AGI – Circa 100mila dosi in meno in arrivo la prossima settimana, e presumibilmente nelle settimane a venire. E’ questo l’impatto sull’Italia della decisione di Pfizer, comunicata ieri, di tagliare del 29-30% la fornitura di vaccini contro il Covid. Una riduzione inaspettata, che preoccupa il commissario Arcuri, anche perchè proprio in questi giorni partiranno i primi richiami, ossia la somministrazione della seconda dose a coloro che hanno per primi ricevuto il vaccino, che vanno eseguiti secondo la stessa Pfizer a 21 giorni dalla prima dose.
Il V-Day è stato il 27 dicembre, quindi domani saranno tre settimane esatte. A quanto si apprende, le dosi di vaccino attese da lunedì sarebbero state circa 530-540mila, più quindi delle 470mila delle scorse settimane perchè nel frattempo c’è stato l’acquisto a livello Ue di una partita aggiuntiva. Con il taglio annunciato si dovrebbe scendere a 430-440mila dosi settimanali.
Non sarà un problema per i primi giorni: il 27 dicembre, data di un avvio più che altro simbolico, i vaccinati erano stati 7.420, e il primo gennaio in totale erano 49.506, con circa 10mila vaccinazioni al giorno in media. Poi però la campagna aveva preso quota, salendo a 35-40mila vaccinati al giorno, poi fino a 91mila. A partire dalla settimana del 28 gennaio saranno oltre mezzo milione gli italiani da “ri-vaccinare”, ossia a cui somministrare la seconda dose, e si porrà il problema di come fare.
L’indicazione per le Regioni era quella di mettere da parte il 30% delle dosi consegnate proprio per assicurarsi la possibilità di fare i richiami senza intoppi, ma non tutte le Regioni si sono attenute, con la Campania ad esempio che ha somministrato già il 97% delle dosi disponibili, e altre Regioni come Veneto, Emilia Romagna, Umbria e Toscana oltre l’80%.
Sarà inevitabile, si ragiona negli uffici del commissario, sacrificare diverse “prime dosi” per tramutarle in richiami: in una parola, rimandare la vaccinazione per una quota non irrilevante di soggetti, proprio quando dovrebbe essere già partita l’attesa “fase 2”, ossia la vaccinazione degli over 80.
Esclusa a priori la possibilità, ventilata anche in altri Paesi europei, di eseguire il richiamo con il vaccino Moderna: impensabile che le due somministrazioni siano di due farmaci diversi, seppure con un meccanismo di funzionamento molto simile. Così come sarebbe rischioso, e mai testato negli studi clinici, posticipare la somministrazione della seconda dose, passando dai 21 giorni canonici a 28 o anche oltre. Troppo alto il rischio di vanificare quanto fatto in queste prime settimane di campagna vaccinale, con l’Italia saldamente in testa in Europa sia per numero assoluto di vaccini iniettati sia per dosi somministrate in base alla popolazione.
La partita dunque si gioca prevalentemente con Pfizer: ieri Arcuri in una dura nota ha detto di essere pronto a “tutelare la salute degli italiani in ogni sede”, ma essendo l’acquisto dei vaccini centralizzato a livello Ue, è probabile che se si sceglierà la via legale sarà Bruxelles a muoversi. Intanto regna l’incertezza: la casa farmaceutica ha annunciato che il taglio delle dosi durerà 3-4 settimane, e che la consegna di quanto pattuito sarà comunque garantita entro il primo trimestre. Ma in realtà non c’è un impegno esplicito in tal senso, nè una nuova tabella di marcia su cui poter ripianificare i tempi della campagna.
Vedi: Dalla Pfizer 100 mila dosi in meno a settimana, allarme per i richiami
Fonte: cronaca agi