AGI “Qui nel 1947 la Sardegna accolse fraternamente gli esuli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia”: la scritta sulla stele su cui poggia un leone alato è la testimonianza della storia degli esuli istriani che si intreccia con Fertilia, una piccola borgata di fondazione fascista a pochi chilometri da Alghero (Sassari), nel nord Sardegna. “Il mio primo ricordo di Fertilia è la sensazione di libertà”, racconta all’AGI, Marisa Brugna, esule istriana accolta nel 1959 in Sardegna. “Arrivai a 16 anni dopo un internamento in un campo profughi”.
Nella borgata che affaccia sul mare ci sono anche vie e piazze che raccontano di migliaia di uomini e donne che riuscirono a scampare all’orrore delle foibe ma che furono costretti a fuggire dalla propria terra. Quando il Trattato di Parigi assegno’ Istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia, inizio’ l’esodo di tanti italiani in fuga dalle truppe partigiane di Tito, come i seicento istriani che trovarono casa in Sardegna. In quella borgata dai tratti razionalisti, tipici dell’edilizia fascista, ancora oggi vivono molti di quegli esuli e i loro discendenti. Una storia di accoglienza che ha creato una piccola comunità veneta perfettamente integrata con quella sarda dove tutto parla della loro storia. Fertilia è dedicata a San Marco e la chiesa al centro dell’abitato, così come il leone alato sul belvedere, sono là a ricordarlo, ma anche la mappa cittadina richiama avvenimenti storici e luoghi della Venezia Giulia e del Veneto.
In oltre 70 anni la commistione sardo-istriana ha coinvolto diversi ambiti tra cui anche la cucina dove le ricette istriane vengono preparate in chiave sarda. Si conserva anche il dialetto veneto che non è difficile sentire passeggiando sotto i caratteristici portici che attraversano la borgata. Marisa Brugna, che ha raccontato la sua esperienza in un libro ‘Memoria negata – Crescere in un centro raccolta profughi per esuli giuliani’ ha sposato un algherese: “I miei figli portano un cognome sardo. Sono orgogliosa delle mie radici istriane, ma il cordone ombelicale tagliato con l’Istria si è riallacciato con Fertilia e la Sardegna”. Oggi la ‘Fertilia Istriana’ è diventata un film diretto da Cristina Mantis in cui si racconta come i profughi di Istria, Fiume e Dalmazia vennero accolti dalla comunità sarda e la loro vita nell’isola. Scritto da Francesca Angeleri e Daniela Piu, è disponibile su MyMovies da oggi, 10 febbraio, Giorno del ricordo, per il festival di ‘Sguardi Altrove’ e resterà visibile per tutto il mese.
Una storia che spicca per integrazione non fu per tutti e ovunque così: tanti esuli soffrirono a lungo per la diffidenza nei loro confronti, ma a Fertilia l’accoglienza è stata la chiave che ha costruito un microcosmo perfettamente integrato che ha messo radici. “Pochi mesi dopo il mio arrivo a Fertilia, trovammo casa nella vicinissima Maristella: ricordo la sensazione di avere un bagno e poter girare la chiave per proteggere la mia privacy“, rammenta Brugna. “Noi testimoni abbiamo il dovere di raccontare siamo depositari di atrocità, ma anche di una cultura che è patrimonio dell’umanità”. Fertilia è un luogo animato dalla memoria storica, fatta di presenza e testimonianza umana, che rende incancellabile l’orrore di quel tratto di secolo dal 1943 al 1947.
Vedi: Così i profughi dell'Istria hanno popolato una borgata sul mare nel Nord Sardegna
Fonte: cronaca agi