AGI – C’è un video che gira in rete e costituisce un pericoloso inciampo per chiunque, anche per i più attenti osservatori. Questo video è relativo alla celeberrima staffetta televisiva di Samarcanda e Maurizio Costanzo Show del 26 settembre 1991, che seguiva l’omicidio del coraggiosissimo imprenditore Libero Grassi, al quale dobbiamo la ribellione al racket in Sicilia.
Durante quella trasmissione, che ebbe il merito di denunciare con forza la violenza mafiosa, venne mostrata un’intervista al sedicente pentito Rosario Spatola, che accusò l’ex ministro Mannino di vicinanza alle cosche.
Nel corso della stessa trasmissione il magistrato Giovanni Falcone fu costretto a difendersi dall’attacco di alcuni partecipanti che lo avversavano per aver accettato il ruolo assegnatogli dall’allora ministro Claudio Martelli (ovvero Direttore degli Affari Penali del Ministero di Grazia e Giustizia).
Ad un certo punto, compare dalla platea un giovane politico, ovvero Totò Cuffaro, poi presidente della Regione Siciliana, che si scagliò contro il Giudice Taurisano che conduceva l’inchiesta nei confronti di Calogero Mannino, scaturita dalle dichiarazioni di Spatola, la cui attendibilità era stata confutata in precedenza durante un interrogatorio condotto da Paolo Borsellino il 16 settembre 1991. Infatti, l’inchiesta contro Mannino venne archiviata dal giudice Lorenzo Matassa l’11 ottobre 1991, pochi giorni dopo la trasmissione, per l’inattendibilità di Spatola, proprio grazie al precedente interrogatorio di Borsellino (“Mannino non è mafioso e il caso viene archiviato”, La Repubblica, 12 ottobre 1991).
Nonostante le cronache dell’epoca avessero correttamente narrato gli eventi (si vedano, tra i tanti, La Repubblica ed il Corriere della Sera dei giorni 27, 28 settembre e del 12 ottobre 1991), a partire dal 2007 – quindi moltissimi anni dopo la trasmissione – ha iniziato a circolare su internet un video con il titolo “Cuffaro aggredisce Falcone”, spesso erroneamente ripreso da fonti giornalistiche, attraverso cui si è lasciato credere che quel famoso “sfogo” del giovane Cuffaro non fosse rivolto contro Spatola e Taurisano, ma contro il dottor Falcone.
Per ripristinare la verità storica sono dovuti intervenire sia il Tribunale di Palermo (Sentenza n. 1742/ 2013) che la Corte di Appello del capoluogo siciliano (Sentenza n. 1247/2021).
Cuffaro, infatti, agì contro Antonio Di Pietro (tramite gli avvocati Salvatore Ferrara e Giovanni Gruttad’Auria), che aveva rilanciato quel video, ed in entrambi i casi i Giudici sono giunti alla conclusione che “l’attacco del Cuffaro non è diretto alla “magistratura” nel suo complesso, bensì a un singolo magistrato (si notino le espressioni: “un giudice corrotto… un magistrato”, sopra riportate), e più esattamente al giudice Taurisano, resosi artefice, secondo il Cuffaro, di indagini fondate su dichiarazioni non riscontrate di un pentito, la cui credibilità sarebbe stata in seguito sconfessata”. Il tutto, “Benché, infatti, nel corso dell’intervento del Cuffaro, sovente venga inquadrato Giovanni Falcone”.
È chiaro che il video, diventato virale in rete, ha scatenato una pletora di commenti aggressivi e diffamatori verso Totò Cuffaro, sfruttando anche la sua condanna definitiva per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra.
Ed allora, per il ripristino della verità, meglio chiarire una volta per tutte visto che anche chi scrive è incappato nel medesimo video. E precisare che il video e l’aggressione ai danni di Falcone sono una fake news. Chiunque sbagli deve ammetterlo. Il giornalismo non è quello che non commette mai errori, ma quello che quando sbaglia lo ammette ed informa dell’errore.
Source: agi