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Cosa resterà di questo Sanremo

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AGI – È stato il Festival della “rinascita” dopo la pandemia, lo hanno detto tutti, dal sindaco di Sanremo ad Amadeus, ma sarebbe più giusto parlare di una ‘nuova nascita’. Giovane, ‘fluida’, digitale, italiana, giocosa: la creatura che avanza con portamento sicuro da regina degli ascolti segna un primo e un dopo nella storia della tv e della canzone.

Da qui in poi, indietro non torna. “Gli ascolti non sono tutto, quello che mi importava era la qualità della musica” ha giurato Amadeus nel giorno dei bilanci. Quello che conta di piu’, volendo cercare l’eredità della 72esima edizione, non è il numero di quanti hanno guardato il Festival, ma chi lo ha visto e dove lo ha visto.

Il dato più significativo è che il 71 per cento di chi ha gustato la finale aveva tra i 4 e i 24 anni. E sul come, i giovani, ma non solo loro, spesso non hanno scelto la tv ma il telefonino o il computer, facendo segnare il record degli streaming in una sorta di ‘moltiplicazione’ della rassegna che era ovunque, non più sul divano di casa, ma a scuola, in metropolitana, sul treno, al ristorante.

L’intera edizione ha registrato 29,5 milioni di visualizzazioni sulle piattaforme digitali con un aumento del 48 per cento rispetto al 2021 ed è stata la più commentata di sempre sui social. L’esibizione del Maneskin è il video più visto on demand con 958 mila visualizzazioni e ha sbancato anche all’estero.

Ad accendere la curiosità dei ragazzi anche il Fantasanremo, “Mezza Facoltà di Ingegneria Aerospaziale è stata incollata alla tv per giocare” racconta all’AGI una studentessa del Politecnico di Milano. “Non  lo abbiamo cavalcato ma abbiamo deciso di lasciare ai cantanti la libertà di divertirsi come volevano – afferma Amadeus che spiega di essersi accorto solo dopo un paio di serate che le parole e i gesti bizzarri sul palco degli artisti significavano la partecipazione alla pazza gara.

Sanremo 2022 ha rappresentato anche il Festival della fluidità di genere, a partire da Drusilla Foer, il personaggio inventato dall’attore Gianluca Gori che ha affiancato il conduttore in una serata. Uomo, donna, gay? Chissene importa, a colpire è stato il suo talento nel tenere il palco, cantare, recitare.

Si è detto che Paolo Poli lo aveva già fatto ma a nessuno sarebbe venuto in mente di consegnargli una co-conduzione al Festival e quel certo scandalo che suscitava ai tempi suoi qui proprio non si è percepito. Del resto, un’altra novità è la femminilità declinata in diverse sfumature.

Abbiamo tutti in mente donne magnifiche al fianco dei conduttori a interpretare una parte spesso simile: tanto belle, tanto poco libere di esprimere quella che Drusilla ha esaltato come “l’unicità” a suo dire una parola ben più importante di “diversità” nella lettura di questo tempo.

Ed ecco allora che femmina è l’anfibia Drusilla, è l’ironia di Sabrina Ferilli che manda a quel paese il conduttore (pare sia andata proprio così e non è inciampata in un cavo, versione ufficiale), è la classicitaàdi Ornella Muti, è la fragilità di Lorena Cesarini, è la disabilità interpretata da Maria Chiara Giammetta. Donne bellissime di cui però non resterà impressa la bellezza ma altro, almeno viste su questo palco.

Da segnalare, inoltre, il mattatore Fiorello, il ciclone Zalone, i superospiti Cesare Cremonini e Marco Menogni, la serata dedicata all cover, che ha regalato alcune canzoni di alto livello. La gara, poi. Un’altra rivoluzione perché la bandiera del suo Festival sventolata più volte da Amadeus nelle conferenze stampa è che “i super ospiti sono diventati i concorrenti”.

Un tempo veniva l’artista di fama a onorare concorrenti così così venuti a cercare celebrità effimere ora arrivano ragazzi come Blanco e Mahmood che non avrebbero nessun bisogno di promuoversi. Abolita la gara dei giovani per la seconda volta nella storia (lo aveva fatto anche Baglioni) e anche in questo sarà difficile tornare indietro. Perché la manifestazione scorre più veloce e perché i giovani migliori sono in gara e ce ne erano tantissimi.

Il Festival lascia una domanda: chi condurrà il prossimo? I vertici Rai, racconta chi lo bazzica da una vita, “non sono mai stati così vicini a un conduttore, non si è mai visto un abbraccio alla fine tra l’ad e chi lo ha guidato, com’è’ avvenuto con Amadeus”. Lui si è preso il suo tempo, vuole capire, dice, se ha le energie e la voglia per il quater. “Squadra che vince non si cambia” si è augurato l’amministratore delegato Carlo Fuortes, ma Amadeus ha solo da perdere a meno che non ambisca a un’immortalità in stile Pippo Baudo e forse ha voglia di lasciare la mano e far volare senza di lui la nuova creatura. 

Source: agi


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