Quanto il mondo a cui apparteniamo ci determina? Quanto cioè ciò che siamo dipende da noi, dalla nostra carne, dal nostro dna, e quanto dalle relazioni che intrecciamo nel momento in cui comincia la nostra vita sociale? E soprattutto quanto profonda può essere la forza della contaminazione se il nostro mondo è dominato dall’illegalità, dal crimine organizzato, dal male?
Ruota essenzialmente attorno a queste tre domande “La nostra casa felice”, romanzo d’esordio di Serena Uccello, giornalista che dopo l’esperienza nella saggistica torna ora in libreria per Giulio Perrone editore con un romanzo. Uccello che al mondo del crimine organizzato ha già dedicato i suoi precedenti titoli – da “Generazione Rosarno” all’ultimo “Corruzione” – qui abbandona la chiave dell’esplorazione sociale per soffermarsi sugli effetti del “male” sulle relazioni familiari, amicali, professionali.
E’ un mondo ambiguo quello che Uccello racconta in cui il percorso verso l’emancipazione e la scoperta della libertà passa dal disvelamento del tradimento (del vincolo di lealtà o dei vincoli di sangue) e in cui l’unica alternativa possibile sempre essere la ricomposizione affettiva. Tutti i personaggi infatti di queste pagine risolvono o cercano di risolvere il fallimento attraverso il ripiegamento nell’affettività.
Uccello sceglie la narrazione corale ma a muovere la storia sono le due protagoniste, due donne: Argentina e Nunzia, la prima è una poliziotta, la seconda è la figlia di un boss della ‘ndrangheta.
La trama: Argentina è in servizio alla squadra mobile di Reggio Calabria e si occupa di intercettazioni. Ascolta parole ma soprattutto silenzi, li interpreta, coglie le connessioni, sviluppa indagini. E’ assegnata al gruppo ricerca latitanti. Così entra nelle case, nelle vite. Spesso nei pensieri, giorno dopo giorno. E poiché persino le sfumature della voce possono essere materia investigativa, nell’ascolto si sviluppa una speciale empatia, quasi una simbiosi. Nel tempo una simbiosi devastante per Argentina. Quarant’anni, ha anche un marito, Antonio, un avvocato conosciuto durante gli anni dell’università. A lungo, il loro, è stato un matrimonio a distanza fino a quando Argentina, dopo aver girato da una città all’altra, non decide di chiedere il trasferimento e di tornare in Calabria.
Nella vita, anzi nelle indagini prima, quindi nella vita poi, di Argentina entra Nunzia. Quasi coetanee, Nunzia è infatti la figlia di Gregorio boss della Piana di Gioia Tauro. Argentina ha partecipato alle indagini che hanno portato alla cattura di Gregorio e alla fuga di Domenico, fratello di Nunzia. Ed allora per inseguire quest’ultimo Argentina comincia ad “ascoltare” Nunzia. Ne segue i movimenti, ne registra la vita per mesi. Impara a conoscerla. In progressione le domande di Nunzia cominciano ad essere i dubbi di Argentina. Le incertezze dell’una diventano parte dell’altra. Argentina entra in Nunzia, Nunzia entra in Argentina.
Nunzia è la madre di due figli che dopo l’arresto del padre e la latitanza del fratello è stata risucchiata dagli affari della famiglia, o meglio dalla gestione della famiglia. Un passaggio che però la mette presto in crisi quando si rende conto che rischia di perdere i figli. Non un timore vano, ma concreto. Che fine ha fatto infatti la sorella di Nunzia? E come sfuggire alla violenza, alla capacità di tessere vendetta e orrore di Cetta, la madre di Nunzia? La donna teme per il figlio maschio, Pietro, un bambino di dieci anni ma anche per Miriam, diciotto anni e tante domande. E’ proprio Miriam infatti che con il suo comportamento “puro” mette in crisi la madre.
Più cresce la crisi di Nunzia, più matura l’inquietudine di Argentina. Prima piccoli segnali, poi quasi certezze. Chi è realmente l’uomo che le sta affianco?
Nunzia deve salvare i figli dalla contaminazione nel momento in cui Argentina sente che la contaminazione sta entrando nella sua casa, nella sua vita.
Ma quando la violenza, criminale, permea ogni aspetto del vivere, quale salvezza può esserci? Tanto Argentina che Nunzia così scopriranno di dover fare un gesto definitivo e doloroso per sottrarsi. E lo intuiranno l’una nel volto dell’altra.
Nel tempo infatti tra Nunzia e Argentina si crea una complicità, un vero legame, forse perché le due donne dotate di una sensibilità che impedisce loro di mantenere una relazione che sia legata esclusivamente alle indagini. E’ così che Nunzia si affida ad Argentina e decide di collaborare con la giustizia ma la forza distruttiva della sua famiglia è più forte. Sentendosi senza alternative sceglie la strada della rinuncia: rinuncia ad essere madre pur di assicurare loro la libertà. Argentina assiste senza riuscire a convincere Nunzia di un’alternativa. Assiste al sacrificio di una madre e prende atto di quanto per lei questa dimensione, la maternità, sia urgente. Nunzia sceglie per la vita dei figli. Esiste una scelta d’amore più grande? Nunzia sceglie per il loro futuro, per la loro libertà.
Vedi: Come ci cambia il male? "La nostra casa felice", romanzo di Serena Uccello
Fonte: cultura agi