Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)
Nasce da una collaborazione tra l’azienda di automazione ABB, il Politecnico di Milano e l’Istituto Europeo di Oncologia YuMi, il robot in grado di assistere gli operatori sanitari nell’esecuzione dei test sierologici per il Coronavirus. Si ipotizza che, lavorando a pieno regime, YuMi potrebbe essere in grado di automatizzare il 77% delle operazioni necessarie allo svolgimento dei test, permettendo, quindi, di analizzare fino a 450 campioni all’ora.
Il robot, in estrema sintesi, è in grado di automatizzare il “pipettaggio” delle piastre a pozzetti usate nei test sierologici, lavoro oggi svolto solo ed esclusivamente dal tecnico di laboratorio che, per eseguire un singolo test, deve azionare il pistoncino della micropipetta 8 volte: il pollice umano deve fare circa 2 cm di corsa con una forza di 1,5 kg. Un gesto impegnativo, ripetitivo, usurante che, addirittura, può comportare patologie come infiammazione del tendine che mantiene il dito in posizione sollevata.
Ma vediamo, nel dettaglio, come funziona l’innovativo robot. YuMI ha due bracci, sul sinistro viene montata la micropipetta, sul destro vi invece una mano artificiale che movimenta le piastre. Il processo di esecuzione del test, con il supporto di YuMi, si articola in questo modo. Il tecnico riempie con il siero del paziente una piastra a pozzetti, progettata in modo tale che la componente proteica del virus, se presente nel campione, si attacchi alla plastica. Per far si che questo avvenga è necessario un certo periodo di incubazione al termine del quale la piastra va lavata dall’eccesso. Ed è proprio in questa fase che entra in gioco YuMi: l’operatore posiziona le piastre da lavare su di un vassoio dotato di un sensore di peso, grazie a questo sensore il robot “capisce” quando deve attivarsi e pipettare il liquido di lavaggio nei pozzetti della piastra. Questa operazione, da eseguire per tre volte, viene portata a termine nel giro di 3 minuti, con il notevole risultato di accorciare i tempi di esecuzione del test e di alleggerire il lavoro laboratoriale.
Una grande innovazione, dunque, che presto potrà essere in grado di fornire un valido supporto nell’esecuzione dei test sierologici considerati oggi un valido strumento per affrontare la nuova fase di monitoraggio e contrasto del virus.