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Coronavirus: in India esodo biblico dei lavoratori giornalieri, si rischia una crisi umanitaria

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In un Paese come l’India dove il distanziamento sociale è un privilegio per chi ha una casa, come pure il sapone per lavare le mani, il nuovo coronavirus rischia, più che altrove, di trasformarsi in una crisi sociale e umanitaria. Le autorità stanno cercando di aiutare milioni di migranti rurali rimasti senza lavoro dopo l’introduzione del cosiddetto “coprifuoco del popolo”, il maxi lockdown del Paese più popoloso al mondo. In quello che è stato descritto come “un esodo senza paragoni nella storia dell’India contemporanea”, centinaia di migliaia di lavoratori giornalieri si sono messi in viaggio dai centri urbani, dove non possono più permettersi di vivere senza stipendio, verso i villaggi di origine, alcuni percorrendo a piedi centinaia di chilometri, come l’uomo morto d’infarto dopo aver camminato 200 chilometri.     

Col timore che il massiccio esodo possa portare a una capillare diffusione del coronavirus nel Paese, soprattutto nelle zone rurali, il governo del premier Narendra Modi, scusandosi per le difficoltà create alla popolazione, ha però chiesto ai singoli Stati di sbarrare i confini, mettere in quarantena per 14 giorni i lavoratori rientrati e studiare multe per chi viola le misure di contenimento.   Ha fatto discutere la decisione dello Stato di Uttar Pradesh di lasciare aperte le frontiere stipando migliaia di migranti su autobus messi a disposizione per il rientro. Solo da Ghaziabad, fuori Delhi, sono circa 90 mila le persone che sono state trasportate in bus. Hanno, invece, fatto il giro del web e creato un’ondata di indignazione le foto di alcuni vigili del fuoco in tuta protettiva, addetti alla sanificazione della città di Bareilly, che hanno spruzzato una lozione chimica disinfettante su un gruppo di migranti appena arrivati, tra cui anche donne e bambini. Le autorità si sono poi dovute scusare anche perché la lozione era nociva per gli esseri umani.

Dopo il fine settimana, la folla di migranti in partenza sembra scomparsa dai sobborghi di Delhi, dove le autorità cittadine stanno distribuendo cibo a 400 mila persone e hanno attrezzato oltre 550 scuole per ospitare chi è rimasto senza casa. Alla periferia della capitale, il circuito che ha ospitato la Formula 1 nel 2011 è stato usato per sistemare 5 mila lavoratori migranti, secondo quanto riporta il Times of India, mentre alcune persone si sono contagiate durante un assembramento religioso che si è tenuto nei giorni scorsi violando i divieti.     

Con una popolazione di 1,3 miliardi di persone l’India ha superato i mille casi accertati di Covid-19, mentre i decessi sono 29. Molti esperti, però, ritengono che i numeri reali siano ben superiori, perché si stanno facendo pochi tamponi. “Questa migrazione ha portato il virus nelle piccole città e villaggi”, ha avvertito il virologo Shahid Jameel del Wellcome Trust Dbt India Alliance parlando con Afp. 

 

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Fonte: estero agi


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