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…Come Oggi 3 Febbraio 1957E DOPO CAROSELLO TUTTI A NANNA!

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di Franco La Magna

nato il 3 febbraio 1957  ha cessato di esistere l’1 gennaio del 1977

E dopo Carosello tutti a nanna”! Con questa frase divenuta proverbiale i figli del boom economico dei primi anni ‘60, sogno troppo presto finito in una Italia nella quale s’era ormai spento l’orrore del secondo conflitto mondiale, venivano mandati a dormire dopo quel breve e intensissimo programma televisivo, che incollava con i suoi sketch comici al piccolo schermo indifferentemente grandi e piccini. I

n onda dal 3 febbraio 1957 al 1° gennaio 1977 – alle 20,50 poi alle 21,00 e infine alle 20,30 – Carosello attraversa l’age d’or della RAI tre anni dopo l’anno dell’esordio fino alla fine delle illusioni, quando ormai la legittimità delle trasmissioni via etere delle emittenti private era stata riconosciuta ope legis nel lontano 1976 ed il preludio dei grandi network e della fine del monopolio RAI bussava prepotentemente alla porta.

Un’alluvione di registi (da Luciano Emmer che molti considerano l’ideatore a Federico Fellini) e di attori già noti al pubblico (da Totò ad Aldo Fabrizi, da Peppino De Filippo a Nino Manfredi), ma altresì perfino la nascita di originali “divi” in miniatura creati dalla scuola dell’animazione italiana, (“Calimero”, “Angelino”, “Carmencita e Caballero”, realizzati con la tecnica del passo uno, concepiti per reclamizzare un prodotto che veniva citato soltanto alla fine d’una breve storia, alcuni dei quali in seguito in grado di vivere una vita autonoma) e ancora l’intrinseco legame che strinse in un abbraccio indissolubile il nome di alcuni attori o altri artisti al prodotto reclamizzato, la stessa struttura dello sketch, insomma tutto e tutti ponevano in un piano subalterno lo stesso prodotto pubblicizzato, sicché la rappresentazione inevitabilmente finiva per prendere il sopravvento, riducendo la portata persuasiva del messaggio pubblicitario (il cosiddetto “codino”), che risultava monotono e ripetitivo per quanto ancora efficace e atteso ritornello finale: “E, Ava come lava”, “La pancia non c’è più”, “Non è esatto. Non ho mai usato la brillantina Linetti”, “Paulista, amore mio”, “E mo’, e mo’ e mo’…Moplen”!e molti altri.

Una sorta di dichiarata “moralità” ne impediva l’intromissione pubblicitaria durante la rappresentazione dello sketch, quella stessa “moralità”, oggi del tutto cancellata, che indusse la Rai ad operare alcune storiche sospensioni della trasmissione a causa di alcuni gravissimi avvenimenti di risonanza mondiale (la morte di Papa Pio XII e di Papa Giovanni, la strage di piazza Fontana, l’assassinio dei fratelli Kennedy). Modalità del tutto “non professionale”, rispettosa, ligia ad un codice etico lontanissimo dall’attuale, continuo, insistente, aggressivo, insolente ed “immorale” martellamento mediatico.

Carosello, con le sue squillanti fanfare – che aprivano il siparietto come una quinta teatrale su alcuni noti paesaggi architettonici italiani, Venezia, Siena, Roma e Napoli, messi lì per unificare il paese centauro (fino alla Campania, il resto del meridione visto ancora come terra di frontiera) – era come uno spartiacque tra la notte e gli ultimi bagliori delle estati roventi, l’annuncio della fine del giorno, un tempo in cui l’invadenza pubblicitaria si limitava al solo “codino” di 30 secondi, alla fine del quale i bimbi “premiati” da quello spettacolo così breve, ma quasi frenetico, potevano placidamente chiudere gli occhi nei loro lettucci sognando “l’omino con i baffi”, topo Gigio o la strepitosa, geniale, “linea” di Osvaldo Cavandoli.


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