Erba secca, arance piccole e animali senza pascolo e dunque destinati alla macellazione. E’ apocalittico, ma reale, il quadro delle campagne siciliane disegnato dalla Cia della Sicila Orientale. “La situazione è gravissima in tutti i comparti e si possono purtroppo già tirare le somme – ha spiegato il vice presidente vicario Stefano Cannistrà nel corso di un incontro con il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi – con arance di piccola pezzatura in una stagione difficile che non lascia presagire nulla di buono per la prossima; la cerealicoltura in gran parte della Sicilia e principalmente nella Piana di Catania, nel basso Ennese e nella zona del Calatino non vedrà la mietitura”. “Solo erba secca e qualche spiga nana e priva di chicchi – ha aggiunto Salvatore Grosso, vice presidente – Dopo aver sostenuto i costi esosi di produzione in queste aziende il reddito sarà zero con grandi difficoltà ad affrontare la campagna successiva tranne indebitamenti insostenibili. Le ortive da pieno campo come meloni, carciofi, angurie e ortaggi non potranno essere coltivati a causa della mancanza di acqua negli invasi e nel sottosuolo. Allevatori che non avendo pascoli e fieno hanno deciso di portare a macellazione gli animali a fine carriera. Quel poco di fieno che si riesce a trovare, lo si paga con aumenti di 3 o 4 volte in più. Manca l’acqua per dissetare gli animali in vita che senza alcun aiuto diventano una spesa insostenibile”.
Gli invasi siciliani oggi raggiungono appena al 25% del loro potenziale, significa che in quasi tutto il territorio del bacino imbrifero della Piana di Catania non potrà partire la stagione irrigua con danni economici e sociali irreparabili per il comparto. Ecco perché nessuna goccia di acqua va dispersa e va garantito il sollevamento dove l’acqua c’è (Invaso di Lentini ). Anche qui ad oggi nessun intervento pensato è stato realizzato”. “Di fronte a questo dramma – ha sottolineato Giosuè Catania – il governo nazionale non è stato in grado di mettere in campo misure finanziarie finalizzate a garantire quel minimo di ristoro per le aziende agricole e mantenerle in vita. Il Consiglio dei Ministri nel suo insieme avrebbe dovuto avere una visione unitaria e decidere attraverso lo Stato di emergenza un pacchetto di misure anche per l’agricoltura e non frammentare le responsabilità”. “E’ evidente che la mancanza di programmazione negli anni – ha proseguito Giosuè Catania, coordinatore della giunta – è stata devastante per questa terra con gravissime responsabilità dei governi sia nazionale che regionale, privi di professionalità e lungimiranza incapaci di realizzare un vero e proprio Piano di regolazione delle acque ed una riordino della Bonifica”. (AGI)
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