Le esportazioni italiane hanno retto ma il futuro resta incerto. Lo afferma Matteo Zoppas, presidente Ice commentando i dati sul commercio estero pubblicati dall’Istat.
“Nel 2023 – osserva – le esportazioni italiane hanno saputo reggere, grazie alla resilienza dei nostri imprenditori, l’onda d’urto causata dal rallentamento di alcuni dei principali mercati di riferimento, come Germania (-3,6%) e Stati Uniti (-5,1%), e alle forti tensioni geopolitiche, confermandosi nel 2023 di fatto sui 626 miliardi di euro come nel 2022. Va sottolineata una crescita del 30% rispetto al 2019, prima dei Cigni Neri, pandemia e conflitti”. “Nei 12 mesi del 2023, nella classifica dei top 10 esportatori mondiali – dove l’Italia ha superato la Corea del Sud, attestandosi al sesto posto – solo il nostro Paese e la Francia (con un +1,7%) non hanno registrato un dato negativo rispetto all’anno precedente – prosegue Zoppas – Per il Made in Italy da segnalare, in particolare, le buone performance di vendita di beni strumentali (+8,4% sul 2022) e di quelli di consumo (+2,7% sul 2022). In forte crescita, in dettaglio l’export macchinari e apparecchi (+8,8% sul 2022) che, per la prima volta, ha superato i 100 miliardi di euro, generando un surplus commerciale di 58 miliardi”.
“Il futuro, tuttavia – osserva il presidente dell’Ice – si presenta incerto: su base annua, infatti, nonostante la crescita delle esportazioni verso i Paesi Opec (+26,5%), nel mese di dicembre (-7,8% su dicembre 2022) c’è stato un peggioramento rispetto a novembre, quando la decrescita era stata del 4,2% sullo stesso mese del 2022. Un risultato da ricollegare inevitabilmente alle sempre maggiori complessità economiche presenti a livello globale, come quelle legate al rallentamento della domanda e alle difficoltà logistiche causate dalle limitazioni di movimento nel Canale di Suez da cui è stato stimato transitino oltre 150 miliardi di scambi commerciali, che hanno visto aumentare tempi e costi di trasporto delle merci da e verso il nostro continente, impattando soprattutto le importazioni, in calo del 17,6% su dicembre del 2022”. “Per questo – fa notare – un segnale incoraggiante è l’accordo firmato poche settimane fa a Il Cairo per l’avvio di una linea marittima per il trasporto merci tra il porto italiano di Trieste e quello egiziano di Damietta. Grande attenzione, infine, dovrà essere rivolta ai molti e importanti appuntamenti elettorali del 2024, con le elezioni europee e le urne aperte negli Stati Uniti e in Regno Unito”.
“Oltre a consolidare il Made in Italy sui mercati maturi – conclude – è necessario quindi che le aziende italiane puntino ad allargare il proprio raggio d’azione in quelle geografie dove la crescita è maggiore, a cominciare dal continente africano – attorno al quale ruota il Piano Mattei del Governo Meloni, ricco di opportunità nei settori dell’agroindustria, agritech, del trattamento delle acque e dell’energia -, dalla regione balcanica e dalle economie europee emergenti”.(AGI)
ING