ROMA – Circa 13 mila euro netti di stipendio mensile a cui vanno aggiunti 4 mila euro e spicci (se li sono, bontà loro, ridotti a duemila per il futuro) per i cosiddetti “rapporti con gli elettori”, per un totale fino a ieri di 17 mila euro netti al mese. E da domani, se sarà definitiva quella che presentano come la grande rinuncia, di 15mila, sempre netti. E’ questo quanto guadagna un consigliere regionale laziale, e anche gli altri delle altre Regioni non sono da meno.
Scrive il Sole24Ore:
“Ognuno dei 1.111 consiglieri regionali pesa sul bilancio pubblico come un manager di altissimo lignaggio: 743mila euro all’anno, calcolando solo le spese più ‘politiche’ e senza considerare le ricadute legate al personale amministrativo di supporto. Una cifra imponente (…) Obbligati dalla manovra-bis dell’anno scorso, che ha rivisto al ribasso i numeri della politica locale, molte Regioni hanno approvato o stanno lavorando a riforme che riducano le dimensioni delle assemblee (solo la Lombardia era già in linea con i nuovi parametri), ma il problema non è solo di numeri. In molti casi, infatti, bisogna vedere se i consiglieri “semplici”, privi di galloni (e quindi di indennità aggiuntive), esistono davvero. Tra presidenti e vicepresidenti di commissione, capigruppo, segretari, questori e consiglieri-assessori, i posti a stipendio maggiorato distribuiti dai vari consigli sono 862, cioè il 78% dei seggi totali. Il record? Proprio nel Lazio”.
Lazio, regione sprecona e al centro delle cronache ora per la vicenda Fiorito ma che non si è certo segnalata in tempi recenti per la capacità di evitare scandali e scandalucci. Prima dell’ex capogruppo Pdl alla Pisana Franco Fiorito, c’era stata la storia delle assunzioni all’Atac e non solo degli “amici” del sindaco Gianni Alemanno e poi un profluvio di consiglieri di vario livello accusati di rubacchiare qua e là manciate di denari pubblici.
E forse è vero che è l’occasione a far l’uomo ladro perché certo, i consiglieri regionali, di fame non moriranno. Oltre 15 mila euro al mese netti, cioè a tasse già pagate, non sono certo una cifra con cui si fatica ad arrivare a fine mese. A quei 15 mila e passa euro vanno poi aggiunti i benefit, oltre ai già citati gettoni di presenza, emolumenti aggiuntivi ed indennità di carica che, soprattutto nel Lazio, toccano livelli record. Eppure, nonostante questo, si ruba anche. Si ruba per ingordigia, si ruba perché ladri nell’animo o forse perché è la natura dell’uomo ad esser imperfetta. Ed è quella natura che, di fronte a soldi pubblici che di nessuno non sono ma proprio perché di tutti tali sembrano, a spingere il consigliere a diventare oltre che eletto e profumatamente pagato anche ladro? O più semplicemente è la stessa marea di denaro pubblico che maneggiano a corrompere singoli, gruppi, eletti, elettori?
Paolo Baroni, su La Stampa, definisce il Lazio come uno “spreconificio”:
“Nel 2010, in base ai bilanci, il Consiglio regionale della Regione Lazio costava la bellezza di 104 milioni di euro l’anno. Li si voleva portare a 97 e poi addirittura a 89, in realtà negli ultimi due bilanci sono lievitati prima a 109,7 e poi a 115 milioni di euro. Adesso la presidente Polverini progetta una sforbiciata da 20 milioni, ma nella graduatoria nazionale solo la disastrata Sicilia sfora il tetto del 100 milioni (arriva addirittura a 175), la Campania è ferma a 89,9, il Piemonte 81, la Lombardia 75,7. E visto che questa è la regione più popolosa d’Italia svetta nella spesa pro capite con una media d 7,77 euro per abitante contro il 18,15 del Lazio. Nonostante una serie di tagli già fatti nei mesi passati anche il conto della Giunta non fa che aggiungere spese a spese, anche perchè è composta in prevalenza di assessori esterni. Ai ‘magnifici 16’ della Polverini non solo viene assegnata una indennità identica a quella dei consiglieri, ma in conto c’è pure una maggiorazione di 1668 euro/mese sostitutiva delle trattenute (e dei benefici) per il vitalizio e l’indennità di fine mandato di cui godono tutti gli eletti. I consiglieri della Pisana sono 71 e sono quasi tutti ‘graduati’, visto che occupano la bellezza di 79 poltrone. Ci sono infatti 4 segretari del Consiglio, 17 capigruppo (con 8 gruppi costituiti da un solo consigliere), 19 presidenti e 38 vice per le 19 commissioni. Per fare un paragone: la ‘virtuosa’ Lombardia ne ha appena 8. Ancora a giugno erano addirittura 20, ma passati sei mesi e più dal ritiro della candidatura di Roma era difficile giustificare ancora l’esistenza di una Commissione per le Olimpiadi del 2020. Ogni consigliere tra indennità (4252 euro), diaria (4003), rimborsi forfettari della benzina (40 centesimi al chilometro), per i quali è sufficiente una semplice autocertificazione, intasca all’incirca 8800 euro al mese. A questo importo va poi aggiunta l’indennità di funzione: dai 594 euro dei vicepresidenti di commissione ai 2311 del presidente del Consiglio, che così arriva a quota 11.140 circa mentre il vice si ferma a 10.600. (…) Ogni singola commissione, 16 permanenti e 3 speciali, pesa sul bilancio per circa 1 milione l’anno personale incluso: 350 mila euro sono il conto delle indennità dei presidenti e 467 mila euro il totale del gettoni assegnati ai 38 vice. I gruppi consiliari pensano invece per altri 18,95 milioni di euro: 10 milioni circa per retribuire 201 dipendenti e 8,9 milioni per l’attività politica dei gruppi, il tesoretto dove in questi anni avrebbe pescato il pidiellino Fiorito. Ogni gruppo ha un presidente cui spetta una indennità aggiuntiva di 1536 euro e un vice che ne riceve 1024. E così cumulando cumulando un consigliere del Lazio ogni mese può arrivare anche a 13.300 euro: roba che deputato si sogna”.
Alla fine dei numeri, al fondo delle notizie, resta un leggero senso di vertigine: 15mila euro al mese e benefit vari per nessuna professionalità se non quella di distribuire denaro pubblico. Quindicimila netti al mese, ognuno dei mille e passa consiglieri regionali italiani che costa a chi paga le tasse quasi un milione di euro l’anno ciascuno, e qualcuno di loro ruba pure. Vertigine pura.