Type to search

…Come Oggi 1° gennaio 1808: vietata negli USA la tratta degli schiavi

Share

di redazione

Il 1° gennaio 1808 entrò in vigore negli Stati Uniti d’America la “riforma Jefferson”, la legge approvata nel marzo del1807 che vietava di importare gli schiavi dall’Africa. In ogni città, ogni porto degli Stati Uniti, da quel giorno di capodanno di poco più di due secoli fa «any negro, mulatto, or person of colour» potè essere venduto o tenuto come schiavo.

Iniziò da quel momento un cammino lungo, tortuoso, irto di resistenze e difficoltà, per la libertà e l’uguaglianza che ancora oggi non possiamo ritenere concluso.

La “riforma Jefferson”, dal nome del terzo presidente USA, mise fine alla tratta di milioni di esseri umani dal continente africano all’altra sponda del Pacifico fu un provvedimento di portata rivoluzionaria, di enorme importanza anche dal punto di vista simbolico. Tuttavia la nuova legge non servì a migliorare le condizioni di vita e di lavoro degli schiavi di colore.

In stati come la Virginia la legge del 1808 finì per sortire gli effetti pratici di un provvedimento protezionistico, poiché continuarono a ‘produrre’ schiavi per rivenderli sul mercato interno.

Per arrivare alla abolizione effettiva e definitiva della schiavitù bisognò aspettare fino al 1865, quando fu approvato il XIII emendamento della Costituzione americana. Negli anni precedenti la sanguinosa guerra civile aveva visto lo scontro violento fra modelli economici diversi, perché negli stati del Sud gli schiavi erano una una risorsa vitale, una ‘merce’ preziosa perché in grado di riprodursi, facendo lievitare il valore delle grandi proprietà terriere.

Durante quella lunga fase di transizione i quasi 4 milioni di schiavi resi liberi dall’embargo del 1808 si ritrovarono ad avere diritti soltanto nominali, che nei fatti era quasi impossibile esercitare, a partire dal diritto di voto.

Nel 1870 venne approvato il XIV emendamento della Costituzione, che vietava al governo federale e ai singoli Stati di discriminare i cittadini sulla base della razza impedendo alle persone di colore di votare. Ma una serie di leggi locali utilizzarono ogni cavillo ed ogni pretesto per negare nei fatti alla popolazione nera il diritto di voto, per esempio in alcuni stati fu istituito il divieto di voto per gli analfabeti, in altri fu imposta una tassa per registrarsi negli elenchi elettorali.

Dopo quel teorico inizio, per la conquista dei diritti civili è occorso un secolo di lotti e di contraddizioni in seno alla società degli USA, sulla carta il paese della libertà che, unico al mondo, codifica il diritto al raggiungimento della felicità. Un secolo segnato dalla segregazione razziale, dalla nascita del Ku-Klux- Clan, dai linciaggi. Ma un’epoca che ha visto affermarsi il movimento non violento di Martin Luther King come le Black panthers di Malcom X, cui si deve la conquista di una parità effettiva, solo negli anni Sessanta del Novecento.

Il Civil Rights Act è del 1964, quella legge proibì definitivamente ogni forma di discriminazione nei luoghi pubblici, mettendo così fine alla segregazione, e il Voting Rights Act del 1965, impose ai governi degli Stati il divieto di limitare, con provvedimenti surrettizi il diritto di voto dei cittadini.

E solo nel 2009, con l’elezione di Barack Obama, gli Stati Uniti hanno visto per la prima volta un afroamericano alla Casa Bianca.

Sono passati 213 anni dalla riforma Jefferson, ma le cittadine e i cittadini afroamericani continuano a subire forti disparità economiche e sociali. Sulla strada dell’uguaglianza e dei diritti il cammino è ancora lungo.


Tags: