AGI – Per il premier Conte si apre la partita con l’Unione europea sul ‘Recovery fund’. Con l’auspicio che ci sia una ‘finestra’ a gennaio in modo che non si debba aspettare per i finanziamenti la prossima estate. Sullo sfondo resta aperta la questione Mes ma anche nella giornata di ieri i pentastellati intervenuti nel dibattito sulla Nadef hanno chiuso all’utilizzo del fondo Salva Stati. “Aspettiamo il piano sulla Sanità e poi accelereremo. Tanto ci si arriverà”, dice un ‘big’ dem.
“Se ci sarà da salvare la comunità non faremo questioni ideologiche. Abbiamo un progetto integrato con le varie risorse”, afferma il presidente del Consiglio. A preoccupare l’esecutivo ora è la risalita dei contagi. Con la possibilità che si arrivi a chiusure selettive, con misure proporzionali e adeguate, la posizione del dell’esecutivo.
Si monitora soprattutto la situazione in Lombardia, e in particolar modo a Milano, e in Campania. “Occorre rispettare le regole restrittive varate dal governo. E smettiamola con le polemiche e i dibattiti. La formula vincente è collaborare”, dice Conte, “questa nuova ondata la affronteremo con grande senso di responsabilità. Dipende dai cittadini. È una partita in cui vinciamo o perdiamo tutti”.
Ma resta la tensione con le Regioni. Sia sull’argomento scuola, con il premier e la ministra Azzolina che hanno detto no alla proposta di alcuni governatori di riprendere la didattica a distanza per gli studenti degli scuole superiori, sia sul tema dei trasporti.Ierii si è tenuto un tavolo ad hoc al quale ha partecipato la ministra delle Infrastrutture, De Micheli. Si è ragionato sulla possibilità di agire ulteriormente sugli scaglionamenti degli ingressi degli studenti, una richiesta portata avanti anche dai governatori, anche se resta di difficile attuazione.
“Si potrebbe ragionare anche sugli scaglionamenti per gli uffici”, osserva un presidente di Regione. I timori maggiori sono legati ai posti in terapia intensiva. Perché se è vero che, come sottolinea una fonte di governo, “il sistema regge”, è altrettanto evidente che i dati sui contagi cominciano ad essere preoccupanti, tanto che il virologo Crisanti questa mattina ha parlato dell’eventualità di un lockodwn entro Natale.
“Non faccio previsioni – premette il presidente del Consiglio -. Mi occupo di prevenire. Non potete pensare che il governo risolva il problema, è stata la comunità nazionale che ha affrontato il problema con grande senso di responsabilità”. Ed ancora: “Se cresce il numero dei contagiati, delle persone in terapia intensiva, andiamo di nuovo in difficoltà. Forse più che le Regioni dobbiamo chiudere temporaneamente determinate aree di una regione, capire quali sono i luoghi dove ci sono più contagi. Se si generalizza si crea più danno che beneficio”. La preoccupazione serpeggia alla Camera e al Senato.
Oggi a Montecitorio si riaprirà la discussione sul voto a distanza: il Pd e M5s sono per il sì, ma c’è la contrarietà di Iv, Fdi e FI. Sui numeri, invece, nessuna battuta d’arresto per la maggioranza. Al Senato lo scostamento di bilancio è passato con 164 voti, alla Camera con 325.
Intanto Zingaretti, sulla base del nuovo clima positivo post-Regionali con i pentastellati, e Renzi rilanciano la necessità di un patto di fine legislatura mentre le forze di maggioranza e opposizione sono già alle prese con il prossimo appuntamento elettorale: il passo indietro della Appendino ha spianato la strada ad una possibile intesa Pd-M5s a Torino, mentre a Roma il partito del Nazareno è fermo sulle primarie e punta ad una piattaforma programmatica di dieci punti; nel centrodestra un nuovo ‘round’ sulle possibili candidature (oggi Salvini ha incontrato parlamentari e consiglieri della Lega del Lazio) ci sarà oggi, con un nuovo vertice tra i leader della coalizione.
I rosso-gialli dopo aver sminato il terreno sulla Nadef, ora puntano a stringere sulla manovra con un nuovo vertice in serata. Per quanto riguarda l’attività parlamentare in Aula alla Camera presto approderà il testo sull’omofobia ed è attesa in Parlamento anche la discussione sulle modifiche ai dl Salvini, con i dem che stanno lavorando sulla possibilità di allargare la protezione umanitaria, con la tentazione di rilanciare – magari abbinandolo al dl immigrazione licenziato dal governo – il tema dello ius culturae.
Vedi: Con i casi Covid che crescono si apre la partita sul Recovery Fund
Fonte: politica agi