AGI – Il ‘nuovo piano casa’ della Sardegna concede aumenti di cubature “sproporzionati” e contrari alle norme ed espone in particolare le campagne dell’isola al rischio di effetti ambientali “devastanti in termini di frammentazione degli agroecosistemi”. Non solo: la legge apre a “un condono edilizio” regionale surrettizio e a una distorsione della concorrenza nell’accesso ai fondi del superbonus edilizio. Sono queste le principali contestazioni mosse dal governo alla legge 1 del 2021 approvata lo scorso 14 gennaio dalla maggioranza di centrodestra in Consiglio regionale dopo una maratona di 14 sedute cominciate prima di Natale.
La legge, nel suo complesso, allenta il sistema di regole e di tutele finora in vigore, rendendo più semplice costruire, ristrutturare e ampliare praticamente ovunque, anche nelle zone agricole in lotti minimi di un ettaro, con l’eccezione della fascia protetta dei 300 metri dal mare, dalle zone umide e da laghi, stagni e bacini artificiali. Più facile anche rendere abitabili soppalchi, sottotetti, seminterrati e pilotis. Il nuovo piano casa, inoltre, consente aumenti di cubature per seconde case e hotel, introduce una mercato dei crediti volumetrici e proroga gli incrementi di cubature fino a tutto il 2023.
Le motivazioni dell‘impugnativa, decisa venerdì scorso dal Consiglio dei ministri, non sono state ancora pubblicate, ma la portata della bocciatura globale, estesa a quasi tutti i 31 articoli del testo, emerge chiaramente dalle obiezioni sollevate da febbraio in poi dai ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali. Dai documenti consultati dall’AGI appare chiaro che i dubbi di legittimità costituzionale del governo investono l’intero impianto della legge, come pronosticato a più riprese dall’opposizione (centrosinistra e M5S) durante i lavori dell’Aula e dagli ecologisti, che fin da subito, anche con una petizione online (38.800 firme raccolte), avevano sollecitato l’impugnativa.
Al ministero dell’Ambiente la Sardegna, ai primi di marzo, ha risposto che le osservazioni mosse dall’ufficio legislativa erano “irrilevanti rispetto alla Regione autonoma, salvo volerne svilire l’autonomia”. Inoltre, le controdeduzioni precisavano che gli incrementi volumetrici non erano ammessi nella fascia protetta dei 300 metri dalla battigia “ma solo nella ‘fascia costiera che rientra tra le porzioni di territorio la cui regolamentazione è sottratta alla copianificazione tra Regione e Stato”. “Nessuna disposizione di legge statale”, aveva obiettato la Sardegna, “impedisce di approvare i piani urbanistici generali o attuativi se manca un piano paesaggistico regionale” e che “la valutazione della compatibilità paesaggistica possa essere fatta caso per caso”.
Non solo il ministero dell’Ambiente ha respinto le controdeduzioni della Regione, ma ha confermato le censure, cui si sono aggiunte quelle del Mibac e della Protezione civile nazionale che hanno poi portato all’impugnazione davanti alla Consulta per violazione della normativa statale in materiale di tutela del paesaggio, dell’articolo 117 della Costituzione e di altre norme, incluso il testo unico dell’edilizia del 2001. Anche il via libera all’edificazione di fabbricati residenziali riservata agli imprenditori agricoli entro i mille metri dal mare è contestata in quanto “rischia di compromettere gli ecosistemi dunali e retrodunali” ed è contro il Piano paesaggistico regionale.
“Parleremo quando vedremo le motivazioni”, ha dichiarato sulla sua pagina Fb l’assessore sardista all’Urbanistica, Quirico Sanna, che aveva difeso la legge in Aula. “Per il momento voglio ricordare che la legge rimane in vigore e produce effetti legittimi fino a quando una sentenza, della corte costituzionale, stabilisca che a legge è incostituzionale”.
