Continue eruzioni della montagna attiva più alta d’Europa. Ma non c’è da temere Grazie a questi fenomeni si produce acqua e terreno fertile, e si mantiene la vita
Libero 4 marzo 2021
GIANLUCA VENEZIANI
■ Se una foto dell’Etna in eruzione, attraversato da fiammeggianti colate di lava e sovrastato da un tetto di stelle, è stata scelta dalla Nasa come foto del giorno, dando lustro mondiale a colui che l’ha scattata, il siciliano Peppe Vella, non è solo per il valore estetico dell’immagine. Ma anche per la sua forza evocativa e simbolica, che inneggia a un grande corpo vitale, a un’opera di creazione anziché di distruzione.
È in questa prospettiva che dovremmo cominciare a leggere l’azione dei vulcani, in primis dell’Etna. Una lunga tradizione mitologica ha penalizzato quest’idea, associando il vulcano ad azioni mortifere o personaggi nefasti. Si pensi all’epica omerica che attribuiva a creature vulcaniche come i Ciclopi, che vivevano alle falde dell’Etna, il ruolo di divoratori di uomini. E si pensi al gesto con cui il filosofo Empedocle scelse di ricongiungersi a uno dei quattro elementi, il fuoco: si lanciò nel cratere dell’Etna, bruciando nella sua lava. Le stesse eruzioni del vulcano venivano spiegate dai Greci come la conseguenza di una condanna: sotto l’Etna ci sarebbe stata la testa del gigante Encelado, così punito dopo essersi ribellato agli dèi. A ogni suo grido di dolore avrebbe sputato fuoco tramite il vulcano.
ESSENZIALI
Questa rappresentazione inquietante non tiene conto di quanto i vulcani in generale, e l’Etna nella fattispecie, abbiano una funzione vivificante, essenziale per il pianeta. «Essi creano molto più di quanto non distruggano», ci dice Mario Tozzi, geologo del Cnr e volto noto della tv. «Se ci sono continenti sulla Terra, è grazie ai vulcani. I primi movimenti di pezzi di continente si accompagnavano a eruzioni di vulcani che formavano nuova crosta terrestre. E poi i vulcani sono responsabili della presenza dell’acqua sul pianeta: essa per l’80% viene dai vulcani, dal vapore acqueo generato durante le eruzioni; il fumo bianco in cima ai vulcani altro non è che vapore d’acqua. E ancora, verosimilmente i primi batteri all’origine della vita si sono generati vicino a camini vulcanici sottomarini».
Quest’azione creatrice continua tuttora: «Ogni eruzione – avverte Tozzi, – garantisce terreno fertile e coltivabile, la crescita di alberi, ma anche materiale da costruzione, con cui si fanno strade, chiese, palazzi. Nel caso dell’Etna, poi, il vulcano ha creato e modellato il territorio circostante: l’eruzione del 1669, avvenuta a quote bassissime, ha fatto nascere i Monti Rossi, e tutta la marina di Catania e la zona del castello Ursino sono state plasmate dall’Etna. Fatto che a sua volta ha modificato l’andamento delle correnti e permesso la formazione delle spiagge». Un’azione da demiurgo o da fabbro che si serve del fuoco, come il vecchio dio greco Efesto.
Sarebbe un errore dunque guardare all’Etna come a un mostro pericoloso, e questo anche per la natura delle sue eruzioni. «In questi giorni», spiega Tozzi, «stiamo assistendo a un’attività esplosiva di tipo stromboliano, caratterizzata da grandi bolle di gas che risalgono in superficie e portano con sé brandelli di lava, alimentando fontane alte fino a 1.000 metri e determinando piogge di lapilli e bombe vulcaniche, ossia massi incandescenti grandi come lavatrici o utilitarie. Chiaramente queste eruzioni sono più pericolose, ma anche molto più rare. All’Etna le eruzioni sono di solito di tipo effusivo, connotate da grandi fiumi di lava che scendono lentamente lungo le pendici».
I CENTRI ABITATI
Alla scarsa pericolosità del vulcano concorrono altri fattori: «I centri abitati», avverte Tozzi, «sono lontani dalle bocche sommitali, la lava scende perlopiù nella valle del Bove, totalmente disabitata, e, anche se essa arriva da un’altra parte, si adottano stratagemmi per deviarne la colata. E infatti, a parte un episodio sventurato negli anni ’70, l’Etna non ha quasi mai causato la perdita di vite umane». Rispetto al Vesuvio, che presenta eruzioni di tipo esplosivo e quindi è già di per sé più pericoloso, c’è un’altra differenza: «Il Parco dell’Etna è stato istituito anni prima rispetto a quello del Vesuvio. Ciò ha impedito la creazione di insediamenti umani stabili sulle sue pendici. Quindi, anche in caso di eruzione distruttiva, l’Etna risparmierebbe le persone». Va poi considerato che, in generale, eventuali terremoti provocati da un’eruzione vulcanica sono «più localizzati e meno forti» di quelli causati dalla tettonica delle placche e che, al contrario dei terremoti, i fenomeni eruttivi sono ampiamente prevedibili.
Un vulcano come l’Etna, così, può avere una vita intensa senza eliminare quella altrui. «Le sue frequenti eruzioni forse dipendono dal fatto che, al di sotto del vulcano, c’è una zona di fusione continua delle rocce, o forse dall’esistenza di una grande faglia, detta scarpata di Malta. Ma la vera ragione di questa perpetua attività non è stata ancora compresa per la complessa struttura geologica di quell’area».
Un mistero che alimenta il fascino di questo vulcano “buono”. E ne mostra la funzione, comune agli altri vulcani, di regolatore della Terra: «Le eruzioni», chiude Tozzi, «sono la dimostrazione che il pianeta è attivo ed è in grado di produrre materiale e calore che devono essere evacuati. Pertanto si può dire che, finché ci saranno vulcani, ci sarà vita sul pianeta».