Il processo di impeachment del presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol prende il via oggi davanti alla Corte costituzionale, che deve decidere se destituirlo definitivamente per il suo tentativo fallito di imporre la legge marziale che ha fatto precipitare il paese in una grave crisi politica. La Corte ha tempo fino a metà giugno per confermare o negare (il che equivarrebbe a reintegrare il leader in carica) la mozione adottata il 14 dicembre dall’Assemblea nazionale, che aveva sospeso Yoon. L’apertura della prima udienza è prevista per le 14 ora locale (6 del mattino in Italia). Altre udienze sono programmate il 16, il 21 e il 23 gennaio, oltre al 4 febbraio. Oggi Yoon non ci sarà, ufficialmente per motivi di ordine pubblico, come ha reso noto uno dei suoi avvocati, ma quando sarà necessario si sottoporrà all’esame della Corte per spiegare il suo punto di vista.
Asserragliato nella sua residenza e minacciato di arresto, Yoon Suk Yeol, 64 anni, rischia la carica per aver tentato senza successo di imporre la legge marziale il 3 dicembre, una misura shock che ha giustificato con la sua volontà di proteggere il Paese dalle “forze comuniste nordcoreane” e di “eliminare gli elementi ostili allo Stato”. In un parlamento circondato da soldati, un numero sufficiente di deputati ha rapidamente ostacolato i suoi piani votando un testo che chiedeva la revoca dello stato di emergenza. Sotto la pressione dei funzionari eletti, di migliaia di manifestanti pro-democrazia e vincolato dalla Costituzione, Yoon ha dovuto obbedire.
Oltre alla procedura di impeachment, il leader conservatore è ora oggetto di diverse indagini, tra cui una per “ribellione”, un crimine punibile con la morte. L’Ufficio per le indagini sulla corruzione delle figure di alto livello (CIO), che coordina le indagini, non è riuscito ad arrestarlo a casa sua il 3 gennaio, respinto dal Servizio di sicurezza presidenziale (PSS) determinato a proteggerlo.
Se gli otto giudici della Corte costituzionale confermeranno l’impeachment, si innescheranno nuove elezioni nella quarta economia più grande dell’Asia, che è al suo secondo presidente ad interim e al colpo di stato di Yoon. In caso contrario, quest’ultimo, ormai molto impopolare, sarà reintegrato in carica.
Per quanto riguarda i due ex presidenti sudcoreani coinvolti nella stessa procedura, né Park Geun-hye (messa sotto accusa e imprigionata) né Roh Moo-hyun (rieletto) sono mai venuti in aula durante il processo a loro carico.
L’arresto di Yoon Suk Yeol rappresenterebbe la prima volta per un capo di Stato sudcoreano in carica. Yoon è in effetti ancora ufficialmente il presidente, con i deputati che hanno solo il potere di sospenderlo. Solo la Corte costituzionale ha il potere di revocare il suo titolo. (AGI)