Entro domenica sul tavolo del presidente uscente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, che lascerà l’incarico nel marzo del prossimo anno (sessione Cio di Atene) dopo 12 anni di mandato, dovranno pervenire le candidature da parte dei membri Cio desiderosi di diventare il decimo presidente della storia del massimo organo sportivo internazionale.
Nei 130 anni di storia i presidenti sono stati tutti uomini – nel 2025 potrebbe essere la volta di una donna – e nessuno proveniente da Africa, Asia o America Latina. A pochi giorni dalla scadenza della presentazione delle candidature c’è un colpo di scena: Sebastian Coe, dall’agosto 2015 presidente di World Athletics (ex Iaaf), colui che passerà alla storia per aver escluso l’atletica targata Russia già nel novembre 2015 (allora per motivi di doping) e ad aver introdotto un premio in denaro ai vincitori delle medaglie olimpiche, pare non potrà candidarsi. Infatti, secondo una lettera inviata dalla Commissione etica del Cio ai suoi 111 membri, tra cui Coe in qualità di presidente di World Athletics, c’è scritto che i candidati alla carica di presidente dovranno essere membri del Cio “per tutta la durata del mandato”. Coe nel 2027, dopo 12 anni di presidenza, dovrà lasciare World Athletics. Inoltre, la Commissione etica presieduta da Ban Ki Moon ha sollevato preoccupazione in merito al doppio ruolo presidenziale, suggerendo che la leadership di Coe in World Athletics potrebbe rappresentare un conflitto di interessi se diventasse presidente del Cio.
Possibili candidati sono Kirsty Coventry delle Zimbabwe, che potrebbe essere sostenuta dallo stesso Bach, David Lappartient (presidente della Uci), il principe di Giordania Feisal Al Hussein e Nicole Hoevertsz di Aruba. Punto interrogativo per Juan Antonio Samaranch Jr.: il figlio dell’ex numero uno del Cio potrebbe avere problemi a causa del limite di età di 70 anni. Non inoltrerà la domanda per diventare presidente del Cio, nonostante l’elevato consenso internazionale, Giovanni Malagò: il presidente del Coni e della Fondazione Milano Cortina 2026, che nel maggio del 2025 (stante la legge attuale) dovrà lasciare Palazzo H, vuole concentrarsi sui lavori delle Olimpiadi da lui volute, chieste ed ottenute. (AGI)