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Come muoiono le stelle. La politica italiana e la crisi.

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di Antonino Gulisano  

Leggendo la rivista “Le Scienze”, mi ha affascinato un articolo di astronomia sulleesplosioni delle stelle. La maggior parte delle stelle muore in modi abbastanza prevedibili, ma gli astronomi hanno scoperto che un numero crescente di supernove insolite mettono in discussione il quadro tradizionale. Una prima indicazione che alcune stelle muoiono in modi estremi è dovuto ai cosiddetti lampi di raggi gamma.

Le morti delle stelle sembrano rare, tuttavia il fatto che accadono ci dice che dobbiamo ancora capire meglio come vivono e muoiono questi astri. Gli astronomi fanno come i zoologi: s’avventurano in territori inesplorati, così alla fine hanno visto che le stelle muoiono per esplosione.

Mutuandolo dall’astronomia, il fenomeno della morte delle stelle mi suggerisce come finiranno le 5 Stelle della politica.

Mentre si prova a formare il nuovo esecutivo, ci sono sul tavolo quattro partite interessanti: una nel centrodestra costretto a fare i conti con la sconfitta del sovranismo; una nei Cinquestelle tra Di Maio e Conte; una nel Pd tra chi si è consegnato all’avvocaticchio del popolo e i riformisti; e l’ultima per costruire un’area liberaldemocratica. Ma di questa partita tutta ancora da giocare fa parte anche la costruzione di un nuovo soggetto politico riformatore, che indico in una “quarta via” che superi il liberismo ordofinanziario e renda protagonista la nuova generazione, oggi emarginata e senza futuro. Questa partita si svolgerà con le nuove elezioni politiche e dopo il superamento del Governo Draghi.

Cominciamo dal vedere la partita che si gioca dentro i Cinquestelle. Entrambe ruotano intorno alla figura di Giuseppe Conte, cosa di per sé surreale vista la caratura del personaggio ma anche parecchio umiliante per il Partito democratico che fu di Walter Veltroni e di Romano Prodi, di Francesco Rutelli e di Matteo Renzi, ma che ora dipende da un avvocato per tutte le stagioni.

In attesa di Rousseau e di Grillo e associati, i Cinquestelle si dividono in un’ala castrista guidata da Alessandro Di Battista, minoritaria in Parlamento, e in una “castista”, che non vuole perdere i favolosi privilegi parlamentari. L’ala castista è largamente maggioritaria e ha due potenziali leader: uno è Luigi Di Maio e l’altro Conte.

Il «ci sono e ci sarò» di Conte, “Cynar” di Largo Chigi, è la risposta dell’ex premier, che fino al momento prima aveva cercato di sabotare Draghi: all’apertura politica di Di Maio nei confronti del presidente incaricato. Si tratta quindi di una sfida per la guida dei grillini. Di Maio controlla buona parte dei parlamentari, mentre il Conte defenestrato non esercita alcuna influenza e non può contare su quello che gli americani chiamano il “bully pulpit”, un podio ufficiale dal quale emanare dpcm notturni. Il paradosso è che Conte, già segnaposto di Casaleggio e di Salvini, può contare solo su Zingaretti.

In questi due scenari tra Conte e Zingaretti, quale ruolo avranno le 5 Stelle? La prima “morte” dei pentastellati è morta con l’alleanza del primo governo Conte con la Lega sovranista di Salvini. La loro seconda morte sarà per esplosione.