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Quirico Sanna su
Sabato 20 marzo 2021
Ma la Consulta potrebbe anche decidere di sospendere l’efficacia della legge se “c’è un irreparabile pregiudizio dell’interesse pubblico o danni gravi e irreparabili”, come “per le questioni ambientali”, come ha spiegato all’AGI il costituzionalista Pietro Ciarlo, docente ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Cagliari. La Corte costituzionale ha 30 giorni di tempo per pronunciarsi sulla sospensione degli effetti del piano casa dal momento in cui riceverà gli atti impugnazione, che dovrebbero arrivare entro 10 giorni dallo scorso venerdì.
Alla Sardegna il governo rimprovera di aver “eluso” l’obbligo di redigere un piano paesaggistico esteso a tutto il territorio, agro compreso. Al momento, infatti, vige solo quello che tutela le coste. Bocciata anche la proroga del vecchio piano casa fino al 2023: non solo perche’ quella precedente, del giugno 2020 era già stata impugnata, ma anche perché concedere aumenti di cubature una tantum senza standard di densita’ edilizia consente incrementi successivi “che portano fuori controllo l’attivita’ di costruzione”, argomentano i ministeri.
Le osservazioni ministeriali non lasciano scampo neanche alle norme per il recupero di sottotetti, seminterrati e per l’ampliamento di verande coperte. “Un’attività tanto prolifica del legislatore regionale sardo”, obiettava a febbraio il ministero dell’Ambiente, “può trovare giustificazione solo nella necessità di sanare abusi che, in sé non hanno grosso rilievo, ma rischiano di escludere molti condomìni dall’accesso ai finanziamenti del ‘Superbonus 110″.
Non si salva neanche la norma sulle zone umide che pure bloccava gli interventi entro i 300 metri da laghi, stagni e lagune: concedere che negli stagni sardi ‘patrimonio nazionale inalienabile’ si possano realizzare “anche interventi di ristrutturazione edilizia rischia di compromettere gravemente equilibri ecosistemici complessi”.
“Questa legge scempia-coste moltiplica le volumetrie in zona costiera, in area agricola e nei centri storici”, accusa il Gruppo d’intervento giuridico, “aumentando il rischio per l’incolumità pubblica con l’incentivazione delle residenze nei seminterrati, frutto della bulimia cementizia di una politica tanto miope quanto deleteria, che vuol rendere la Sardegna un miserabile contenitore di metri cubi e poco piu'”.
Va giù pesante anche il ministero della Cultura, il cui ufficio legislativo, in una trentina di pagine, ‘smonta’ quasi tutti gli articoli: si contestano interventi edilizi “anche di rilevante impatto” in deroga non solo alla pianificazione urbanistica comunale ma anche a quella paesaggistica, la “sanatoria di abusi edilizi” e “la massiccia trasformazione edificatoria del territorio, anche in ambiti di pregio”, con conseguente “grave abbassamento del livello della tutela del paesaggio”.
Alla Regione, inoltre, si rimprovera di aver leso “il principio di leale collaborazione nei confronti dello Stato” per aver agito in via unilaterale in violazione degli accordi sottoscritti col Mibac per la copianificazione paesaggistica. Tutte le premialità volumetriche contenute nella legge sarda, che “comportano deroghe al Piano paesaggistico e si applicano indistintamente anche al patrimonio culturale sono manifestamente illegittime”.
Il ministero non salva neppure l’articolo sulle scuderie della Sartiglia di Oristano.
“Di fatto”, commenta Gianfranco Ganau, capogruppo del Pd, “si consentiva la realizzazione di milioni di metri cubi di cemento al di fuori di ogni regola urbanistica e in dispregio delle norme di tutela paesaggistica, inaugurando una vera e propria deregulation urbanistica, con un vero e proprio disastro dal punto di vista ambientale”.
“La Giunta Solinas e la sua maggioranza”, rilancia la consigliera regionale dei Progressisti, Maria Laura Orrù, che si è battuta anche in commissione contro il testo, “prendano atto del fatto che non possono consentire una cementificazione selvaggia e irrispettosa del nostro territorio e dei nostri beni ambientali e paesaggistici”.
Source: agi