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Da Chernivtsi partono gli aiuti per gli ospedali delle zone bombardate, ma "mancano strumenti chirurgici"

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AGI – “Servono strumenti, apparecchiature chirurgiche, kit di pronto soccorso, elettrocoagulatori, monitor per i parametri vitali, elettrobisturi, coperte ipotermiche. Ieri mentre stavo facendo un intervento in laparoscopia si è rotto il macchinario, giusto per fare un esempio. Abbiamo attrezzature obsolete”. Non adeguate per aiutare l’ondata di rifugiati, molti feriti e con diversi problemi di salute, che si stanno riversando a Chernivtsi, città situata nel sud-ovest del Paese, 40 km dal confine con la Romania, al momento risparmiata dai combattimenti.

Qui lavora Oleg Bodnar, primario di chirurgia dell‘ospedale pediatrico della Bukovnian State Medical University, che all’AGI ha raccontato cosa sta succedendo e come la città sia diventata un centro smistamento di aiuti per tutti gli ospedali che si trovano sotto le bombe e luogo di transito e accoglienza per i rifugiati. 

Il dottore, che è anche volontario della Fondazione Francesca Rava con la quale ha collaborato ad Haiti, adesso è nel suo Paese, dove sta prestando soccorso, e si dice pronto anche a prendere le armi se l’esercito ucraino avrà bisogno di lui. Ma al momento “il numero di dottori nell’esercito è sufficiente. Poi domani si vedrà”. 

“Proprio perché la situazione qui, nell’ovest dell’Ucraina, è più ‘tranquilla’, riusciamo a raccogliere tutti gli aiuti umanitari, li raggruppiamo, li dividiamo e li distribuiamo poi agli ospedali di tutte le città” bombardate, “dove adesso manca tutto, come a Kiev che “ci ha chiesto l’invio di materiale chirurgico. Abbiamo diverse auto e pulmini che partono di continuo fino alle zone di guerra. Sono piene di aiuti che arrivano dall’Italia, dalla Fondazione Rava”. In altre parti del Paese è il caos.

“Oggi sono andato in un rifugio anti aereo e ho parlato con alcuni profughi da Kiev, raccontano storie terribili. C’era una madre che ha avuto la casa distrutta dalle bombe, ha avuto giusto il tempo di prendere in braccio la sua bambina e scappare, non ha nulla con sè, solo un documento. La situazione nei bunker a Kiev è tremenda, un bimbo piccolo è morto perché non aveva abbastanza cibo. E nel nostro ospedale di Mariupol abbiamo molti profughi bambini abbandonati con la polmonite”.

Ma mentre le ‘merci’ viaggiano, anche se con grande cautela perché molte infrastrutture del paese sono state distrutte, non si possono trasportare i bambini feriti. “E’ troppo pericoloso e le strade potrebbero essere bombardate dall’esercito russo”.

Ecco perché il numero delle vittime di questa guerra secondo il dottor Bodnar “è molto più alto delle cifre ufficiali, che al momento parlano di 79 bambini morti e 100 feriti dall’inizio del conflitto. Ci saranno almeno 200 vittime. I bambini gravemente feriti non vengono da noi perché è impossibile trasportarli dalla zona di guerra”. Anche se l’ospedale di Chernivtsi sarebbe pronto ad accoglierli. “Al momento sono stati vietati gli interventi chirurgici non urgenti, proprio per lasciare dei posti letto liberi per la cura dei bambini feriti”.

Source: agi


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