L’emergenza sanitaria e la crisi economica hanno aggravato le disuguaglianze sociali, allargando la forbice del divario tra ricchi e poveri, trend già in crescita nel periodo pre-pandemico. Un rapporto di Oxfam sulla pandemia sottolinea come in Italia, a fronte di un impoverimento generale della piccola e media impresa, si assiste allo stesso tempo ad un aumento della concentrazione di capitali nelle mani di pochi ovvero delle grandi imprese e multinazionali
di Giuseppe Accardi
L’emergenza sanitaria e la crisi economica hanno aggravato le disuguaglianze sociali, allargando la forbice del divario tra ricchi e poveri, trend già in crescita nel periodo pre-pandemico. È questo il resoconto del rapporto Oxfam sulla pandemia presentato nei giorni scorsi, a margine del Word Economic Forum, con un capitolo interamente dedicato all’Italia, che sottolinea come a fronte di un impoverimento generale della piccola e media impresa, si assiste allo stesso tempo ad un aumento della concentrazione di capitali nelle mani di pochi ovvero delle grandi imprese e multinazionali.
Nello specifico, colossi del settore Big Tech, E-commerce e Farmaceutico con l’acuirsi della pandemia e simultaneamente della crisi economico-emergenziale hanno beneficiato di enormi introiti che hanno fatto lievitare i bilanci e la produzione e hanno creato un divario incolmabile con i rispettivi competitor, nei principali settori corrispondenti.
I dati riportati nel documento, sono interessanti, ma non dovrebbero sorprendere gli occhi più attenti di coloro i quali hanno seguito in maniera continua le azioni dei governi e le iniziative da essi adottate per gestire l’ennesima crisi.
In questi ultimi due anni i dieci uomini più ricchi al mondo hanno più che raddopiato i loro patrimoni (+119%), ad un ritmo di 15mila dollari al secondo,(1,3 Mld al giorno), a fronte di una popolazione mondiale sempre più in condizioni precarie e di miseria, con un aumento di 163 Mln di nuovi individui in condizione di povertà generale e di circa 97 milioni di soggetti in povertà assoluta estrema, ovvero con reddito inferiore a 2$ al giorno. Amazon, la multinazionale di Jeff Bezos, ha visto lievitare notevolmente i propri introiti ad un livello mai visto fin’ora, fatturando 81 mld di dollari in più rispetto al periodo pre-covid, esattamente equivalente al costo di produzione per la vaccinazione dell’intera popolazione globale.
A proposito, i monopoli detenuti da Pfizer B.- Moderna, hanno permesso di realizzare utili pari a 1000$ al secondo solo nel periodo marzo 2020 – dicembre2021. E quest’esempio si aggiunge ad innumerevoli altri esempi di Best Companies legate soprattutto al settore Big Tech, che, oltre alle miriadi di chance offerte dal mercati finanziari, hanno generato 565 nuovi miliardari, passando da meno di 2100 individui nel periodo pre pandemico a più di 2600 nel dicembre2021. Costoro hanno visto aumentare il loro immenso patrimonio in soli 20 mesi di +5000 Mld di dollari in termini reali.
Per quanto riguarda il nostro Paese, nel biennio pandemico si è assistito ad un aumento della disoccupazione e ad un crollo del reddito dei lavoratori di -7% rispetto al 2019, generando 93Mld di reddito in meno per le famiglie italiane e conseguentemente un crollo significativo dei consumi, protratto per tutto il 2021. Nonostante gli scostamenti di bilancio effettuati dal governo Conte, gli ammortizzatori sociali, gli incentivi statali, e le numerose garanzie di stato sui prestiti, si respira aria di recessione nel Bel Paese, e i dati non smentiscono, infatti la crescita del 6% dell’economia italiana 2021, rispetto alla contrazione del 8,9% del 2020, è frutto di un rimbalzo dovuto alla mitigazione delle restrizioni e alla riapertura delle attività, in ogni caso l’aumento dei prezzi dettato dall’inflazione non è più considerato temporaneo e tutto ciò dimostra che servirà ancora del tempo per tornare ai livelli pre-Covid.
A tal proposito i dati andrebbero ricercati in un’ottica di lungo periodo, considerando soprattutto il ventennio dell’euro e costatando che in Italia più che altrove non abbiamo assistito ad una situazione economica ottimale. Infatti nel 2019 il nostro reddito pro capite era fermo a livello del 1999 e nello stesso periodo la produttività complessiva dei fattori nel ventennio è diminuita del 4% mentre in Germania è aumentata di oltre il 10% e in Francia di oltre il 7%. Dunque occorre volgere lo sguardo al passato per individuare le cause recessive dell’economia presente.
In conclusione, risulta difficoltoso addentrarsi in un’analisi complessiva che ci dia un quadro completo e dettagliato dei fattori che hanno generato e continuano a generare disuguaglianze e pauperizzazione. Forse un’analisi di tipo marxista e weberiana sui processi che generano l’accumulazione del capitale potrebbe aiutarci nella riflessione; ad ogni modo in estrema sintesi, è indiscutibile che la corruzione, i paradisi fiscali, il modello di sviluppo a consumo, l’ideologia individual-progressista, le asimmetrie informative della quasi totalità della popolazione, la mancanza di sovranità economico-politica degli stati con conseguente crisi democratica, alimentano le fiamme dell’ingiustizia e le distorsioni del sistema, disincentivando lo Stato Sociale, l’equa redistribuzione delle ricchezze, politiche monetarie espansive e permettendo parallelamente una sorta di keynesismo rovesciato, a beneficio di uno 0,01% di individui che detiene più risorse della metà della popolazione mondiale.