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Contro i pregiudizi sulle malattie mentali la ‘voce’ di chi le vive

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AGI  – Né genio, né follia. Non c’è spazio per i luoghi comuni sul sito ‘La senti questa voce’, il giornale scritto dagli utenti del Servizio di riabilitazione psichiatrica di Cagliari che, stanchi degli stereotipi, hanno deciso di prendere in mano la situazione e raccontarsi. È nata così la ‘redazione web’ che ogni settimana si incontra per programmare e scrivere articoli sul mondo della psichiatria e non solo: sport, poesia, recensioni e interviste animano la home page del sito.

“La scorsa estate ho visto Luca Telese per strada, era a Cagliari per presentare il suo libro. Mi sono subito presentato come redattore di ‘La senti questa voce’ per chiedergli un’intervista”, ha raccontato uno degli utenti,ormai veterano del gruppo. Il progetto, nato quattro anni fa, ha come obiettivo proprio la lotta allo stigma che da sempre accompagna la malattia mentale.

Discriminazioni, semplificazioni e narrazioni superficiali contribuiscono ancora oggi a emarginare i pazienti che non vogliono più essere ridotti ai loro sintomi. Gli utenti che hanno aderito all’iniziativa, negli anni oltre 40, hanno seguito i corsi di formazione tenuti da giornalisti professionisti e promossi dal Servizio – oggi diretto dalla dottoressa Irma Dessì – in collaborazione con i centri diurni. Il nome della testata vuole proprio rivendicare il passaggio dal sentire le voci ad averne una in capitolo. Anche perché, sottolineano loro: “Sarà mai possibile che ‘il bello della vita’ (come recita la nostra prima rubrica) passi anche attraverso i tanti disagi, più o meno importanti, materiali, psichici ed esistenziali che ci affliggono? Forse che questi non raffinano la nostra sensibilità e la nostra umanità, fino a farci scorgere colori che sono impercettibili per quelli che hanno sempre vissuto terrorizzati dalla paura della sofferenza? Questa è un po’ la nostra esperienza e la vogliamo comunicare”.

Dall’esperienza del sito la scintilla per nuovi lavori

L’approccio resta riabilitativo: attraverso la scrittura e il confronto con il gruppo, diversi pazienti hanno scoperto o messo a fuoco interessi e abilità. Ad esempio, un’utente si era proposta per la recensione dei libri: era emersa la sua passione per la lettura, così gli operatori l’hanno inserita in un tirocinio professionalizzante trasformatosi in un’assunzione in biblioteca.

La redazione per molti é stata la spinta per cercare attivamente lavoro o riprendere con gli studi. Un gruppo frizzante – sostenuto dall’equipe di educatori (Massimo Gentile, Manuela Schirru, Betty Cois, Enrica Cappon, Annamaria Pisano), psicologi (Miriam Picciau, Maria Carla Montixi), psichiatri e infermieri (Stefano Spiga) – che fa dell’originalità la sua forza. Con una sensibilità mai censurata, nel fare la cronaca di una giornata di trekking-terapia un utente ha scritto: “Possiamo vedere questa marcia come metafora della vita, con la difficoltà, lo sforzo e l’impegno delle salite, sapendo che poi arriva la discesa dove sembra meno faticoso il percorso. Certo non è facile il cammino, si può inciampare, scivolare, ci si può far male, ci si può addirittura perdere in montagna, ma anche nella vita quotidiana succedono queste cose. E se non si riesce con le proprie forze a tenere il passo o se si cade, c’è sempre l’amico, il compagno che cammina al tuo fianco pronto a rallentare la sua marcia e a darti una mano per rialzarti e proseguire“.

Con lo stesso spirito sono nate le interviste ai protagonisti del mondo delle associazioni – come il ‘lato B onlus’ che sostiene le famiglie dei pazienti bipolari – o a chi ha incanalato la psichiatria nell’arte come l’attore Dario D’Ambrosi fondatore del Teatro patologico. I redattori di ‘La senti questa voce si sentono gli alfieri della lotta al pregiudizio e non hanno paura di esporsi: lo scorso anno hanno avviato un tour tra i paesi della Sardegna per presentare il loro lavoro con letture accompagnate dalle note del gruppo musicale composto da pazienti e operatori del servizio. Le restrizioni dovute alla pandemia hanno interrotto le presentazioni ma non la voglia di farsi conoscere.

Vedi: Contro i pregiudizi sulle malattie mentali la ‘voce’ di chi le vive
Fonte: cronaca agi


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