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Codice Appalti 2023 e Sottosoglia: interviene l’ANAC

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Dopo la circolare n. 298/2023 del MIT interviene anche il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) che rileva come una circolare non può modificare una legge
Mentre il mondo delle professioni tecniche è ancora in attesa di un intervento ufficiale (e definitivo) che sciolga i dubbi sull’annoso rapporto tra il Decreto Legislativo n. 36/2023 (Codice dei contratti) e la Legge n. 49/2023 (equo compenso), altri temi applicativi delle nuove regole sui lavori pubblici hanno trovato un maggiore interesse da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (MIT): le procedure di affidamento nei contratti di importo inferiore alle soglie di rilevanza europea (sottosoglia).
Sottosoglia: la circolare del MIT
Sta facendo discutere da giorni la circolare 20 novembre 2023 n. 298, mediante la quale il MIT ha ritenuto di dover fornire un chiarimento ufficiale in merito alla portata dell’art. 50 del nuovo codice relativo proprio alle procedure di affidamento nel sottosoglia.
Se sia stata una “spinta europeista” (come in effetti sembra) o una precisa volontà del MIT di confermare la possibilità di ricorrere alle procedure ordinarie come sostenuto da molti esperti, non è dato saperlo. Fatto sta che dopo la circolare n. 298/2023 è arrivato immediato il commento del Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), Giuseppe Busia, che spazzando qualsiasi dubbio ha affermato tranchant che “La circolare è una evidente marcia indietro del Governo e mostra che le nostre obiezioni erano fondate”.
ANAC: serviva una modifica alla legge
Benché sia chiara la soddisfazione dell’ANAC, è altrettanto evidente come l’Anticorruzione rilevi l’anomalia di una circolare che non rappresenta in realtà un intervento chiarificatore su un dubbio ma una vera e propria innovazione che sarebbe dovuta arrivare mediante una modifica alla normativa di rango primario (il Codice dei contratti stesso).
Secondo Busia “Il Ministero lo fa con una circolare e non – come sarebbe stato necessario – con legge, ma rappresenta comunque un importante passo avanti. Prevedere che sia obbligatorio l’affidamento diretto per tutti i contratti per l’acquisto di beni o servizi sopra i 140mila euro e che si arrivi ad assegnare i lavori fino ad oltre cinque milioni di euro senza pubblicare neanche un avviso pubblico rappresentava una forzatura. Numericamente, si tratta infatti della stragrande maggioranza dei contratti significava che sarebbero stati sottratti alle più elementari forme di pubblicità, a danno delle imprese e delle casse pubbliche. È infatti evidente che, se per spendere ben oltre centomila euro, l’amministrazione non deve neanche chiedere due preventivi, si rivolgerà alla prima impresa che capita, e questa non avrà alcun interesse a contenere la propria offerta”.
Sebbene non vi sia alcun dubbio che la legge non avrebbe dovuto (e potuto) vietare l’utilizzo delle procedure ordinarie nel sottosoglia, il dato di fatto è che l’art. 50 citato, fatta esclusione per il transfrontaliero e i lavori di importo pari o superiore a 1 milione di euro, prevede espressamente che le stazioni appaltanti “procedono” all’affidamento dei contratti di lavori, servizi e forniture sottosoglia con le modalità indicate al comma 1, lettere da a) ad e).
Una formulazione accolta diversamente perché apparentemente:
non perentoria – il legislatore avrebbe dovuto scrivere “devono procedere”;
non possibilistica – sarebbe stato meglio scrivere “possono procedere”.
Da qui il dubbio (lecito): nel sottosoglia è possibile applicare le procedure ordinarie? Secondo il MIT la risposta è positiva e, in fin dei conti, chi ricorrerebbe contro una procedura aperta per l’affidamento di contratti di importo inferiore alle soglie di rilevanza europea?
La soddisfazione di ANAC
“Anche fuori dai casi di piccola o grande corruzione – afferma il Presidente ANAC Busìa – è chiaro che ad essere premiato sarà il fornitore più vicino o comunque quello già conosciuto, e non quello più bravo. Con il risultato ultimo di spendere di più, avendo in cambio forniture e servizi di minore qualità o opere destinate a durare meno”.
“La trasparenza – specie in tempi di digitalizzazione – continua Busia – non solo non fa perdere tempo, ma lo fa guadagnare, sia perché la gara occupa da sempre una piccola percentuale di tempo rispetto alla fase autorizzatoria ed all’esecuzione, sia perché solo le imprese selezionate in modo trasparente per essere migliori e non più amiche, sono in grado di portare avanti rapidamente i lavori. Se vogliamo creare sviluppo e ricchezza, dobbiamo spingere le nostre imprese ad investire in innovazione e qualità, non in pubbliche relazioni con i decisori dei diversi livelli istituzionali”.
Dubbio definitivamente sciolto oppure è possibile rilevare ancora una volta la pessima qualità delle tecniche legislative che accompagnano il nostro Paese da qualche anno in ogni ambito?

di Gianluca Oreto – fonte: https://www.lavoripubblici.it/