emerso un forte appello ai governanti ad intraprendere azioni positive perché venga reso accessibile a tutti i cittadini del mondo l’accesso a Internet per garantire la fruibilità di molti servizi essenziali oggi offerti sul Web. Un’accelerazione resa necessaria dalla grande accelerazione data dalla pandemia alla digitalizzazione.
La pandemia di Covid 19, e ancor più la nuova ondata determinata dalla variante Omicron, ha fatto emergere tutta una serie di fragilità del sistema economico, sul piano delle catene di approvvigionamento da riorganizzare alla carenza di materie prime con il conseguente rialzo dei prezzi, fenomeni tutti che hanno inciso in modo rilevante sugli equilibri geopolitici e accentuato la spinta alla competizione tra i mercati internazionali.
Dalla Davos Agenda giunge chiaro il messaggio che nessun leader, o istituzione o azienda può affrontare in solitudine le sfide ambientali, tecnologiche, economiche, sociali in un quadro mondiale sempre più complesso e interdipendente. Ciò rende indispensabile la ricerca di nuove alleanze e nuove partnership per consentire a tutti gli stakeholder, cioè i protagonisti della vita economica, possano trarre vantaggio dalle nuove tecnologie 4.0, sfruttando le opportunità che queste sono in grado di offrire non solo allo sviluppo delle aziende, ma anche alla fruizione da parte di tutti i cittadini di diritti fondamentali.
Momento topico dell’inizio dei lavori di Davos Agenda è stato l’intervento del nuovo Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha dato conferma della volontà del suo governo di assumere, in qualche modo, la leadership europea della transizione ecologica, impegnandosi a raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2045, cioè cinque anni prima del target europeo.
Alla Germania nel 2022 spetta il periodo di presidenza del G7 (nel2023 toccherà al Giappone) e Scholz ha affermato di volerne trasformare il gruppo ristretto di presidenza in una sorta di cabina di regia internazionale per la transizione climatica.
“Ciò che vogliamo ottenere – ha detto Scholz – è un cambio di paradigma nella politica climatica internazionale. Non aspetteremo più il più lento e il meno ambizioso ma daremo l’esempio e daremo il via all’azione per il clima trasformando il fattore di costo in un vantaggio competitivo, concordando standard minimi comuni e in programma ambizioso, audace e cooperativo. L’obiettivo, ha aggiunto, è quello di impegnare i membri del club a raggiungere l’obiettivo di contenere il surriscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi e di arrivare alla neutralità climatica entro il 2050 al piu’ tardi”.
Il Cancelliere tedesco ha anche annunciato che entro il 2030, l’80% dell’energia in Germania proverrà da fonti rinnovabili, il doppio rispetto ad adesso. “Questo – ha detto Scholz – richiede massicci investimenti nelle nostre infrastrutture, dalle reti elettriche ai gasdotti all’idrogeno. Accelereremo i processi di pianificazione e stimoleremo gli investimenti privati nelle tecnologie future e nella digitalizzazione”.