Banche sotto inchiesta, banche nel mirino dell’Antitrust, banche messe sotto amministrazione straordinaria da Bankitalia: da nord a sud, da Ubi Banca alla Bcc di Terra d’Otranto, è lungo l’elenco degli istituti di credito italiani finiti al centro delle cronache, soprattutto giudiziarie.
Le tante indagini in corso hanno alcuni elementi in comune: le banche sono sotto accusa per aver elargito prestiti agli “amici degli amici” (vedi Banca delle Marche) o perché i loro vertici intascavano i soldi del bilancio societario (vedi Carige). Quasi tutte le inchieste della magistratura sono partite dopo le ispezioni della Banca d’Italia.
Il lungo elenco riguarda (per ora) 23 istituti di credito e va diviso per categorie.
BANCHE SOTTO INCHIESTA: si tratta di Carige, Banca delle Marche, Ubi Banca, Unipol Sai, Monte dei Paschi di Siena e Banca di credito cooperativo di Terra d’Otranto.
Banca Carige (Cassa di Risparmio di Genova e Imperia). Agli arresti il vicepresidente dell’Abi Giovanni Berneschi con i vertici della sesta banca italiana, fondata nel lontano 1483. In un’ordinanza di 120 pagine il gip del tribunale di Genova Adriana Petri ipotizza reati di associazione a delinquere, truffa aggravata, riciclaggio e intestazione fittizia di beni, che sarebbero stati commessi sotto la gestione Berneschi, dal 2006 al 2013. Per il 74enne banchiere, inizialmente posto agli arresti domiciliari,la procura genovese ha deciso la custodia cautelare nel carcere di Pontedecimo per pericolo di depistaggio delle indagini: secondo i pm anche durante la detenzione domiciliare stava movimentando denaro all’estero, tramite la moglie. Oltre a Berneschi, sono agli arresti la nuora di Berneschi, l’ex ad di Carige Vita Nuova Ferdinando Manconi, il commercialista Andrea Vallebuona, gli imprenditori Ernesto Cavallini e Sandro Maria Calloni, l’avvocato svizzero Davide Enderlin: l’accusa è in sostanza di essersi indebitamente appropriati dei soldi della banca (ora alle prese con un enorme buco di bilancio) tramite compravendita di immobili e partecipazioni societarie a prezzi gonfiati, in cui il prezzo dell’acquisto andava a carico della banca e il guadagno della vendita finiva nelle tasche degli arrestati.
Banca delle Marche. È il caso in cui i prestiti “agli amici degli amici” portano una banca sull’orlo del crack con un “rosso” di un miliardo di euro. Banca Marche da ottobre 2013 è stata commissariata dalla banca d’Italia. La procura di Ancona ha messo sotto inchiesta gli ex vertici dell’istituto marchigiano per falso in bilancio, falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza, false comunicazioni sociali, appropriazioni indebite e in 12 casi associazione a delinquere. Sono indagati in 27, dei quali 15 nel filone “arricchimento personale tramite appropriazione indebita”: l’accusa riguarda, riporta il Fatto, “gli ex presidenti Michele Ambrosini e Lauro Costa, l’ex vicepresidente Tonino Perini, l’ex direttore generale Massimo Bianconi (oggetto di un’inchiesta di Bankitalia), l’ex vice direttore generale di Banca Marche Stefano Vallesi e l’ex direttore generale di Medioleasing Giuseppe Barchiesi, più altri manager e funzionari”. I 12 accusati di associazione a delinquere sono “il costruttore marchigiano Pietro Lanari, il romano Vittorio Casale, Enrico e Giuseppe Calamante, Faustino e Giovanni Filippetti (gruppo Cava Gola della Rossa), i titolari della srl Polo Industriale e altri”.
Ubi Banca (Unione di banche italiane): Il quinto gruppo bancario italiano, nato nel 2007 dalla fusione fra Banche Popolari Unite e Banca Lombarda è indagato dalla Procura di Bergamo per ostacolo alla vigilanza, patto occulto fra soci, truffa e riciclaggio. Nel mirino dei pm il banchiere più potente d’Italia, l’ottantaduenne bresciano Giovanni Bazoli, che secondo l’accusa avrebbe ostacolato l’attività di vigilanza nascondendo con “gravi anomalie nella modalità di comunicazione riguardo alle indicazioni dei vertici” un patto occulto fra due associazioni di azionisti, Amici di Ubi Banca e Associazione Banca Lombarda e Piemontese. Obiettivo del patto era, secondo i pm, decidere chi avrebbe occupato gli incarichi di vertice nella banca. Per questo reato sono indagati insieme a Bazoli i vertici di Ubi Banca: Emilio Zanetti, Franco Polotti, Andrea Moltrasio, Mario Cera, Victor Massiah e Italo Lucchini. C’è poi un’altra ipotesi di reato, quella di truffa e riciclaggio: riguarda Ubi Leasing e si concentra sulla vendita di beni di lusso che la banca pignorava ai clienti morosi (cioè in ritardo sui pagamenti di mutui e prestiti) e vendeva a prezzi ribassati. Indagati gli ex dirigenti di Ubi Leasing Giampiero Bertoli, Alessandro Maggi e Guido Cominotti.
