Di Antonino Gulisano
Proseguiamo il nostro approfondimento sulla realtà degli ecomusei con un contributo del prof. Antonino Gulisano
Venerdì 26 Giugno ho partecipato all’incontro “Per un ecomuseo del Fiume Simeto” organizzato dal Presidio partecipativo del patto del Fiume Simeto. Ho aderito all’incontro nella qualità di socio e in rappresentanza del Comitato beni comuni Future Generazioni “Rodotà”. Che cos’è l’ecomuseo?
Secondo la definizione del 1971 dell’archeologo, storico e museologo francese, Hugues de Varine, si tratta di “un qualcosa che rappresenta ciò che un territorio è, ciò che sono i suoi abitanti, a partire dalla cultura viva delle persone, dal loro ambiente, da ciò che hanno ereditato dal passato, da quello che amano e che desiderano mostrare ai loro ospiti e trasmettere ai loro figli”.
Identità, cultura, territorio: sono questi gli elementi basilari che caratterizzano un ecomuseo. Desidero fare alcune riflessioni sull’incontro e sulla definizione di Ecomuseo.
Prima osservazione: il termine “ecomuseo” mette fuori strada il concetto stesso di “museo”. A prima vista il cittadino è portato a pensare a qualcosa di chiuso, di statico e di fuori moda. Personalmente, essendomi occupato del parco dell’Etna quando ho partecipato alla stesura dell’Ente Parco, ho sostenuto e sostengo che il concetto di Parco non è un sistema naturale statico e da mummificare. Anzi è un sistema naturale da preservare, valorizzare economicamente, socialmente e culturalmente, da trasmettere alle nuove generazioni.
Seconda osservazione: Come tutti i sistemi archeologici, naturalistici, architettonici, sia urbani che agricoli, che insistono lungo il fiume Simeto devono essere un Parco integrato tra le varie istituzioni insistenti nel territorio e i vari soggetti sociali e culturali ed essere definiti Beni Comuni, sia pubblici, che privati, come patrimoni Universale umano.
In Sicilia è in vigore la legge regionale 16/2014 , che riconosce, attualmente undici strutture in tutta l’isola.
Qualcuno attualmente in Sicilia, intende indicare quale nuova frontiera dello Sviluppo Rurale la strada dell’Ecomuseo, “il territorio come museo”. Il territorio siciliano caratterizzato da un ricchissimo ed unico patrimonio artistico-culturale, naturale e paesaggistico, offre opportunità di sviluppo in grado di stimolare, fortemente, la vitalità socio-economica delle aree rurali. Riprendendo i concetti fondamentali di Ecomuseo è fondamentale evidenziare la forma innovativa che questa rappresenta, come Parco, rispetto al concetto classico di museo. Mentre il museo tradizionale è collocato all’interno di un edificio con lo scopo di rappresentare staticamente le proprie collezioni di oggetti, opere d’arte e reperti, l’Ecomuseo, meglio Parco, è situato nel territorio e ne rappresenta gli elementi culturali: l’ambiente, il paesaggio, le memorie, le tradizioni e la storia.
L’incontro è stato articolato in 4 sottogruppi. Personalmente ho partecipato al gruppo Agricoltura e percorsi. Tra le indicazioni di recupero e valorizzazione del territorio di Paternò, lungo il fiume Simeto, ho parlato del recupero di un vecchio progetto suburbano integrato delle salinelle e il recupero dei vecchi mulini ad acqua. Sostenendo che dobbiamo pensare il sistema del fiume Simeto come Bene Comune. In questa ottica dobbiamo lavorare in sinergia con tutti questi soggetti partecipanti e in particolare con il Comitato Beni comuni “Rodotà” presieduto dai Prof. Mattei e Lucarelli.
L’istituzione degli ecomusei, meglio Parco integrato del Fiume Simeto, consentirà alle comunità di prendersi cura di intere aree attraverso progetti condivisi di tutela, valorizzazione, manutenzione e produzione di cultura in un ambiente omogeneo. Si punterà sugli stili di vita tradizionali, e sui patrimoni naturalistici storici e artistici rilevanti. La comunità stessa si identifica nell’ecomuseo, o meglio Parco integrato del Fiume Simeto, e ciò consentirà di preservare sia la memoria storica dei luoghi, sia quella collettiva e da trasmettere alle nuove generazioni.