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Clima: studio, anziani correranno rischi sempre più importanti

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Fino a 246 milioni di anziani in tutto il mondo potrebbero risultare pericolosamente esposti a temperature critiche entro il 2050, con effetti particolarmente gravi in Asia e Africa. Questo allarmante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati del Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). Il team, guidato da Giacomo Falchetta, ha quantificato l’esposizione cronica a temperature medie elevate, e la frequenza e l’intensità dell’esposizione acuta a temperature estremamente elevate, per diversi gruppi di età in tutto il mondo. Questi risultati, commentano gli esperti, potrebbero aiutare a informare le valutazioni regionali del rischio associato alle temperature più calde e allo stesso tempo favorire il processo decisionale in materia di sanità pubblica. La popolazione mondiale, spiegano gli esperti, sta invecchiando con un ritmo senza precedenti. Secondo le stime attuali, il numero di persone di età superiore ai 60 anni potrebbe raggiungere 2,1 miliardi entro il 2050. Oltre due terzi di questa fascia di popolazione vivrebbe in paesi caratterizzati da redditi medi e bassi, più vulnerabili agli eventi estremi legati al cambiamento climatico. L’incremento dell’intensità, della durata e della frequenza delle ondate di calore rappresenta una minaccia diretta per la salute fisica, con conseguenze particolarmente gravi per gli anziani, maggiormente suscettibili all’ipertermia. Stando a quanto emerge dall’indagine, entro il 2050, il 23 per cento della popolazione mondiale di età superiore ai 69 anni potrebbe vivere in condizioni di esposizione alle temperature superiori a 37,5°C. In contrasto, nel 2020, solo il 14 per cento di questa fascia d’età era residente in aree considerate a rischio. Gli autori hanno inoltre calcolato che da 177 a 246 milioni di anziani in tutto il mondo potrebbero essere esposti a temperature pericolose per la salute entro i prossimi 25 anni. Asia e Africa risultano infine le aree più vulnerabili. Gli scienziati spiegano che il mondo dovrà affrontare notevoli richieste di servizi sociali e sanitari, richiedendo nuovi interventi politici. Questo lavoro, concludono gli autori, potrebbe aprire la strada alle valutazioni relative alla salute per la pianificazione dell’adattamento al cambiamento climatico. (AGI)
SCI/RED