Monte dei Paschi di Siena. La quarta banca italiana, la più antica, è alle prese con un buco miliardario. I suoi ex vertici societari sono a processo a Milano per l’acquisizione della banca Antonveneta, con le accuse di manipolazione del mercato, ostacolo all’autorità di vigilanza, false comunicazioni sociali. Gli imputati sono l’ex presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, Antonio Vigni, Daniele Prondini, Raffaele Giovanni Rizzi, Tommaso Di Tanno, Pietro Fabretti, Leonardo Pizzichi e Michele Crisostomo. Secondo i pm Giuseppe Grosso, Aldo Natalini e Antonino Nastasi, gli imputati, in particolare Mussari e Vigni, facevano gli interessi della politica e non della banca, con un “modus operandi autoreferenziale, verticistico ed asservito al soddisfacimento di interessi in generale distonici da quelli dell’ente […] interessi e sollecitazioni esterne alla banca, e ascrivibili in prima battuta al panorama politico locale e nazionale” così, rispondendo agli “interessi esterni” gli imputati avrebbero deciso di comprare Antonveneta “attraverso condotte fraudolente, ovvero mentendo all’autorità circa il fatto che la banca fosse in grado di sostenere le misure patrimoniali necessarie all’acquisto di Bav (banca Antonveneta) […] La banca, in realtà, non stava bene e non era in grado di affrontare l’operazione” scrivono i pm ribadendo che il “Fresh” da 1 miliardo di euro era in realtà un prestito che “avrebbe solo aggravato la situazione debitoria” del Monte dei Paschi di Siena.
Unipol Sai. La procura di Milano ha indagato per aggiottaggio i vertici di UnipolSai: l’amministratore delegato Carlo Cimbri, l’amministratore delegato di Premafin Finanziaria Roberto Giay, l’ex presidente del Cda di Milano Assicurazioni Fabio Cerchiai, l’ex presidente del Cda di Unipol assicurazioni Vanes Galanti, in passato presidente del consiglio di amministrazione di Unipol Assicurazioni. Al centro dell’inchiesta dei presunti illeciti commessi nell’operazione della fusione fra l’ex impero dei Ligresti (Fondiaria Sai) e la compagnia assicurativa delle coop (Unipol), dalla quale è nato un colosso delle assicurazioni che riunisce Fondiaria Assicurazioni, Unipol Assicurazioni, Premafin e Milano Assicurazioni. L’ipotesi di aggiotaggio riguarda la “non congruità del rapporto di concambio”, cioè la non corretta valutazione del prezzo dei titoli delle 4 società che avrebbe così alterato i rapporti di forza fra gli azionisti nella neonata UnipolSai.
Bcc Terra d’Otranto (Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto). È una piccola banca che non ha niente a vedere per dimensioni con le altre banche sotto inchiesta, ma quella della Bcc Terra d’Otranto è una vicenda emblematica. La Procura di Lecce indaga su presunte anomalie nelle elezioni che hanno portato al rinnovo del consiglio d’amministrazione della banca salentina. L’ipotesi di reato è di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo gli inquirenti la rielezione di Dino Mazzotta a presidente sarebbe stata condizionata e agevolata grazie all’intervento di due esponenti della criminalità organizzata collegati al clan Tornese di Monteroni. Le indagini nascono da un troncone d’inchiesta sugli attentati al sindaco di Porto Cesareo, Salvatore Albano, e all’ingegnere comunale Cataldo Basile e sono volte ad accertare se vi siano state pressioni nei confronti di alcuni dei 1950 soci dell’istituto di credito per favorire la rielezione del presidente uscente Dino Mazzotta, fratello del sindaco di Carmiano, Giancarlo.
BANCHE NEL MIRINO DELL’ANTITRUST. Si tratta di 6 banche delle province di Bolzano e Trento, sulle quali l’Autorità garante per la concorrenza ha aperto un istruttoria per verificare una possibile intesa per stabilire, a discapito della concorrenza e dei clienti, gli interessi dei tassi da applicare sui mutui immobiliari. L’indagine riguarda Cassa di Risparmio di Bolzano, Banca Popolare dell’Alto Adige, Cassa Raiffeisen di Brunico, Cassa Rurale Bolzano, Cassa Rurale Renon e Cassa Raiffeisen Valle Isarco.
BANCHE COMMISSARIATE DALLA BANCA D’ITALIA. Insieme a Banca delle Marche, sono in tutto 12 le banche in questo momento in “amministrazione straordinaria”, ovvero commissariate dalla Banca d’Italia. Questo l’elenco completo: