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Da Kabobo al pugile, gli omicidi in strada senza un perché

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Uccidere per strada una persona a caso, senza una ragione, come ha confessato di avere fatto Moussa Sangare con Sharon Verzeni a Terno d’Isola. “Sono uscito con quattro coltelli e avevo l’impulso di colpire qualcuno” ha raccontato agli inquirenti. A Milano è ancora viva come un incubo la memoria di Adam Kabobo, l’uomo di origini ghanesi che, all’alba dell’11 maggio 2013, armato di piccone scelse le vittime per strada a caso uccidendone tre e ferendone quattro. “Sono state le voci a dirmi di prendere quella sbarra e di usarla per colpire qualcuno” spiegò al magistrato. Venne condannato a 22 anni di carcere col riconoscimento del vizio parziale di mente perché la sua capacità d’intendere e di volere era “grandemente scemata al momento dei fatti ma non assente”. “Uccise per rancore verso la società perché si sentiva escluso” ipotizzò in aula l’accusa.
Ridha Mahmoudi doveva molto a don Roberto Malgesini, il ‘prete degli ultimi’, perché lo aveva sfamato e aiutato. La mattina del 15 settembre 2020 lo raggiunse nel piazzale davanti alla Chiesa di San Rocco a Como dove stava preparando cibo e bevande calde per i senzatetto. Lo colpì con 25 fendenti in meno di 4 minuti. Venne condannato a 25 anni, evitò l’ergastolo perché non fu riconosciuta la premeditazione e non venne accolta la richiesta di una perizia psichiatrica da parte della difesa.
“L’ho ucciso perché era felice” dichiarò Said Mechaquat che nel febbraio del 2019 accoltellò il giovane commesso Stefano Leo, mentre camminava verso il lavoro in un vialetto lungo il Po, a Torino. Dopo essersi costituito, spiegò che non conosceva la vittima e aveva agito per sfogare un disagio personale. E’ stato condannato a 30 anni. Il 6 agosto 2010 il pugile dilettante ucraino Oleg Fedchenko, 27 anni, uccise per strada a Milano la prima persona che incontrò uscendo di casa, Emolou Arvesu, una donna filippina di 41 anni, madre di due figli. La gup di Milano Roberta Nunnari lo assolse dall’accusa di omicidio aggravato perché non imputabile dopo che una perizia psichiatrica aveva stabilito l’incapacità di intendere e di volere perché soffriva di schizofrenia. Dietro un omicidio ‘senza una spiegazione’ la cronaca dice che spesso c’è una sofferenza psichiatrica, quella che, secondo il legale di Sangare, potrebbe avere spinto anche l’assassino di Sharon Verzeni. Anche la letteratura ha offerto personaggi killer apparentemente senza un perché come il protagonista dello ‘Straniero’ di Albert Camus.Il giovane impiegato Mersault ammazzò per strada un arabo senza motivo. Coi giudici si giustificò che c’era troppo sole, un sole accecante: “Dietro a me si addossava tutta una spiaggia vibrante di sole (…). Tutte le vene mi battevano insieme sotto la pelle. A causa di quel bruciore che non potevo più sopportare ho fatto un movimento in avanti”. Dopo avere sparato quattro colpi verso l’arabo, disse ai giurati, “sentii di essermi scrollato via il sudore e il sole”. (AGI)